La situazione italiana è grave ma non è seria – viene da dire parafrasando Flaiano. Leggere le accuse del senatore PD Stefano Esposito e del vice presidente dell’Osservatorio sulla Tav Osvaldo Napoli (Forza Italia) farebbe quasi sorridere, se si avesse coscienza della storia sul Tav e in particolare della situazione in Val Susa.
Se questa consapevolezza manca è proprio grazie alla pessima informazione fornita dai mezzi televisivi e cartacei che, con un eufemismo, continuiamo a chiamare “informazione”. Lo scandalo nasce quando, attraverso le maglie fitte del muro di gomma che impediscono al pubblico di conoscere i fatti, filtra, per sbaglio o per caso, qualche notizia contraria a quella stabilita dal “regime” e spalleggiata dal giornalismo compiacente (sempre quello del 73° posto nelle classifiche mondiali sulla libertà di informazione).
Si scatena quindi la reazione di un Esposito e di un Napoli per sostenere le tesi, sulla libertà e sulla parità di informazione, che dovrebbero essere normalmente, e giustamente, addotte in difesa dell’isolamento attuato nei confronti dei No Tav. Invece quando si tratta di costoro l’informazione può agire, scrivere, e fare letteralmente come gli pare. Nel paese che funziona al contrario cerchiamo ancora di stupirci, e forse illudiamo noi stessi.
La democrazia non è solo più in pericolo. Non è solo minacciata. È con evidenza mal tollerata. Abbiamo osservato in questi anni la sperimentazione in vitro della gestione del dissenso in Val Susa. L’opposizione al Tav Torino-Lione ha fatto scuola in ogni senso: palestra per i movimenti in difesa della salute, del territorio, contro lo sperpero di risorse pubbliche cui hanno fatto da contrapposizione uno “Stato” sempre meno di diritto e una manipolazione dell’informazione sempre più sfacciata. La protesta tradotta in “terrorismo” e l’oppressione decifrata con “legalità”.
Mentre il vero terrorismo minaccia il mondo comunque “democratico”, anche se malconcio e imperfetto. L’imposizione della religione sullo Stato è incompatibile con la democrazia che si fonda sul principio laico della separazione tra “Chiesa” e “Stato”. Eppure anche su questo fronte fioriscono le ipocrisie di chi usa la minaccia del terrore per spaventare, sollecitando una riduzione delle libertà come soluzione, come protezione dal “male”. Un terrorismo di cui conosciamo, o possiamo conoscere (se si vuole), tutte le contraddizioni. Nato per volontà dell’occidente con le sue guerre per “procura”. Si genera e si riproduce grazie al dolore e alla disperazione prodotto dai bombardamenti dei “portatori di democrazia”. Si alimenta del conflitto tra gli interessi economici e quelli dei diritti umani che da troppo tempo divergono. Si sostiene con le “amicizie” per i paesi che forniscono beni primari alle nostre economie mentre, al loro interno, i diritti minimi delle persone sono calpestate sino alla morte (non solo letterale).
La democrazia, ancorché imperfetta, concede al popolo il potere di governare se stesso; esige consapevolezza, informazione; germoglia equità e pace. Quando invece viene recintata a uso e consumo di pochi diventa altro; si trasforma in strumento di parte a beneficio di pochi e a danno dei molti.
Continuano sotto i nostri occhi a scorrere incredibili conflitti di interesse locali e transnazionali che nulla hanno da spartire con la democrazia. Oggi i ministri (o le ministre, come vi pare) che si dimettono, o non si dimettono, a causa di vicende giudiziarie che coinvolgono le loro famiglie e i parenti, sono un atto di disprezzo nei confronti della democrazia e del popolo sovrano.
Quest’anno oltre al referendum sulle Trivelle, si terrà quello sulle Riforme Costituzionali. Questo sistema italiano ed europeo mal tollera la libertà di espressione dei cittadini e che siano costoro a decidere del proprio futuro. Teniamolo bene a mente.
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