Autore
Mario Guglielminetti - @mariogug
La Social Card, già istituita senza grande fortuna nel 2008 dall’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, è stata reintrodotta dal Decreto del Lavoro del 10 gennaio 2013 (G.U, n. 102 del 3 maggio 2013) come strumento di lotta contro la povertà. Nella Legge di Stabilità 2016, questa carta, gestita dall’INPS, darà diritto alle famiglie aventi diritto (reddito annuo non oltre 3.000 euro e patrimonio immobiliare non oltre gli 8.000 euro su parametri ISEE) a un sostegno economico che potrà arrivare fino a 400 euro mensili, utili per acquistare beni di prima necessità, alimenti e pagare bollette di gas e luce e sarà estesa da gennaio 2016 in tutta Italia (non solo a 12 Comuni d’Italia previsti inizialmente), previa approvazione definitiva della Legge di Stabilità.
Accanto a questo strumento di sostegno sociale, della cui effettiva funzionalità in questi anni non si sono ancora avute delle evidenze significative, a livello territoriale sono spuntate card che cercano di fare rete a fini sociali. Queste card vengono chiamate spesso Sharing Card, termine non sempre appropriato dal momento che è stato originariamente utilizzato per definire delle card multi-offerta commerciale (Car sharing, Sky TV, Mediaset Premium, Enel, Iren, Q8…), oggetto anche di truffe (pirataggi e clonazioni).
Le Sharing Card, inoltre, per loro natura tecnica non sono un’evoluzione delle altre card di spesa e vanno ad accumularsi a quelle di Coop, Carrefour, Decathlon, Ikea, Feltrinelli e così via, che già gonfiano i portafogli dei consumatori. Ulteriore caratteristica delle Sharing Card è avere una applicazione dedicata al loro utilizzo che metta in contatto l’utente con la rete, dando informazioni e servizi. In questo blog - https://officinebrand.it/offpost/stop-alle-app-il-web-3-0-tra-servizio-e-trasparenza/ - abbiamo già affrontato il tema delle applicazioni, dimostrando come oggi l’utente ne possa gestire al massimo cinque o sei (a esempio: Facebook, Candy Crush, Il Meteo, Whatsapp, Corriere) e come le App risultino sempre meno attrattive in uno scenario di promozione digitale in cui l’utente vuole un vantaggio misurabile immediatamente e non invasivo della sua privacy.
Volendo, inoltre, analizzare il funzionamento delle sharing card vediamo quali sono gli attori coinvolti. Per lo più sono emesse da Onlus che le utilizzano per unire in una rete dei cittadini, singolarmente o attraverso altri gruppi. che o le acquistano come forma di finanziamento per la Onlus che le emette o che le usano per fare i loro acquisti. In questo caso si presuppone che ci sia un circuito di esercizi commerciali convenzionati alla card in grado di proporre delle promozioni attrattive sia per il prezzo che a fini sociali. Facendo un esempio può accadere che una persona, che abbia comprato e a cui sia stata data la sharing card, si informi sulle promozioni a cui ha diritto (sul web o con l’app), decida di usufruirne, compri dei prodotti con uno sconto del 20%, di cui il 10% va a lui medesimo e il restante 10% a un fondo per bisognosi gestito dalla Onlus. Tale processo però, se pare teoricamente comprensibile, risulta praticamente non esente da complessità:
Le sharing card, in conclusione, paiono uno strumento limitato sia per la loro diffusione che per dare subito aiuto a chi ha bisogno, card che comportano oltretutto un investimento da parte dell’utente di tempo e attenzione.
Per superare questi limiti si può utilizzare la strategia della Linking Card che evolve la fidelizzazione e promuove, in modo aperto, tutti attraverso tutti. In questo senso, è interessante notare come dev.officinebrand.it – network territoriale piemontese a respiro nazionale – rappresenti un esempio, invece, virtuoso grazie a un lavoro sviluppatosi negli ultimi dieci anni che consente di superare agevolmente questi limiti avendo distribuito una sua Linking Card - la Opensource Card – a cui sono è collegata una vasta rete di utenti, un circuito consolidato di offerte, un network digitale (mirato al territorio, non invasivo della privacy ed eticamente orientato) e, infine, un canale cross-mediale dedicato, L’OffPost, che dà voce a persone e progetti.
Mario Guglielminetti - @mariogug
On-line dal 01-02-2016 questa pagina
è stata consultata da 1341 visitatori univoci.
Aggrega contenuto