di Francesco Erspamer (per gentile concessione) Per secoli un’educazione sui classici e sulla Storia consentì a una parte minoritaria della società – coloro che avevano avuto la possibilità di studiare – di paragonare il comportamento dei governanti e dei potenti con modelli a essi estranei, smascherando così i loro tentativi di inventarsi emergenze o soluzioni di comodo e soprattutto di ripetere con successo vecchi trucchi e vecchie menzogne. Sapere è Potere. Per questo uno dei grandi obbiettivi dei movimenti di emancipazione sociale dell’ottocento e novecento fu la scolarizzazione: sapere è potere, si diceva. Ed era vero: benché spesso sconfitti elettoralmente (come è inevitabile quando si voglia sovvertire un sistema che controlli l’economia e le istituzioni e non esiti a utilizzare la repressione poliziesca), i partiti comunisti conquistarono la cultura e gli intellettuali e li usarono per incidere profondamente sulla politica. Nei primi anni settanta, in Italia, i sindacati arrivarono a condurre una lotta che come obiettivo aveva 150 ore da dedicare allo studio. Ma i ricchi già stavano passando al contrattacco. La loro strategia, dimostratasi vincente, fu quello che allora fu chiamato “riflusso” e che ancor più che un ritorno nel privato fu un ritorno nell’ignoranza. Quando avete tempo leggete [...]
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