Autore
Talco Web - Alice Arduino
”Gli uomini sono molto inventivi. Hanno inventato tutte queste macchine e l’era industriale, ma non hanno nessuna idea di come migliorare il mondo”.
Niki de Saint Phalle
Niki de Saint Phalle può essere considerata l’artista più importante del Novecento, l’unica donna del Nuovo Realismo che è stata pittrice, scultrice, regista e ha realizzato un immenso giardino con tessere di mosaico. È riuscita ad emanciparsi in un settore popolato da uomini e avere successo quando era ancora in vita. È stata una donna impegnata contro la violenza, la guerra, l’arroganza dei potenti, le discriminazioni razziali e sulle condizioni delle donne nella società. Per questo possiamo considerarla come una delle prime vere artiste femministe anche se, per la sua radicale attitudine anarchica, non sarà mai una militante.
Di seguito la sua storia riproposta in ordine cronologico con gli avvenimenti più importanti.
Niki nasce a Neuilly-sur-Seine nel 1930 da una famiglia aristocratica: il padre è un uomo d’affari francese, la madre una ereditiera americana. Nel 1937 si trasferisce a New York. Qui inizia i suoi studi alle scuole cattoliche ma il suo carattere ribelle la porta ad essere espulsa. Nel 1947 si laurea alla Oldfield School, nel Maryland e nel mentre posa come fotomodella per Vogue e Life. Nel 1950 a 17 anni, sposa di nascosto il giovane rampollo scrittore Harry Mathews da cui avrà due figli, Laura e Philip.
Nel 1953 a causa di una crisi nervosa comincia a soffrire di disturbi depressivi che la costringeranno ad un lungo ricovero. Niki resta quasi due mesi in un ospedale, subisce una serie di elettroshock e una cura all’insulina. Per non impazzire, chiusa nell’ospedale psichiatrico, inizia a disegnare e fare collage con tutto quello che trova. È qui che si apre la strada verso il futuro che la porterà a viaggiare e diventare una grande artista.
Niki è insofferente, irrequieta; viaggia e torna spesso in Europa, interessandosi di teatro, letteratura e imparando molte lingue. Nel 1956 a St. Gallen, in Svizzera, conosce lo scultore Jean Tinguely autore di meccanismi complicati capaci di animare strutture gigantesche: è l’inizio di un sodalizio personale e artistico che li accompagnerà fino alla sua scomparsa nel 1991. Con Tinguely fonde la vita privata e artistica, sviluppando un rapporto paritario di coppia, diventando il simbolo di uguaglianza in un epoca d’avanguardia. Divorzia da Harry e lo sposa.
La fortuna di Niki non è dovuta solo al suo genio artistico ma anche alla sua capacità innovativa di sperimentare tecniche e materiali nuovi. A partire dal 1961 inizia a praticare una forma artistica tra performance e pittura chiamata Tiri o Shooting Paintings. Si tratta di rilievi in gesso bianco al cui interno vi sono sacchetti di vernice a colori che diventano bersagli a cui sparare con una carabina. L’esplosione dei colori cola sull’opera creando il quadro. Sparare diventa una funzione terapeutica per l’artista, alternativa all’azione distruttiva e vendetta personale nei confronti del padre, accusato da Niki nel 1964 nel libro “Mon secret”, di aver tentato di abusare di lei all’età di undici anni. Grazie ai Tiri, diventare nota ed entra a far parte del gruppo del Nouveau Realisme come unica donna. Al manifesto aveva già aderito Jean Tinguely e comprendeva Gérard Deschamps, César, Mimmo Rotella, Christo et Yves Klein.
