Nei giorni seguenti la morte di Hugh Hefner i frequentatori dei social si sono scatenati nell'ironizzare sull'uso e consumo di mani e di calli in crescita a seguito degli sguardi giovanili sulla rivista americana che vedeva protagoniste prosperose starlette del cinema e/o della moda del momento, in realtà credo molti mentissero per due motivi, uno: la rivista patinata era molto cara e non ha mai proposto poi eccessi tali da far pensare alle offerte odierne di un qualsiasi sito porno, secondo: a una spesa molto ma molto meno esosa, visto che molte nostre madri si erano abbonate, si poteva trovare felicità per gli occhi dalle pagine di "Postalmarket" aaah gioia e fantasia del passato, giu tutti a criticare anche la rivista, dimenticando però, non è snobismo, ma un occasione per riscoprile, "le interviste di Playboy". A partire dal '62 infatti la rivista ospitò numerosi personaggi famosi in lunghe e spettacolari interviste.
la prima intervista nel settembre del '62, fu con Miles Davis, stella di prima grandezza del jazz, ma ne seguirono decine di altre , da Cassius Clay a Fidel Castro, da Lennon a Orson Welles, da Martin Luther King a Steve Jobs. interviste che arrivavano a durare oltre dieci ore di racconti sbobbinati accuratamente, che oggi e da qualche tempo ormai al prezzo di un Euro ciascuna potete acquistare per Kindle, un tesoro di storie e testimonianze di epoche andate e o recenti, realizzate spesso da Alex Haley, l'autore di "Radici" e ghost writer di "Malcom X", e Alvin Toffler. Negli anni la valenza di quelle interviste è andata oltre le prosperità delle Playmate del paginone centrale che occupavano ogni mese quello spazio, oggi un occasione per rileggere il passato di un epoca e di un tempo che è stato anche il nostro.
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