Molta della felicità che ostinatamente ricerchiamo per tutta la vita ha come componente fondamentale l’amore. Che sia un fatto antropologico o una lenta imposizione socio-culturale, l’amore, e non la salute, è ciò che basta o basterebbe a farci dire di stare bene, essere appunto felici.
Più in là con gli anni, presumo ma già anche sperimento, si capirà inoltre che la felicità non è data esclusivamente dalla corrispondenza e che, bisogna essere forti, amare è meglio che essere amati.
Ecco allora che in molti cercano l’amore della propria vita, ma commettono qualche errore, forse. Innanzitutto cercano l’amore della vita, senza avere una vita. Secondo, fraintendono i concetti di quantità (di tempo vissuto insieme) e qualità (la forza del sentimento).
L’amore della vita non è l’orsacchiottone che panciuto vi sta accanto sul divano, né la donna che è madre dei vostri figli, né vostra moglie o marito, né la metà del vostro mutuo, né la persona con cui convivete poiché arrivata a quell’età che era giusta per uscire di casa. I concetti di vita insieme, progetto, costruire, compromesso, affetto, volersi bene, non poter restare senza … non contano. L’amore della vita è quel pugno nello stomaco che non passerà mai, nonostante altri amori che chiameremo 'della vita' per il senso di colpa nei confronti della creatura che tuttavia amiamo e che ci sta a fianco. È davvero tutta un’altra storia, quella del tempo passato insieme; per restare insieme a lungo bisogna fare tante cose: la più importante è imparare anche a non amarsi.
L’amore della vita è quello che ritorna nei vostri sogni, meravigliosi o brutti, e vi rovina la giornata; è un profumo che riconoscete nei capelli di una donna qualunque che vi passa a fianco; è quello che ritorna in una canzone di cui non sapete e non volete sapere il titolo; è quello che quando siete in viaggio v’immaginate come sarebbe bello se fosse con voi; è quello che torna in particolari che troppo frettolosamente avevate giudicato insignificanti: un film durante le vacanze di Natale, una battuta stupida, una frase. È quello che durante la notte di capodanno, almeno per una volta, vi chiederete cosa fa, con chi, dove.
Può essere la ragazzina del mare per una settimana, un’occasione persa, una compagna delle elementari, una straniera che nemmeno comprendevate, una fidanzatina che con voi ha trascorso sei mesi o appena un anno di una vita che ne conterà più di 90.
Con tutto questo ottimismo di facciata e pseudo-cinismo da social-network, sono pochi gli eroi rimasti a consacrarsi e decantare l’amore della propria vita, eppure sono in milioni a patire lo sgarro: quasi nessuno sta con l’amore della propria vita e in miliardi facciamo parte dell’infinita catena del disamore. Si comincia così: l’amore della mia vita, ama quello della sua.
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