Autore
Alice Arduino - Talco Web
“È indifferente in che cosa si crede. L’importante è credere”
Michael Voormann
Oggi scriverò la storia di un uomo che negli anni è riuscito ad acquisire consensi tra il popolo e tramite un’ottima strategia di propaganda ha raggiunto il successo. Il testo è chiaramente vago a voi dare un nome e un volto al personaggio che sarà svelato solo alla fine dell’articolo. Buona lettura!
Nasce da una famiglia piccolo borghese, si diploma e intraprende gli studi di laurea. Inizia a militare in piccole associazioni studentesche per poi approdare ad un piccolo partito non ancora in auge nel paese, vedendo in questo la possibilità di scalare il successo e diffondere le proprie idee.
L’attività all’interno del partito gli consente negli anni di acquisire popolarità come oratore. La sua voce penetrante sovrastava gli altri, le formulazioni secche e incisive sono di facile comprensione riuscendo a trascinare il pubblico con una coinvolgente passione interiore. Trova gli argomenti giusti per colpire gli avversari e far saltare i nervi alla gente. Riesce a sobillare, trascinare e sbalordire gli ascoltatori diventando rapidamente popolare nella politica di destra ed a esibirsi nelle piccole piazze. Sceglie come arena delle riunioni, le manifestazioni del suo partito e i quartieri operai, puntando sull’effetto che avrebbe suscitato la sua persona e le tematiche trattate in caso di scontri nelle strade. Anche questo fa parte della propaganda politica, passando nel ruolo di vittima in caso di contestazioni forzate.
Le sue idee si concentrano nella figura dello “straniero” il capro espiatorio cui addossare la colpa della crisi economica contemporanea. La sua campagna di diffamazione antirazzista non fa che procurargli maggiore attenzione e tramite le elezioni, aumenta il consenso e la scalata verso il parlamento. Punta alla difesa della patria, prima il popolo da difendere, proteggere e sostenere. Si affida alla miseria delle masse per farne il detonante dei suoi discorsi incendiari. “Le masse rimangono ciò che sono sempre state, stupide, avide e immemori” (cit.)*. Secondo questa logica le potenzialità di influire sull’opinione pubblica sono immense, soprattutto grazie ai nuovi medium di comunicazione. Non solo palchi e piazze, ma anche condivisione del proprio pensiero con ogni mezzo perché l’onnipresenza mediatica è il segreto e l’obbiettivo per smuovere la coscienza e la mente della popolazione attraverso slogan e discorsi incisivi. Fiaccole, colori, bandiere, discorsi sui colpevoli della crisi, l’invasione dello straniero, raccontano una realtà manipolata, non basata su dati, statistiche e analisi ma esclusivamente sul risentimento popolare fondato sulla rabbia e la paura che generano una percezione distorta del pensiero, plasmando in questo modo le persone secondo la sua volontà: “Questo è il segreto della propaganda!” (cit)*.
Le sue frasi inizialmente non sono mai dichiaratamente razziste ma velate e interpretabili così da non creare allarmismi. Le sue idee passano come apparentemente innocue, lo straniero va controllato, gestito, fermato ed allontanato ed è necessario dare spazio prima al proprio popolo che ha la cittadinanza. Mascherare le ombre di una politica razzista è il segreto per mantenere l’ordine pubblico, concentrando le persone su distrazioni quotidiane futili che possono essere condivise e commentate da tutti. Gli episodi di violenza che iniziano ad innescarsi nella nazione, vengono tradotti come casi isolati ma fanno parte di una strategia mirata a esplosioni di rabbia e risentimento del popolo, innescata dallo stesso governo e alimentata da coloro che la condividono. Lo straniero viene visto come un pericolo ed inizia ad apparire come colui che invade la nostra terra, ruba il lavoro, che si proclama povero ma possiede auto, biciclette, televisione, radio, case e altri beni.
Questo leader non fa promesse, ma coltiva la speranza, la fede che il tempo possa cambiare le cose e grazie al suo operato, tutto verrà ristabilito. Il suo pensiero ha grande risonanza soprattutto tra i giovani che hanno poca istruzione e seguono le sue imprese condividendo pensieri e strategie. In una informazione manipolata, univoca e virale grazie al passaparola e alle notizie false che circolano, non ci sono altre possibilità di apprendimento.
La sua strategia politica per ricevere consensi è facile*:
È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”(cit)*.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.
Il suo pensiero è chiaro: “una menzogna, ripetuta all’infinito diventa verità”. Ed è così che risulta vincente, acquista consensi e arriva a diventare il leader e salvatore di una nazione.
Avete capito di chi si tratta? Il suo pensiero è lo stesso condiviso da molti politici che hanno fatto la storia o la stanno scrivendo. La persona citata nel testo e le fonti raccolte sono di Joseph Gobbels, Ministro della Propaganda Nazista, colui che riuscì magistralmente attraverso un’abile comunicazione a rendere il Reich un partito che si insinuò lentamente nel cuore della Germania diventando una macchina da guerra antisemita verso gli ebrei e verso coloro che non appartenevano al “popolo ariano eletto”.
Il testo ha il chiaro obiettivo di far riflettere su come si diffonde una strategia di comunicazione che mira all’odio e alla violenza, facendo passare la discriminazione come necessaria alla democrazia di un paese.
Per una maggiore comprensione invito i lettori a leggere ulteriori testi sul fascismo, nazismo e sulla politica italiana contemporanea la quale ha molti temi in comune con le citazioni storiche narrate.
NOTE
*“Goebbels’ Principles of Propaganda” di Leonard W. Doob, pubblicati in Public opinion and propaganda; A book of readings edito da The society for the psychological study of social issues
APPROFONDIMENTI
“Tutti gli uomini di Hitler” di Guido Knopp, Tea Edizioni, 2011
“La conquista di Berlino” di Joseph Goebbels, Edizioni di AR, 2016
“Joseph Goebbels. Diari 1944-45” di Joseph Goebbels, Thule Italia Editore, 2016
Alice Arduino - Talco Web
On-line dal 26-02-2019 questa pagina
è stata consultata da 1651 visitatori univoci.
Aggrega contenuto