La nebbia avvolge la scalinata della fermata dell'underground di Goodge Street, ma non è solo condensa climatica quella che nasconde anche l'ingresso di un piccolo grande club, l'UFO, i suoi frequentatori tra il '66 ed il '67 sembrano davvero alieni con i loro caffettani, i pantaloni a righe, capelli lunghi, camice a temi floreali e grossi cannoni in mano ma che non sparano proiettili, ma inebriano per l'appunto l'aria delle le umide serate londinesi. In quel locale ci passano quasi tutti i gruppi più sperimentali del periodo, contaminazioni che vanno dal blues al jazz, dal rock all'etnico, dai "Soft Machine" al "Crazy World of Arthur Brown", tutti sono musicisti all'avanguardia e tra questi una band di Cambridge dalle radici blues come il nome rubato a due bluesmen americani, Pink Anderson e Floyd Councyl, il loro suono è imbevuto di sperimentazione e di zuccherini all'LSD. Il tutto gira intorno alle genialità di un chitarrista dai molti problemi, ma che lascerà un impronta fondamentale. Ma che ve lo dico a fare, sui Floyd si è scritto di tutto e di più, il mito Barrett è sempre più consolidato aldilà della follia, però a 50 anni dalla pubblicazione del loro disco d'esordio, cosa rimane??.
Il sinonimo di Pink Floyd è sempre stato acidi e psichedelia, voli sognanti sotto il segno di Barrett , anche se poi senza di lui i Floyd realizzeranno lo stesso grandi cose , anche se per molti e forse troppi, i Floyd veri sono quelli di questo disco, non voglio aprire una inutile polemica ad ognuno i suoi gusti, certo è che questo è il disco piu influente tra quelli dopati di quel periodo , la psichedelia degli anni sessanta quasi tutta, quella britannica per lo meno è fortemente debitrice di questo lavoro, lo stile chitarristico di Syd, il "Glissando", sarà ripreso dai Gong di Daevid Allen, per altro già nella prima formazione dei "Soft Machine", certi ritmi e sonorità le ritroviamo nella new wave di "Cure" e Joy Division, per non parlare dei "Wire" che con "Pink Flag" offrono più di un omaggio alla band di Barrett & co.
Personalmente poi, questo come molti altri dischi dei Floyd e non solo, rappresenta uno dei migliori documenti sonori ispirati alla fantascienza, "Interstellar Overdrive" così come " Astronomy Domine" hanno accompagnato le letture di numerosi Urania nella mia adolescenza, aperto una via al rock e sci-fi come solo forse gli Hawkwind di Lemmy e Brock sapranno fare, guarda caso altra formazione molto vicina per attitudine alla band di barrett, comunque non solo Barrett ,ma anche il lavoro sui tamburi di Mason come le ritmiche al basso e la voce di Waters non ancora ossessionato da paranoie personali che verranno fuori a metà anni 70, ma su tutte a dare un equilibrio completo gli arrangiamenti alle tastiere di Rick Wright vero collante di un capolavoro unico come pochi, con quelle suggestioni che ci portano prima nel cosmo e poi in estremo oriente. Peccato che dall'edizione europea si stato escluso il singolo di "See Emily Play" ma tutto non ci poteva stare, a chiudere una piccola curiosità, l'edizione italiana uscirà solo 4 anni dopo nel '71, quando Barrett e quasi solo un ricordo, infatti la foto scelta è quella delle sessioni forse di "Ummagumma" o "Atom Heart Mother" ovviamente con Gilmour, una copertina "Sbagliata" chicca per collectors di una delle band più collezionate della storia del rock.
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