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Redazione Quotidiano Piemontese
Nell’ambito del programma di eventi per l’80° anniversario delle leggi razziali la Fondazione 1563 apre al pubblico la propria sede di Piazza Bernini 5 a Torino con la mostra “Le case e le cose. Le leggi razziali del 1938 e la proprietà privata”.
Mercoledì 21 Novembre alle 17.30 è in programma l’evento inaugurale con conferenza di Fabio Levi e letture teatrali di Zahira Berrezouga (accesso libero).
In esposizione fino al 31 Gennaio 2019 documenti e immagini inerenti i sequestri gestiti in Piemonte e Liguria dall’Istituto di San Paolo di Torino su delega dell’EGELI (Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare). Oltre 6.300 fascicoli con lettere, pratiche e registri che dal 1940 al 1950 raccontano un tragico momento della storia italiana attraverso minuziosi e toccanti descrizioni di edifici e inventari di stanze, oggetti e perfino degli alberi che popolano i giardini delle ville sequestrate.
Gli specialisti della Fondazione 1563 hanno inventariato e digitalizzato questo fondo archivistico rendendolo fruibile dal pubblico a livello internazionale. Un’opportunità per rileggere queste testimonianze attraverso nuovi strumenti per la ricerca umanistica.
La mostra è ideata dalla Fondazione 1563 con la consulenza storico archivistica di Fabio Levi e Anna Cantaluppi.
LE CASE E LE COSE. Le Leggi razziali del 1938 e la proprietà privata
Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo
Torino, piazza Bernini 5
22 Novembre 2018 – 31 Gennaio 2019
Lunedì – Venerdì 16-19
24/25 Novembre 2018, 10-13; 26/27 Gennaio 2019, 10-13
Ingresso libero
LE CARTE E LA MOSTRA
L’Archivio storico della Compagnia di San Paolo conserva non solo le carte della sua storia antica ma anche quelle del Novecento derivanti dall’attività della banca, tra cui il Fondo Gestioni EGELI – Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare.
Si tratta di 115 metri lineari di documenti con oltre 6300 fascicoli, registri, rubriche dal 1940 al 1950 che raccontano la storia del destino amaro che costrinse le famiglie ebree italiane (e successivamente anche straniere) a lasciare le loro case con gran parte dei beni in esse contenuti. Tutte le carte sono inventariate e rese disponibili al pubblico, oltre a essere valorizzate da strumenti digitali che aprono nuovi percorsi per la ricerca umanistica.
Tra i più toccanti temi risultano i destini incrociati delle persone: proprietari di case e cose che perdono le proprietà e i beni personali, periti e funzionari della banca che svolgono le pratiche con puntigliosa capacità, e cittadini colpiti dalla guerra diventati utilizzatori più o meno consapevoli dei beni sottratti.
L’esposizione racconta questa realtà, dalla promulgazione delle leggi razziali alla restituzione dei beni, espone documenti e immagini, propone una mappa interattiva che localizza in Piemonte, Liguria e in particolare a Torino le ubicazioni dei sequestri, propone immagini contemporanee di palazzi e portoni torinesi, testimoni in pietre e mattoni della storia.
Per la realizzazione della mostra è stato coinvolto il progetto di comunicazione #vistadaqui della Compagnia di San Paolo e il gruppo volontari per la cultura che hanno raccolto le belle immagini simbolo di case, portoni, atri, campanelli scattate nei luoghi della memoria dei sequestri e anche nei casi in cui i nominativi delle pratiche conservate si ritrovino tra quelli delle pietre d’inciampo.
IL CONTESTO STORICO
Le leggi fasciste contro la “razza ebraica” del 1938 prevedevano, tra le tante limitazioni, l’esproprio dei beni “eccedenti” appartenenti agli ebrei e diedero l’avvio ad una escalation che portò, dal 1943 alla Liberazione, al sequestro di qualsiasi proprietà, nella prospettiva di annientamento della popolazione ebraica.
La Legge del 1939 istituì l’EGELI col compito, fra l’altro, di acquisire, gestire e vendere i beni immobili sottratti agli ebrei. Il ricavato doveva essere versato nelle casse del Tesoro. Per raggiungere i propri obiettivi esso delegò diciannove Crediti fondiari presenti nelle diverse parti d’Italia; per il Piemonte e la Liguria scelse di firmare una convenzione con l’Istituto di San Paolo di Torino.
L’Istituto, controllato dall’alto, doveva operare l’accertamento sulle proprietà da acquisire, la gestione e la vendita dei beni.
Il progetto 1938-2018. A ottant’anni dalle leggi razziali è coordinato dal Museo diffuso della Resistenza
(Tutte le foto sono di proprietà di Fondazione 1563)
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