Siamo partiti trent’anni fa dall’artigianato in cuoio, e dall’elettronica…è vero, tagliavamo anche l’erba, ma era quasi un di più, uno sfizio un po’ radical chic… Credevamo che l’Industria sarebbe stata la giusta risposta ai bisogni lavorativi e di integrazione delle persone con disabilità. Oggi ci crediamo un po’ di meno: in mezzo le tante crisi- compresa questa, la Grande Crisi del Secolo, la deindustralizzazione dell’Italia, la consapevolezza del declino ambientale (vent’anni fa il primo grande segno della nostra fragilità, nel Piemonte che consideravamo “al sicuro”: l’alluvione nell’alessandrino…).
Oggi crediamo che, fatto salvo il bisogno di reddito, per l’integrazione e il lavoro (delle persone con disabilità e disagio psichico) ci sia bisogno di (più) Ambiente e di (più) Natura. Perché è in esse che oggi possiamo costruire abilità e competenze durature, utili all’autonomia ed al benessere individuale. Perché è in esse che possiamo creare condizioni per relazioni vere, non strumentali ed opportunistiche. Perché è in esse che si possono realizzare iniziative imprenditoriali non dissipative e non effimere, ma essenziali per la sopravvivenza. Più Ambiente e più Natura, come nell’agricoltura biologica, come nell’apicoltura.
A pensare alle api ci siamo arrivati come sempre, un po’ per riflessione e un po’ per serendipity (cioè trovando ciò che non stavamo cercando…). Produrre con le api, insieme alle api, è un bel modo di produrre, per persone che il mondo mette in condizione di handicap: è una sorta di simbiosi leale con delle piccole collaboratrici che lavorano per te e con te, mettendoti a disposizione le loro forze e la loro dedizione, a patto che tu sia onesto con loro: buona terra, buon cibo, rispetto delle esigenze, attenzione e cura. Se lavori con le api, stai meglio anche con te stesso: a loro non importa della tua intelligenza, o prestanza fisica: conta il tempo e la perizia che dedichi.
E poi: sono le api le invisibili (e finora poco riconosciute…ingratitudine!) artefici della nostra sopravvivenza: senza di esse non c’è letteralmente Natura, non c’è fiore, cibo, bellezza. Senza il loro volo, non c’è riproduzione di vita vegetale, e quindi di Vita tout court. La loro sofferenza diviene nel tempo fragilità del mondo. Prendersi cura delle api significa prendersi cura della nostra terra, e quindi della Terra: è quasi naturale per chi, come noi, da sempre si prende cura delle fragili diversità delle persone…
Da ultimo, ma non meno importante: miele, polline, pappa reale e propoli sono prodotti che oggi sono divenuti importanti ed apprezzati; hanno un mercato, possono dare un reddito significativo, oltre che un lavoro gratificante. Per le nostre persone, che in azienda non trovano più posto, che in agricoltura a volte fanno troppa fatica o hanno poco lavoro, l’apicoltura può essere una buona opportunità di occupazione e di retribuzione…
Dunque: queste sono le ragioni per il nostro (futuro) progetto. Avviamo un cammino, come altre volte con un po’ di sana follia e di ponderata fiducia nel futuro.
Aspettiamo altri camminatori un po’ folli, come noi…
Continuate a seguirci, condivideremo spunti, news, e approfondimenti sulle nostre attività e ai temi legati ad esse.
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