Il 1965 è l’anno in cui nascono le sue opere più famose, le Nanas (termine che nello slang francese significa “ragazze”). La Francia sta attraversando un periodo storico di cambiamenti, la legge permette alla donna di lavorare senza accordo del marito e due anni dopo viene votata l’autorizzazione alla contraccezione. Niki non è indifferente a questi cambiamenti: nate come sviluppo della sua visione della donna, che ha smesso di essere ferita o passiva per diventare allegra e trionfante, le Nana diventano sempre più monumentali. La testa piccola, il corpo sproporzionato e pieno di curve, si coprono di colori e di collage, sono ballerine, acrobate, guerriere. Le Nana rappresentano il mondo della donna amplificato, la loro follia di grandezza e la prefigurazione visionaria delle donne al potere, in un’utopica società matriarcale: “Le Nana simboleggiano per me le donne libere, serene, sicure di sé: sono donne che hanno conquistato il proprio potere ma anche il lato femminile di ognuno di noi, donna o uomo”.
Arrivano i lavori su commissione: nel 1967 Il Paradiso Fantastico, un gruppo di nove sculture per l'Expo di Montreal e nel 1969 per il Museo di Stoccolma con il supporto di Jean Tinguely e Olof Ultvedt, crea Hon/Elle una Nana incinta monumentale di 28 metri di lunghezza 6 metri di altezza e 9 metri di larghezza pesante circa 26 tonnellate, distesa sulla schiena a gambe larghe in modo che il pubblico possa entrare attraverso il suo sesso e visitare l’interno. Nel seno sinistro ospita un piccolo planetario mentre in quello destro un bar, un cinema e una mostra di quadri falsi. Una vera dea della fecondità, un’opera talmente scandalosa per i tempi, da doverla mascherare dietro pannelli giganti durante le sei settimane di costruzione, per evitare che le autorità, scoprendone le forme, potessero decidere di impedire l’apertura. Il suo personale contributo alla liberazione femminile continua a Ginevra con la prima Nana Fontana che spruzza acqua dai seni.
Nel 1955, durante un viaggio in Spagna, Niki de Saint Phalle scopre l’opera di Antonio Gaudí e ne rimane affascinata. Nel 1978 conosce la famiglia Caracciolo Agnelli che le offre un terreno in Toscana, tra Garavicchio e Capalbio (Grosseto) per costruire un giardino monumentale simile al Parco Güell. Per 17 anni Niki lavorerà al suo progetto più grande che durerà fino alla morte: costruire il Giardino dei Tarocchi, una spesa di circa 10 miliardi di lire in cui l’artista si autofinanzierà tramite altre opere, libri, film e la produzione di una linea di profumi.
Ispirate agli arcani maggiori dei Tarocchi, il parco è popolato da ventidue sculture monumentali, alcune delle quali sono internamente percorribili. Le figure (alcune di cemento e altre di poliestere) sono rivestite con mosaici di specchi, vetri e ceramiche colorate che riprendono il Parco Güell di Gaudì a Barcellona, le Torri di Simon Rodia, operaio di Los Angeles, i Mostri di Bomarzo (secolo XV), il Palazzo Ideale del postino Ferdinand Cheval, in Francia. Il progetto è ideato da Niki, regista di un lavoro collettivo che organizza apporti tecnici dei più diversi settori: artisti polimaterici, architetti, arredatori, ceramisti, operai specializzati, esperti di amministrazione, di botanica. Tra i principali collaboratori, Jean Tinguely, Rico Weber, Ricardo Menon, Roberto Aureli.
Le sculture di Niki sono dense di significati simbolici ed esoterici e disegnano una sorta di percorso iniziatico condotto in un’atmosfera giocosa. Esse sono l’esito di un lavoro interiore, nel corso del quale l’artista si interroga sul materno, sul concetto di nascita-rinascita, sulla volontà creatrice. I colori accesi sono proposti secondo un codice simbolico: il rosso è connesso alla forza creatrice, il verde alla vitalità primigenia; il blu è il segno “della profondità del pensiero, del desiderio ardente e della volontà”, il bianco rappresenta la purezza; il nero indica “la vanità e i dolori del mondo”, mentre l’oro è simbolo dell’intelligenza e della spiritualità. Sulle stradine del parco Niki incide appunti di pensiero, memorie, numeri, citazioni, disegni, messaggi di speranza e di fede, snodando un percorso materiale e soprattutto spirituale. Il 15 maggio 1998 il giardino verrà aperto al pubblico.
