Un Calcio alla crisi, altro che retrocessioni in Serie BBB-

La Juventus e la Roma, divise da una rivalità storica ma accumunate nello stesso tavolo del magna-magna calcistico, per il fatto di essersi qualificate ai giorno eliminatori della Champions League si spartiranno 40 milioni di Euro.
La Juventus, essendosi qualificata per gli ottavi di finale, ne avrà una parte maggiore – 22,8 milioni - che incrementerà se riuscirà a proseguire la sua avventura nella competizione, che di sportivo a ben vedere ha sempre meno. Ovviamente a ciò vanno aggiunti i diritti televisivi, gli incassi delle partite del merchandising.
Questa slot machine vale anche, in misura molto minore, per l’altra competizione calcistica europea, l’Europa League, dove Inter, Napoli, Fiorentina e Torino si dovranno accontentare di spartirsi a seconda dei loro meriti sportivi circa la metà.
Questa situazione, paradossale per un Paese in ginocchio dove ogni giorno migliaia di persone perdono diritti e salari, porta a fare due riflessioni non scontate su cui peraltro nessuno si sogna di dire nulla.
La prima, quella più rilevante, ci suggerisce che i soldi ci sono. Sembrerà banale dirlo in modo così semplice ma è così. Oggi non è scomparsa la ricchezza, sono state ridefinite le modalità di accesso a essa basate sulla creazione di un interesse finanziario che non si costruisce più con un capitale che si crea con l’innovazione e il lavoro ma da un investimento che, definito in partenza nel suo ammontare finale, viene spolpato da chi ha più mezzi e forza.
La seconda, vale la pena ricordarlo, che i valori dell’uomo, in questo lo sport ne è un emblema, si misurano ormai in una sorta di roulette “mors-tua-vita-mea” in cui gli atleti e le società sportive si gufano l’uno con l’altro per beccare una fetta più grande di una delle ultime torte remunerative: la pubblicità collegata la calcio.