Autore
Stefano Giolo
Il secondo passo per riconoscere una Fake News è capire perché esistono. Gli strumenti tecnici per riconoscerle sono secondari all’aver capito come funzionano dal punto di vista pratico e spesso emozionale.
Vogliono controllarci? Sono scemi e non sanno scrivere un articolo? Ci stanno prendendo in giro? Un po’ e un po’.
Esistono svariati motivi che fanno si che esistano, cercando di riassumere i più importanti definirei
Capita abbastanza spesso che per una presunta goliardia qualcuno pensi di mettere in giro una voce falsa. Probabilmente è il caso di chi mette in giro voci come quelle del passaggio a pagamento di qualche social network
Ovviamente se ne hanno parlato al TG è stato per dire che è una bufala e il tuo logo (qualunque cosa sia) non diventerà mai blu.
Simili sono tutte quelle situazioni in cui si propone qualche azione da fare che non abbia effetti pubblicitari (quelle le vedremo dopo). Un altro esempio è l’ormai ripetitivo
Ho ordinato i miei post bloccati. Volevo sapere … dove erano stati tutti, perché è ridicolo avere quasi 700 amici e solo 25 sono “scelti” da Facebook per vedere le mie pubblicazioni.
Ho ignorato questa pubblicazione prima, perché non pensavo che avrebbe funzionato, ma secondo un amico che ha fatto questa procedura, funziona!
Vedo pubblicazioni di persone che non vedo da anni.
Questo è il modo per aggirare il sistema che Facebook usa per limitare le pubblicazioni nella sezione notizie (il loro algoritmo sceglie le stesse poche persone – circa 25 – che leggeranno le loro pubblicazioni).
Se vuoi correggere questo, tieni premuto il dito ovunque in questa pubblicazione, fai clic su “copia”, quindi vai alla tua pagina, metti il dito dove dice “cosa sto pensando?” da lì si aprirà una pagina vuota, posizionare il dito ovunque e fare clic su “incolla” e questo testo verrà visualizzato sul muro. Fai la pubblicazione.
Questo “aggiusterà” il sistema.
Classica bufala su Facebook
Lo scopo di questo genere di bufala, la più diffusa fino a qualche anno fa, è probabilmente quello di divertirsi sull’ingenuità delle persone e vedere quante persone “ci cascano”.
Sono per lo più innocue ma condividerle equivale a dimostrare di essere caduti nell’ingenuità. In questi casi bisogna sempre farsi la domanda come “è possibile?”
A volte solo facendosi questo genere di domande possiamo evitare di fare la figura degli ingenui con le persone con cui condivideremmo tale bufala.
Purtroppo anche i migliori giornali cadono in errore. A volte errori grossolani e facili da capire, altre volte troppo nascosti per essere evidenti. In questo caso, per forza di cose, finiamo per crederci.
Non è colpa di nessuno se non del cattivo giornalismo o di editor da strapazzo.
Ovviamente questo può accadere anche su notizie che possono avere una certa importanza, e se in questi errori possono incappare anche giornali blasonati, ancora più facilmente può cascarci un nostro conoscente, un blog poco professionale, un post su un social network.
Purtroppo non c’è modo di riconoscere questo genere di Fake News, se non la propria cultura personale, anche per questo l’istruzione scolastica ha una grande importanza.
Sapere che un aereo non può verosimilmente superare la velocità della luce (al limite quella del suono) però dovrebbe essere un’informazione genericamente assodata.
Il Clickbait è uno dei meccanismi oggi più usati per vendere pubblicità o per guadagnare lettori. Non sempre è legato alle Fake News e a volte il titolone è Fake e il contenuto completamente diverso, ma è bene conoscerlo perché anche quando non sono usate notizie false in genere risultano comunque solo perdite di tempo. Chi non cliccherebbe su un articolo di Libero che accusa un famoso politco di volere una banca per sé?
Leggendo l’articolo però
Di cosa si è parlato? Dagli ambienti bancari nulla trapela sull’argomento della chiacchierata, c’è chi parla di un «incontro cordiale, molto cordiale, durante il quale Cardamone ha spiegato a Casaleggio i prossimi obiettivi della banca e quali nuove iniziative si potranno mettere in campo per venire sempre più incontro alle esigenze dei giovani che vogliono affidarsi a Widiba per acquistare casa o per avviare una nuova start-up». Incontro focalizzato sui progetti futuri, perché della recente storia della banca online, il Movimento sa molte cose, quasi tutte.
Fondata qualche tempo prima, Widiba si lancia sul mercato il 18 settembre 2013. Nel novembre del 2014, la pubblicità della banca targata Mps compariva sul blog di Beppe Grillo, www.beppegrillo.it. […]
Non si può avere tutto dalla vita, ma una banca «amica» magari sì. […]
«Questa è tutta un’altra storia, un incontro e una pubblicità alla luce del sole», già fanno sapere i fedelissimi di Grillo e Davide Casaleggio. […]
Ma tra i fuoriusciti dal Movimento c’è subito chi ricorda, con astio e una certa sete di vendetta, una frase ricorrente di Davide. Usata spesso per declinare inviti a colazione, pranzo e cena. La frase: «Che interesse ho io a pranzare con te?». Con Andrea Cardamone qualche interesse c’è.
Nulla di che insomma, soprattutto considerato che all’epoca la stessa banca era chiamata “La banca del PD”, ma ormai abbiamo cliccato (anzi in questo caso comprato il quotidiano), letto l’articolo, e se si fosse trattato di un sito visualizzato un po’ di banner pubblicitari.