Oltre al Giardino Niki continua a viaggiare e lavora ad altre opere: insieme a Tinguely realizza la Fontana Stravinsky (1983) ai piedi del Centre George Pompidou, a Parigi e la Fontana a Château-Chinon (1988), il Ciclope di Milly-la-Forêt, e un libro di illustrazioni dal titolo “AIDS: You Can’t Catch It Holding Hands“, legato al tema della prevenzione della malattia che aveva colpito uno dei suoi più stretti collaboratori e amici, Ricardo Menon. Nel 1982, per incarico della Jaqueline Cochran Company, crea un profumo che porta il suo nome, realizzando un flacone in oro e sopra, a mo’ di pomello, due serpenti di vetro colorato: le vendite serviranno in parte per finanziare il Giardino dei Tarocchi.
Nel 1974 viene ricoverata in ospedale per un ascesso ai polmoni, causato dal pluriennale lavoro col poliestere: “È strano scoprire che un materiale che amo così tanto lavorare possa rivelarsi il mio stesso nemico mortale“ dichiarerà in una intervista. Nonostante le sue pessime condizioni di salute non smette di creare: nel 1996 progetta e segue personalmente la costruzione di Gila, un’altra casa-mostro, stavolta a forma di lucertola commissionata da Cindy Pritzker, moglie del ricchissimo Jay Pritzker (proprio “quel” Pritzker che istituì nel 1979 il celebre premio di architettura che porta il suo nome), che le chiede di disegnare una casa abitabile per i giochi dei figli a Rancho Santa Fe presso San Diego, in California. Nel 2000 la città di Gerusalemme la richiama a realizzare un’altra opera destinata ai bambini, come già lo era stato il suo Golem del 1972: si tratta questa volta dell’Arca di Noé che realizzerà insieme all’architetto svizzero Mario Botta con cui aveva già collaborato per la creazione del portale circolare di accesso al Giardino dei Tarocchi. Ultima opera di Niki è il Queen Califia’s Magical Circle a Escondido, California, composto da un labirinto e 10 grandi statue che iniziò nel 2000 e che è stato completato solo dopo la sua morte con la supervisione della nipote Bloum Cardenas.
Nel 2002, Niki de Saint Phalle muore in California a causa di una malattia polmonare derivata dai gas tossici respirati manipolando il poliestere. Aveva 72 anni.
È stata una artista che ha perseguito i suoi progetti fino alla fine. Il suo temperamento l’ha portata a non arrendersi e a combattere per ciò in credeva in modo estremo, vulnerabile, fragile e brutale allo stesso tempo. La sua capacità di canalizzare l’attenzione dei media l’ha portata ad essere protagonista di circoli intellettuali e a esporre in importanti gallerie dell’epoca. Niki è riuscita a incanalare il suo spirito ribelle nell’arte e a farne la sua carta vincente. Non a caso dichiarerà: “Ho avuto fortuna a incontrare l’arte, avevo tutto per diventare una terrorista”.
È possibile visitare la mostra fino al 14 gennaio, dal Mercoledì al Venerdì (dalle 14 alle 19) e il Sabato e la Domenica (dalle 11 alle 19) presso il Museo Ettore Fico – MEF Outside – via Filippo Juvarra 13, Torino.
L’iniziativa è il frutto della collaborazione fra il Museo, la casa editrice Scarabeo (leader mondiale nella produzione dei tarocchi) e l’Opera Murialdo, che ospiterà una delle mostre nei suoi spazi, per tre anni aperti all’arte come “Mef Outside”.
APPROFONDIMENTI
“Niki de Saint Phalle”, di S. Cecchetto, Editore Skira, 2009
“Psicovita di Niki de Saint Phalle”, di Marco Ongaro, Historica Edizioni, 2015
Il Giardino dei Tarocchi: http://www.nikidesaintphalle.com/
Il Giardino dei Tarocchi: http://www.giardinodeitarocchi.it/
Niki Charitable Art Foundation http://nikidesaintphalle.org/
Video: The shooting paintings of Niki de Saint Phalle
Museo Ettore Fico: http://www.museofico.it/mostre/niki-de-saint-phalle/
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