In questo paese c’è sempre un risvolto ridicolo anche, e forse sopra tutto, sulle questioni serie.
La campagna pro consumo di carne promossa dalla Coldiretti di Torino con “discesa in piazza” per la “difesa” della braciola rientra nella categoria.
Premesso che sono un “carnivoro” con la mia buona dose di ipocrisia appresso, nel senso che se avessi una mucca, un maiale, una gallina e un tacchino, nel giardino, questi poverelli sarebbero costretti a morire di vecchiaia. Sorte già toccata a un coniglio. Comunque ne faccio un uso molto limitato e cerco carne con origini conosciute.
La definizione di “pericolose mode” utilizzata dalla Coldiretti per definire, diciamolo chiaramente, le abitudini alimentari del Vegetariani e dei Vegani (e altre derivazioni) è davvero degna di Zelig, se non fosse fuori luogo e irrispettosa.
Si può capire che chi rileva una corrosione del proprio ambito di mercato cerchi di correre ai ripari. È comprensibile che certi atteggiamenti di vegetariani e vegani che si atteggiano a “esseri etici superiori” siano piuttosto odiosi; oltre modo anch’essi ridicoli. Mi è capitato di leggere articoli “veg” scritti con la stessa parsimonia e lucidità di un predicatore religioso che invoca il demonio e promette la salvezza con l’imposizione delle sue mani.
Oltre tutto questo ci sono però due questioni serie. La prima riguarda il dato “scientifico” emerso in anni recenti: la carne, e in particolare quella rossa, possono essere favorevoli alla generazione di tumori e altri disturbi. Vero che la scienza sovente cambia rotta e le prospettive si modificano nel tempo, però, a oggi, gli studi indicano nel consumo della carne tutta una serie di problemi di salute e di ambiente.
La seconda attiene, davvero questa volta, a una questione più propriamente “etica”: come alleviamo gli animali per l’alimentazione umana? Quanta sofferenza viene provocata negli allevamenti “intensivi”? Quali sono – e ci sono- le conseguenze sull’eco sistema di questi allevamenti? E quali sono le conseguenze sulla salute ingerendo carne allevata in questo modo?
Il “Veg” è persona che, a modo suo e dal suo punto di vista, cerca di dare una risposta a queste questioni. Una scelta di tutto rispetto. Non una “capriccio” o una “moda”. Scelta molto più consapevole di molti carnivori. Se facessimo una visita negli allevamenti intensivi dove gli animali vivono in condizioni indecenti (spazi in cui non si possono muovere, privati di unghie e becco per evitare di ferirsi, etc etc) e nei mattatoi (dove le “bestie” più fortunate vengono uccise con un colpo in testa, mentre le altre appese per le gambe e sgozzate – maiale (braciola) – compresa ) di sicuro ci sarebbe meno propensione al consumo della carne.
Siamo felici di gustare una bella bistecca o braciola gustosa e profumata nel piatto ma lo facciamo ignorando cosa ci sta dietro mettendoci la coscienza in pace e appellandoci al principio di “esseri superiori” nella catena alimentare.
Il “veg” quindi opera una scelta di salute e una scelta “etica” che dovrebbe far riflettere tutti quanti. Non sarebbe meglio iniziare a consumare di meno allevando meglio gli animali ottenendo prodotti più sani e rispettando l’eco sistema? L’inquinamento degli allevamenti intensivi e il consumo spropositato di risorse come l’acqua sono un dato di fatto.
I nostri nonni sono campati a lungo come carnivori; ma nella loro dieta la carne era un lusso saltuario.
Rivedere il ciclo di produzione sarebbe un primo passo per cercare di migliorare salute e ambiente; e essere un po’ più consapevoli di cosa mettiamo in bocca e nello stomaco.
Comunque sia, qualunque sia la scelta, è dovuto il rispetto a chi la pensa diversamente e mette in pratica stili di vita differenti. Qui la vignetta di Andrea.
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