Per par condicio questo era un esempio di Clickbait sul sito di Beppe Grillo nello stesso periodo. Chi di Clickbait ferisce, di Clickbait perisce.
Lo scopo era lo stesso: intanto clicchi e vai a vedere, poi scopri che parlava del Bangladesh e che quindi probabilmente non ti interessava.
Altri giornali usano lo stesso meccanismo ma cercando di puntare alle pulsioni più basse dei maschietti, e lo fanno testate che dovrebbero avere una certa rilevanza.
Non voglio sindacare sull’eleganza, la raffinatezza e il rispetto di una simile testata ma lo scopo sempre è lo stesso, spingervi a visitare la pagina, e i banner pubblicitari contenuti. Poi, qualunque foto ci fosse, ho molti dubbi che su un quotidiano con tale visibilità si saranno trovate foto di nudo completo senza censura.
Altri tentativi di Clickbait puntano anche solo sulla tenerezza e la curiosità
Lo scopo ancora una volta è lo stesso. Probabilmente il soprannome ci sarà pure (Archie), ma immagino non serva la maestria di un grande giornalista e un enorme articolo per questo. Lo scopriremo solo dopo averci cliccato e visto un po’ di pubblicità.
Ma non sono solo giornali o siti, anche pagine sui social network usano lo stesso trucchetto. A cosa servono i “Condividi se hai un cuore”, i “Condividi e metti un amen”, i “Condividi se sei indignato” e le altre varie declinazioni?
Semplicemente a far girare e pubblicizzare la pagina o il profilo che la stanno condividendo. Quale altro scopo potrebbe avere condividere questo genere di cose?
Riconoscerle non è poi così difficile, frasi altisonanti o che ci colpiscono emotivamente facendo il possibile per distogliere l’attenzione da qualunque cosa stiamo facendo. Se questo è l’effetto che ci fa, meglio diffidare: troppo bisogno di colpirci è sempre sospetto.
I casi sono molti. Ricordo una delle prime su cui avevo focalizzato l’attenzione: la vecchissima BioWashball, una palla di plastica che laverebbe meglio dei detersivi e sarebbe ecologica (…non mettendo il detersivo…) rivelatasi ovviamente una bufala (spiegazioni: https://tinyurl.com/ybqmzuj2). La palla è ancora in vendita e nonostante sia solo una palla di plastica viene venduta come se avesse mirabolanti poteri. Il caso è facilmente individuabile come bufala ma molti altri casi non lo sono.
Capita spesso di vedere immagini di dimagrimento o di rimozione delle rughe che ad uno sguardo attento si rivelano posture diverse
o illuminazioni ed effetti fotografici diversi
Queste bufale sono più pericolose di altre perché oltre a convincere le persone a spendere soldi inutili a volte le convincono a fare uso di diete o prodotti dannosi.
Ma c’è di molto peggio, come convincere le persone che siano necessari determinati prodotti medici come integratori, lavaggi con famosi disinfettanti che potrebbero essere fatti col solo sapone, mascherine inefficaci al posto di quelle efficaci ma di più difficile reperibilità, o l’omeopatia che curerebbe tutto senza alcuna controindicazione.
In generale, quando un prodotto ha incredibili benefici, quando è privo di controindicazioni, quando è clinicamente testato ma non ci dicono da chi o come, quando lo dice la scienza ma non ci dicono dove lo dice, quando il 100% delle persone intervistate lo hanno apprezzato, forse vogliono convincerci di qualcosa che alla prova dei fatti reali non è così buono. Altrimenti perché non lo userebbero e consiglierebbero tutti? Peggio ancora se a questa domanda vi rispondono con i complotti ovviamente.
Dal mio punto di vista sono le Fake News più pericolose, le vere Fake News di oggi e i casi sono molti. Viene messa in giro una voce per alimentare ad esempio pregiudizi razzisti
O per denigrare un’avversario politico
Informazioni false per convincere a votare ad un referendum importante come la Brexit
Anche qui il denominatore comune è quasi sempre lo stesso: spevantare, far indignare, ingigantire un problema per distogliere l’attenzione da altri ed anche qui l’unica protezione è fermarsi e riflettere. Mi stanno dicendo la verità o vogliono impedirmi di prendermi il tempo e ragionare davvero sulle cose?
Ancora di più se ci sono frasi come “Vogliono censurarci”, o “Condividete prima che lo tolgano”. Se fossero cose così segrete, pericolose o da far sparire pensate davvero che rimarrebbero pubblicate abbastanza a lungo da essere condivise così tanto? No. Sono solo metodi per convincere a condividere prima di prendersi il tempo di riflettere.
Diffidate sempre dell’eccesso di punti esclamativi e puntini di sospensione, sia se sono realmente presenti nella punteggiatura, sia se sono metaforici.
Ora abbiamo imparato perché esistono. Comprenderlo è già un primo passo per affrontarlo ma non ci rende immuni. Ci aiuta a fermarci un attimo ogni volta che stiamo leggendo qualcosa e riflettere. Nel prossimo articolo approfondiremo come sono costruite. Spesso i meccanisi sono i medesimi che si ripetono e anche questo ci allenerà a sentire odore di fake prima ancora di analizzare la notizia con gli appositi strumenti. Capiremo perché è meglio non condividere cose di cui non siamo sicuri e cosa possa comportare. Infine vedremo perché spesso cercando informazioni sull’argomento capita di incappare proprio negli articoli che vogliono convincerci della veridicità della notizia.
Su staipa.it l'articolo originale: Come riconoscere una Fake News? Parte 2: Perchè esistono
Stefano Giolo
On-line dal 12-04-2021 questa pagina
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