Vista così di profilo, la sua foto in bianco e nero sulla copertina del libro, ti porta subito alla mente una figura: Nilde Iotti. Con lei ha in comune alcune cose: la politica, il PCI, la Resistenza. Vittoria Giunti, matematica di prestigio, moglie di un deputato del PCI, classe 1917 nata in quei di Firenze non è probabilmente una figura che i libri di “Storia” raccontano. Rappresenta il simbolo di quanti hanno combattuto: prima con la Resistenza, poi un’altra guerra più silenziosa, ma non meno pericolosa, nel sud d’Italia, a Raffadali (AG) contro la mafia.
La storia è fatta non solo dai condottieri e dai leaders ma da chi non avrà mai il proprio nome ricordato dai libri di storia
Così disse Vittoria l’8 marzo del 2003 in occasione della Festa delle Donne a Santa Elisabetta, uno dei più piccoli comuni della Sicilia del quale ella divenne sindaco nel 1956. Primo sindaco donna della Sicilia, la terza in Italia.
Vittoria Giunti arrivò a Raffadali, in Sicilia, nella primavera del 1945. E lì rimase sino alla fine dei suoi giorni. La figura di questa donna, di ciò che ha rappresentato e di ciò che ha lasciato in eredità, la racconta Gaetano Alessi in un libricino, breve, scorrevole ma pregno di passione e umanità.
Proprio Gaetano fu uno dei giovani che furono ispirati dalla figura di Vittoria. Nella Raffadali di Totò Cuffaro il sostegno morale e politico da lei profuso verso i questi ragazzi permise la costituzione di un gruppo che diede vita una “Resistenza” contro il potente Totò, divenuto poi Presidente della Regione Sicilia e attualmente in carcere per accuse di mafia, condannato a 7 anni dopo i tre gradi di giudizio. Pazzi erano considerati quei giovani che osavano fare informazione alternativa contro i potenti, ma i ragazzi erano ispirati da lei; da questa partigiana che aveva combattuto e continuava a farlo, per i diritti delle donne, per la libertà e la democrazia, per i diritti del popolo oppresso da ogni violenza e sopraffazione.
Può essere libero solo un popolo che abbia preso coscienza di sé e abbia maturato una sua indipendenza intellettuale e culturale
Così scrive Gaetano presentando l’opera non solo politica ma anche culturale svolta da Vittoria Giunti in Sicilia. Perché il suo agire è sempre stato su questi due fronti. Erano i tempi in cui PCI significava lotta, riscatto sociale, affermazione e difesa dei diritti dei più deboli, degli ultimi. Uomini e donne che “resistevano” per un ideale di giustizia ed equità sociale, senza magari aver mai letto nulla di Marx o di Engels.
Nulla a che vedere con i pronipoti di quella parodia politica che qualcuno oggi si ostina a chiamare “sinistra”. Godetevi questo tuffo nella memoria, nel passato, quanto mai attuale, leggendo questa breve ma intensa storia di una grande donna.
“Le eredità di Vittoria Giunti” di Gaetano Alessi – edizioni ADEST
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