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Valsusa Report
di Valsusa Report
“Il Deposito Nazionale delle scorie radioattive deve essere costruito” lo afferma il governo PD di Renzi, un esborso di diversi milioni di euro mentre per anni di contributi nelle bollette elettriche nulla si è fatto se non mantenere l’esoso “carrozzone Sogin”, come definito dalle opposizioni. Da poco le trasmissioni televisive hanno acceso i riflettori sui piccoli depositi sparsi nella penisola, definiti pericolosi se non addirittura superati e radioattivi. Un’accento che rileva come i media siano attivi solo in ritardo. Nei servizi non viene mai detto che nelle bollette elettriche vi è una parte destinata alla manutenzione dei siti (solo Report lo fece), e non vengono nemmeno detti i milioni di euro annui dati ai manager statali. La necessità di governo, oggi, di chiudere i piccoli siti e costruirne di nuovi, fa pensare alla mantenzione mancata, alla non sicurezza e all’inquinamento ambientale.
Dove sarà il Deposito Nazionale non si sa, di certo si sa che la contestazione popolare allo sborso di denari pubblici porterà in strada molte associazioni e comitati antinuclearisti, sia nei luoghi di costruzione sia nelle stazioni di passaggio dei treni di trasporto nucleare. Treni di ritorno dalla Francia e dall’Inghilterra dove in un inutile “riprocessamento” venduto come depotenziamento della radioattività, tornerà senza l’uranio e radioattivo come prima per centinaia di migliaia di anni. Anche questa spesa nelle bolletta dell’elettricità. Protezione, controllo e repressione volta alla difesa dai terroristi, e nel far questo, la struttura d’azione detta “Convenzione europea per la repressione del terrorismo” [QUI] recepisce dal legislatore internazionale le volontà di anni addietro. Stati dove il pericolo radioattivo lo mangiano tutti i giorni, si sono già tutelati.
Il ddl Terrorismo, a inizio settembre inizia il suo iter, l’esame della Camera, la presentazione degli emendamenti nelle commissioni Esteri e Giustizia è del 13 novembre poco prima degli attentati di Parigi. Il ddl ratifica la convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Varsavia il 16 maggio 2005; la convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York 14 il settembre 2005; il protocollo di emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003; e la convenzione del Consiglio d’Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005.
La “Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005”, all’articolo 1 definisce la terminologia usata: “materiale radioattivo”è qualsiasi materia nucleare e altra sostanza radioattiva sottoposta al processo di disintegrazione spontanea in grado di causare la morte, danni corporali gravi o danni sostanziali ai beni o all’ambiente. Danni all’ambiente, ripetiamolo “disintegrazione spontanea in grado di causare danni sostanziali all’ambiente” troviamo così nella definizione che combatte il terrorismo l’identificazione dell’ambiente come valore da difendere (come nella costituzione).
Viene da pensare, nella volontà di costruire una centrale nucleare, un deposito nucleare o mantenere in sicurezza i piccoli depositi, lì non vale come valore? Qui il cortocircuito il“materiale nucleare” da riporre nel Deposito Nazionale diventa nuovamente identificato nel“plutonio, l’uranio 233, l’uranio arricchito in isotopo 235 o 233, nonché in ogni altra materia contenente uno o più degli elementi citati”, vale a dire l’ambiente lo proteggiamo dal terrorismo ma non dai governi costruttori, ed infatti ai materiali sopra elencati si aggiungeranno anche i materiali per le lastre in radiologia, i materiali delle centrali nucleari, compresi anche quelli militari d’arma e di puntamento.
Dalla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, si capisce la volontà di protezione del territorio da attacchi internazionali, tale da insistere molto sui valori dell’estradizione, ma protegge le attività politiche di chi dissente negli Stati Parte, identifica anche le esclusioni dal reato di terrorismo nelle attività lecite del dissenso politico, “articolo 16 stabilisce che la Convenzione non possa essere interpretata nel senso di comportare un obbligo di estradizione o di assistenza giudiziaria se lo Stato Parte richiesto ha motivo di ritenere che la domanda di estradizione o di assistenza giudiziaria per i reati di cui all’articolo 2 sia stata presentata al fine di perseguire una persona per considerazioni di razza, di religione, di cittadinanza, di origine etnica o di opinioni politiche”.
Dove zoppica un po’ la Convenzione ovviamente della prevenzione, ad esempio quella prevenzione, per intendersi, voluta molto dalla Procura di Torino, che ha visto il carcere duro (as1 e 2 come reati speciali quali quelli di organizzazioni malavitose) per 7 No Tav accusati di terrorismo, con la sola accusa di terrorismo non provata e caduta dopo 4 gradi di giudizio. In questo caso i malcapitati hanno subito per un’anno e qualche mese quel tipo di reclusione, spostandoli e dividendoli da una lotta politica ad un sistema che ha portato in seguito all’arresto del suo deus machina Ettore Incalza, tra l’altro, uscito dopo poche decine di giorni agli arresti domiciliari.
Appunto una volontà di controllo lecita, si direbbe, nei confronti di chi, organizzato militarmente, potrebbe nuocere all’ordine pubblico con fattivi attentati, ma che non separa come l’estradizione il controllo politico di opposizioni quali le lotte sociali e i movimenti sociali. Non vi è traccia nella convenzione, bensì viene esplicitamente perseguito, ma prima preventivamente controllato, con mezzi finanziari, qualsiasi attività nella sfera nucleare e si legge di una “nuova Convenzione, che si basa sulle disposizioni esistenti in quella del 1990, che ha l’obiettivo di diventare uno strumento di riferimento internazionale per la prevenzione e il contrasto al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo” un nuovo Gruppo d’azione finanziaria internazionale GAFI, sotto le direttive dell’Unione europea in riguardo alla lotta al riciclaggio di denaro e il contrasto al terrorismo, “fondamentale per il successo delle misure preventive e repressive – ed ancora – ogni Stato Parte dovrà essere in grado di rintracciare, cercare, identificare, congelare, sequestrare e confiscare i valori patrimoniali di origine lecita o illecita, utilizzati o destinati a essere utilizzati in qualsiasi modo, in toto o in parte”.
La volonta degli Stati Parte così “intende rafforzare un corpus normativo sempre più articolato, in cui strumenti adottati in ambito ONU si combinano con altri adottati in sede europea, specificamente dedicato alla lotta internazionale contro il fenomeno del terrorismo, che negli ultimi anni ha assunto una dimensione sempre più globale” e lo fa definendo il reato, all’art. 2“Commette reato chi….danneggia un impianto nucleare al fine di provocare danni a persone, a beni o all’ambiente o per costringere una persona, un’organizzazione o un Governo a compiere un atto o ad astenersene”, i sette No Tav erano accusati del reato 270 sexies c.p. e in appello del 280 e 280 sexies, che cita appunto il recare un grave danno al paese per costrigerlo anche a recedere dalle sue volontà. Nel nucleare “anche la sola minaccia di commettere un reato così definito è considerata reato”. Buon deposito a tutti, anche a chi è contrario.
Valsusa Report
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