Autore
Davide Amerio
di Davide Amerio.
Mercoledì 6 Aprile scorso si è tenuto, presso il Municipio di Susa, il Consiglio Comunale. Prima del suo inizio la giunta ha ascoltato i “question time” posti dai cittadini di Susa. I quesiti hanno riguardato diversi argomenti:
Due ordini del giorno sono stati oggetto di discussione animata tra maggioranza e opposizione. Il primo riguardante l’acquisizione della Caserma Cascino (in parte già utilizzata dai Vigili del Fuoco) e l’impianto Idrico della Brunetta da parte del Comune di Susa. Questa operazione nasce nell’ambito del “federalismo demaniale” promosso dal governo nazionale per cedere alle amministrazioni locali dei beni in disuso e dei quali gli organismi centrali dello Stato non riescono a occuparsi.
Se per la maggioranza questa è considerata una opportunità per acquisire beni storici che appartengono alla cittadinanza con lo scopo di rivalutarli mediante l’aiuto dei privati, l’opposizione ha espresso forti dubbi sulla necessità dell’operazione. I consiglieri guidati dalla Amprimo nel merito ritengono più opportuna la destinazione delle – scarse – risorse finanziarie verso il recupero della Caserma Henry in piazza d’Armi. Tutti i consiglieri hanno comunque espresso perplessità su questo genere di operazioni demaniali che potrebbero essere valevoli se non fosse che le risorse assegnate alle amministrazioni locali sono sempre più ridotte.
Il secondo ordine del giorno – che ha animato il dibattito anche con la partecipazione di domande e considerazioni del pubblico presente (previa sospensione della seduta del consiglio) ,- è stata quella che riguarda il cavidotto di Terna. Per questo punto il consiglio doveva votare se accettare la variante, proposta da Terna, sul percorso originariamente previsto per il tracciato del cavidotto.
Da parte del pubblico sono state espresse molte perplessità e contrarietà al progetto. Si contestano in particolare la decisione di consentire a Terna di imporre altri scavi e disagi alla popolazione della Val Susa con ripercussioni sulla qualità della vita e sull’ambiente. Accesa in tal senso la polemica nei confronti di Terna per la pochezza delle informazioni fornite alla cittadinanza attraverso le giornate “informative” organizzate dall’azienda. Alcuni cittadini della Val Susa da tempo denunciano come i Comuni si siano mal posti di fronte alla questione del cavidotto, gestendo il problema in solitudine e non di concerto con gli altri, cedendo, ancora una volta, alle chimere delle compensazioni.
Non da ultimo è stato sottolineato che l’energia elettrica che viaggia nel cavidotto ha origine dagli impianti nucleari francesi e avendo l’Italia più volte votato per il rifiuto del nucleare ciò rappresenta una contraddizione della volontà popolare.
Se l’esito degli studi, (commissionati dal comune di Susa al Politecnico di Torino, per accertare le possibili conseguenze sulla salute dei cittadini da parte di una struttura elettrica interrata) dimostrerebbero l’innocuità degli impianti, la contestazione si concentra sull’inutilità dell’opera. Nata per sopperire alla vetustà della rete elettrica che alimenta il Piemonte (in particolare dei “colli di bottiglia”) e per la carenza di energia (prevedendone sempre una maggior richiesta per il futuro), le recenti analisi, confermate dalle dichiarazioni in Regione Piemonte a seguito di una interrogazione della consigliera Francesca Frediani, evidenziano il venir meno delle condizioni di criticità su cui si basano i proponenti dell’opera.
La maggioranza di Plano ha approvato la variante, con la richiesta dell’opposizione di esigere da Terna il ripristino del vecchio progetto che prevedeva di agganciare il cavidotto all’autostrada per Bardonecchia.
Un tema che farà ancora molto discutere nei prossimi mesi e che genererà malumori e le contestazioni di molti cittadini in Val di Susa.
(D.A. 09.04.16)
Davide Amerio
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