Il 1967 è l'anno della psichedelia in assoluto, con l'uscita di numerosi dischi fortemente influenzati da quella cultura come "Sergent Pepper" dei Beatles ,il primo Pink Floyd "the Piper at the gates of Down", gli Stones con"Their Satanic Majesties", in Italia come spesso accade, il fenomeno arriva con considerevole ritardo, di fatto piu nel corso dei primi anni '70 e solo in qualche raro caso con questa reale valenza , il piu è paccottiglia prog. Ma come abbiamo visto in precedenti puntate del blog, anche nei sixties qualcosa si mosse dalle nostre parti, come nel caso de "LE STELLE DI MARIO SCHIFANO" band prodotta dall'artista pop con l'intento di emulare il lavoro che oltreoceano stava facendo Andy Warhol con i suoi Velvet Underground, band dal sapore ricercato e psichedelico anticipatore di altre devianze sonore. Se gli inizi sono da beat band qualunque il suono si evolve sempre piu verso orizzonti ricercati,fautori di questo prodotto sono i musicisti che vedono un ex New Dada, Giandomenico Crescentini e Urbano Orlandi, Nello Marini gia tastierista dei "Wretched" dal veneto, oltre all'alessandrino Sergio Cerra alla batteria. Stabilitisi a Roma, il disco però nasce e vede luce a Torino, al locale "PiperLa" di via XX settembre, un equivalente del Piper romano in terra sabauda, dove suonano dal vivo e li incontrano vari personaggi che daranno il loro contributo alla realizzazione dell'LP.
Tra questi il pittore Peter Hartman al pianoforte, Ettore Robosch, Antonio Mario Semolini, Paul Thek e la nobildonna Francesca Camerana che gestiva uno storico negozio di dischi cittadino. l'influenza del locale si prestava molto alle atmosfere della musica della formazione e dei suoi suoni acidi e anche dalla risonoanza di pubblico che affluiva incuriosito a seguire i loro happening sonori, e di tracce come Le ultime parole di Brandimante, dall'Orlando Furioso, ospite Peter Hartman e fine (da ascoltarsi con tv accesa, senza volume)brano che è stato osannato anche da Julian Cope nel suo Blog http://www.headheritage.co.uk/unsung/albumofthemonth/le-stelle-di-mario-schifano-dedicato-a dove l'artista gallese tesse le lodi della formazione italiana. Le verosimiglianze sonore con i Velvet sono poche anche se riconoscibili in "Susan Song" per la ritmica in stile "Femme Fatale" il resto è un lavoro non di facile ascolto ma davvero innovativo per il panorama italico che forse seguito da una maggiore convinzione anche da parte di Schifano,che mollò la band dopo poco per noia forse o per gli scarsi risultati economici conseguiti, avrebbe forse raccolto di piu.
La peculiarità del disco ovviamente oltre alla musica, è il lavoro per la copertina, realizzata ovviamente da Mario Schifano, utilizzando immagini di stelle tanto care al pittore, e che fanno eco alla band ed alle atmosfere oniriche del disco, e dai fogli illustrati che si trovano all'interno cover. se da un punto di vista sperimentale resta un vero gioiello all'avanguardia non solo per il territorio nazionale, dal punto di vista del ritorno economico sarà un flop e che per anni divenne un pezzo da 90 pregiatissimo nel mercato dei collectors prima di venire ristampato sia in CD che in vinile dalla "Akarma". Dopo l'album la band incise ancora un 45 giri su etichetta "CBS" "E il mondo va" per poi sciogliersi come neve al sole poco dopo.
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