Alcuni giorni orsono il Ministro del MIBACT Dario Franceschini, a margine della premiazione del concorso di scrittura per le scuole “Scriviamoci. Passami i tuoi pensieri e le tue emozioni in 30 righe”, (che prevedeva come primo premio un corso di tre giorni alla Scuola Holden, un viaggio pagato al Festival della Letteratura di Mantova e un viaggio pagato a Expo…), ha twittato:”Faremo la Biblioteca Nazionale dell’Inedito. Un luogo dove raccogliere e conservare per sempre romanzi e racconti di italiani mai pubblicati”. I social network hanno subito colto la palla al balzo e hanno messo in moto la macchina dei commenti: “Il museo della noia, bella idea”, “Mi tenga due ripiani liberi, gentilmente”, “Io aggiungerei una sezione dedicata alle scritte sulle porte dei bagni” e così via…
Al tempo della comunicazione openspace e opensource parlare di inedito è inaudito e le Istituzioni culturali, quale il MIBACT, nel ragionare in questa maniera mostrano quanto ancora siano lontane a comprendere cosa significhi “essere social”: non buttare ogni tanto, qua e là, su Facebook e Twitter delle idee a effetto, virali come le spiega chi non sa nulla di Internet, sperando in tanti “Mi piace”, ma realizzare dei contenuti culturali in grado di intercettare esigenze reali, rispondenti non al passato, l’inedito, ma a un presente che cambia sempre e si racconta tante volte grazie a contenuti multiediti.
Il multiedito diviene un metodo pluriforme (Blog, Social Network, e-Book, Newsletter…) di pubblicazione di un argomento – topic - culturale che attinge da una stessa sostanza, la ricerca a vario titolo e livello che ognuno compie su un determinato argomento, che nel tempo si ampia o riduce, si blocca o si perfeziona, si compone o si scompone. Mai come oggi disponiamo, infatti, di strumenti narrativi, continui e connessi, che permettono di inserire testi su più canali e in tempi diversi, attraverso i quali sensazioni, emozioni, storie, cronache, e opinioni non smettono mai di essere comunicate.
Pubblicare significa, purtroppo, quasi sempre non solo scrivere ma anche pagare, non solo fare ricerca scientifica quindi ma anche finanziaria. Inedito, quindi, non è, necessariamente, ciò che non viene pubblicato ma ciò che non ha trovato i fondi per esserlo. Inedito è ciò che non arriva agli scaffali delle librerie perché ha davanti i budget dei libri dell’imprenditore illuminato o della star televisiva. Inedito, alcune volte, è ciò che la critica letteraria - grande tradizione italiana che va difesa come un Bene culturale - non può più permettersi di leggere e di consigliare a mercati, non più editori, che vengono invasi dai gialli-sequel, dai ricettari banali o dalle biografie di politici in essere e divenire.
Da un Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ci si aspetterebbe, invece, una proposta rivolta a costruire network letterari orientati non a dare spazi quantitativi ma a fornire zone qualitative in cui si rendano accessibili e promuovano opere oltre le trenta righe (o denari), dove scrittori e critici si confrontino su stili e contenuti, in cui si pubblichino testi frutto di ricerche approfondite, aperte a innovazioni linguistiche e testimonianza di una passione vera e seria, quella dello scrivere, che non tramonta anzi si tramanda rafforzandosi, e non indebolendosi come prediceva erroneamente qualcuno, nelle reti digitali. Al Ministro, inoltre, si suggerisce di creare una biblioteca del fuori catalogo, un luogo che contenga opere - in formato ,pdf o e-pub - non più reperibili in libreria e spesso disponibili solo in qualche biblioteca italiana, il cui prestito diventi un possesso a prezzi non superiori ai 3,00 euro. Affianco di questi network si dovrebbero mettere, parimenti, in campo politiche statali che rendano distinta la differenza tra letteratura e comunicazione, tra scrittura e pubblicità e che, conseguentemente, provassero a invertire gli orribili dati sulla lettura, dal momento che poco meno della metà degli italiani legge un libro all’anno, problema drammatico che si sa da tempo ma per il quale si fa poco, massimo trenta righe, ma siete sicuri che le leggano?
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