La Terza Grande Guerra volgeva al termine, distesesi ormai le controversie tutt’interne all’Europa, per merito della completa accettazione delle condizioni di pace imposte dalla Germania ai Paesi del sud del continente. Senza che fossero necessari bombardamenti, incursioni aeree, carro-armati dispiegati sulle linee di confine, l’Italia usciva sconfitta a testa bassa.
Chi prendeva il comando era connivente delle potenze straniere e prometteva una ripresa economica che sarebbe arrivata in seguito a svariati e prepotenti sacrifici: in termini di ore ed anni lavorativi, diritti acquisiti che sarebbero andati perduti, qualità della vita, tagli alla sanità, alla cultura, alla scuola. Taluni continuavano col ritornello della cosiddetta ‘crescita’, non capendo che persino i giganti, una volta raggiunta la massima stazza, smettono di crescere.
L’Italia era un mondo morente, un vecchia signora inasprita dall’esistenza alla quale, tentandola d’imboccare nonostante l’inappetenza, si chiedesse di mangiare per crescere ancora. Salvo le classi maggiormente disagiate, tutti possedevano tutto: abitavano case dal troppo spazio spesso inutilizzato, viaggiavano su automobili non poi così sgangherate, uscivano per cenare al ristorante o divertirsi al cinema e nelle sale da ballo, affollavano le mete turistiche in alta stagione, di continuo viaggiavano esibendo poi miriadi di foto sui loro apparecchi dell’ultima tecnologia.
I ribelli avevano sostenuto e sostenevano che lo spettro della continua e costante ed imperitura crisi fosse quindi solo il modo delle élite per tenere sotto scacco i deboli, dopo aver loro garantito un benessere minimo che gli avrebbe resi inerti ed inermi, pigri, incapaci di controbattere.
Il comunismo era finito tempo addietro e dell’ultra-capitalismo andavano di certo rivisti i tanti macroscopici errori. A pagare questa situazione più di tutti erano senz’altro i giovani: troppo qualificati o troppo poco esperti, si ritrovavano spesso senza un lavoro che garantisse loro una possibilità di vita propria, un distacco dalla famiglia d’origine, un futuro d’indipendenza economica, un’esistenza felice.
Chi avesse poi avuto velleità culturali o umanistiche o artistiche l’avrebbe pagata ancor più cara: tagli, mentalità poco aperte, lungimiranza assente dei tecnocrati avrebbero stroncato qualsivoglia ottima propensione ad inseguir Bellezza.
Aggrega contenuto