Il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio finanzierà con uno stanziamento di 343.000 euro il progetto di recupero e di miglioramento della resilienza delle proprietà forestali pubbliche del Comune di Cumiana interessate dai devastanti incendi dell’ottobre 2017. Il progetto interessa aree boscate che rientrano nel territorio del Parco naturale Monte Tre Denti-Freidour ed era stato elaborato nei mesi successivi agli incendi dal Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica, aree protette e vigilanza ambientale della Città Metropolitana di Torino, che dal 1° gennaio scorso ha assunto la denominazione di Direzione Sistemi naturali. Per ottenere le risorse finanziarie la Città Metropolitana ha partecipato ad un bando del Ministero, classificandosi all’ottavo posto nella graduatoria delle proposte presentate dai parchi nazionali e regionali.
Nell’area protetta compresa nel territorio del Comune di Cumiana, l’incendio è stato di tipo radente, cioè si è propagato nel sottobosco della foresta, bruciando la lettiera, i cespugli, lo strato erbaceo e i detriti morti. In alcune zone circoscritte la combustione ha assunto le caratteristiche di incendio sotterraneo, interessando per lo più la lettiera. Il fuoco ha percorso 602 degli 821 ettari di superficie protetta, cioè il 73% del territorio del parco naturale. Le superfici pubbliche all’interno dell’area protetta si estendono su 436 ettari, di cui 378 sono stati percorsi dal fuoco. I tecnici della Città Metropolitana hanno constatato che il fuoco ha percorso l’area in modo non uniforme.
Gli interventi previsti dal progetto presentato nel luglio 2018 al Ministero dell’Ambiente sono stati individuati secondo un percorso logico supportato dall’impiego di strumenti GIS. Le aree oggetto dei sopralluoghi sono state individuate preventivamente con tecniche di telerilevamento satellitare, utilizzando immagini multispettrali acquisite dai satelliti “Sentinel 2”, lanciati in orbita nell’ambito del programma “Copernicus” dell’Unione europea.
Durante i rilievi in campo, si è constatato che la gravità dei danni è determinata da numerosi parametri: il tempo di residenza della fiamma, la velocità del fronte di fiamma, la tipologia di copertura forestale e le sue caratteristiche pirologiche, l’esposizione, la morfologia dei terreni. Si sono quindi classificate aree ad alta severità di danno, ritenute prioritarie a causa di una mortalità degli alberi superiore al 50%.
Le aree a bassa severità presentano comunque fenomeni evidenti di erosione areale, che richiedono il controllo del ruscellamento superficiale delle acque. Vi sono inoltre aree già percorse dal fuoco in precedenti incendi, in cui occorrono interventi di ricostituzione boschiva. Nelle aree a bassa severità di danno, in boschi con elevato valore naturalistico, è opportuno intervenire per migliorare la resilienza dell’ecosistema.
Nella progettazione esecutiva e nella realizzazione degli interventi le attività selvicolturali dovranno essere ponderate valutandone le conseguenze sull’intero ecosistema del parco naturale e dell’oasi di protezione dalla caccia. Le opere di ripristino saranno dunque circoscritte e progettate per promuovere una selvicoltura preventiva, che possa ridurre l’impatto di eventuali futuri incendi.
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