Direttore artistico: Franz Paludetto
Curatore: Ivan Fassio
Il 21 settembre a partire dalle ore 11
CASTELLO DI RIVARA
Museo d’arte contemporanea
nella cornice di ’Equinozio d’autunno’
LA SCELTA DEL SITO
Nulla è casuale.
La scelta del sito nasce da un'intuizione di Franz Paludetto profondo conoscitore, tra le altre prerogative, del comprensorio del Castello di Rivara .
Durante un caldo pomeriggio d’estate, seduti verso l’orizzonte del parco, si discorreva di opportunità e di una possibile location espositiva . Ai miei lavori luminosi occorrono ambienti facilmente oscurabili e, dopo una breve riflessione, ecco Franz che ……….‘’ vieni con me..... ti faccio visionare alcuni locali che potrebbero essere adatti’’ .
Una serie di stanze comunicanti del castello ‘’vecchio’’, originariamente , credo, adibite a locali di servizio , facilmente raggiungibili in fase di trasporto e posizionamento delle mie sculture (piuttosto pesanti) ed inoltre provviste di finestre fisse di dimensioni ridotte rispetto a quelle dei piani ‘’nobili’’ sovrastanti .
Ho trovato l’ambiente suggestivo quanto peculiare, così un’intuizione si è trasformata in una scelta .
Elenco dei lavori presenti:
A Sulle nostre labbra mute (eleganze digressive)
A1 Limiti del linguaggio (eleganze digressive)
A2 Linguaggio Zero Macchine Uno (eleganze digressive)
B My fair lady (Nothing)
C Mezzo autoritratto (Oltre il segno)
D Il nulla occidentale (Nothing)
E Grandi pianure ( eleganze digressive)
F Presagio oceanico (eleganze digressive)
G Il volo 4 (Oltre il segno)
H L’amore...una prigione (eleganze digressive)
I Il telaio del medioevo (eleganze digressive)
J Il casco del ciclista (filosofie di pietra)
K Di ruggine e di pietra (3)
L Paradox (eleganze digressive)
N Ancestrale Urbano Alieno (iconografia nera)
N1 Ancestrale Urbano Alieno (iconografia bianca)
O Non è cambiato assolutamente nulla (Nothing)
P ‘Impariamo a volare’ (realizzato a 4 mani con Laura Ambrosi)
Q Ze Arkitekture (filosofie di pietra)
R Quando muore una stella (eleganze digressive)
S Non sono triste e non sono felice (Oltre il segno)
X L’odissea
Y Stadio larvale
‘’QUASI IO’’
La lingua mozzata della scultura si dibatte, da sempre, nello spazio bianco, vuoto e libero della pura idealità.
Da questa necessaria condizione di ostacolo e arresto, le parole traggono tutta la linfa indispensabile alla formulazione poetica e all'elaborazione concettuale.
Il livello di tensione muove in oscillazioni di molteplice natura: quotidiana, sentimentale, esistenziale, universale, cosmica. Estensioni, prolungamenti, inserti e residui non rappresentano mai un teatro delle parti. Poiché la funzionalità è raramente di origine narrativa o esplicativa, gli elementi in campo giocano una partita di sensi contro letture persistenti e reiterate.
In un tale dominio di continua dissoluzione e progressivi sperperi e ricostruzioni, le regole si inscrivono nello stesso lasso destinato alla produzione: progetto, struttura, area, superficie.
In palio, c'è qualcosa in più della germinazione di un significato univoco.
Paradigma è la figura della sfinge: strozzatura e genesi, gettata di luce fondante, enigma e specchio della conoscenza. Silenzio, infine.
Nuclei embrionali hanno sede nella mente dell'artista, legami forti e serrati tra intenzione e realizzazione: il paradossale valore attribuito a vita e felicità umane nel mondo presente; l'intreccio di relazioni, dagli scambi interpersonali d'ogni giorno fino alla catena stretta dei poteri economico-politici globali; la ricerca di idiomi assoluti, slacciati dall'usura dell'informazione, del sentito dire, del conformismo.
Da qui, ecco accrescere il potere dell'improvvisazione, per diretta discendenza dalla scelta etica di un inedito dettato: una volta composto il tema, la fantasia interviene, accostando materiali, soluzioni, recuperando l'autonomia del discorso affrancato, autentico, svincolandosi dalle imposizioni estetiche della storia.
La varietà delle formule si riaffaccia al mondo, in un processo di riappropriazione, portando in dono al prossimo la candida visione di una nuova strada da esplorare.
A seguire il percorso di Ugo Venturini, la certezza di perdersi attorno alla scultura, spensieratamente, si accompagna alla netta consapevolezza di un sotto testo denso, ventaglio e gamma di interpretazioni.
Da un lato, l'immaginazione è stimolata perennemente dalla pluralità dei punti di vista: l'opera si presenta in un ciclico movimento; da polarità insolite si dipartono scherzi e screzi musicali, tracce di voli e schizzi di fughe, impennate pindariche.
Nella frammentarietà che caratterizza la nostra riflessione, d'altro canto, restano impigliati i pensieri, sogni a occhi sgranati, ad arricchire nel tempo la nostra risvegliata coscienza: responsabilità.
Ivan Fassio
On-line dal 17-09-2019 questa pagina
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