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Elena Tortia, Torino nel 1987
Show
2015
Personale Galleria Moitre, Torino
2014
Performance Gaysha, Galleria Moitre, Torino
2014
Futuro anteriore, Galleria Marelia, Bergamo
2012
Zoroastrismo
Collettive
2014
Underground atto II, Galleria Marelia, Bergamo
Progetto Diogene, Torino
Progetto Cuki, casa d’artista, Artissima, Torino
Tosh, a cura di Igav, Shanghai
Progetto Imago Mundi, Fondazione Benetton Studi e Ricerche
2013
Tosh, Torino Shanghai, a cura di IGAV, Palazzo Paesana di Saluzzo, Torino
Festival internazionale di performance art, T.P.A., Torino
It Happened tomorrow, a cura di gruppo Resò Meet up, Fondazione arte moderna/contemporanea, Torino
2012
Collaudi, Motor Village, Torino
Efflorescenze, Chiesa di San Giuseppe, Alba
Performance In-Sedimento, via Carlo Alberto, Torino
16 concorso internazionale di scultura, Fondazione Peano, Cuneo
2011
Biennale d’Istanbul, evento parallelo
2010
V Triennale d’arte internazionale, Università di Marmara, Turchia
2009
Soltanto chi sogna raggiunge l’impossibile, Accademia di Belle Arti, Torino
Prosopopea Inversa è un percorso audio-visivo di sette opere: ad ogni visione estetica corrisponde un breve stimolo sonoro-musicale. Le due dimensioni del sentire, quella visiva e quella acustica, s’impersonificano a vicenda: la musica suggerisce delle cose che si possono ritrovare nel quadro, e il quadro, a sua volta, indossa comodamente la musica. Infatti, prosopopea significa dare una voce ad oggetti inanimati; ed è inversa perché i “pezzi di realtà” vengono catturati e riassemblati.
Marco Levrone nasce a Savigliano (Cn) il 9 settembre del 1982 e da circa dieci anni si “esercita” nel campo della fotografia e da circa quattro crea opere. Egli stesso ci racconta il suo processo creativo: “ CREO OPERE CHE PARTENDO DA UNA MIA FOTOGRAFIA DIVENTANO ASSEMBLATI DI PEZZI DI FOTOGRAFIA, CARTA E CARTONE, CON RARO USO DEL PASTELLO A CERA O DELLA TEMPERA. SE DENTRO UNA FOTOGRAFIA INTRAVEDO LE RIGHE GIUSTE, LA FACCIO A PEZZI, LA TAGLIO, NE ALTERO GLI SPESSORI RICOMPONENDOLA SU UNO SCHELETRO DI CARTONE. USO RIGHELLO, CARTA, CARTONE, FOTOGRAFIE, COLLA, POCO ALTRO”.
Sin dall’ inizio la sua idea è stata quella di recuperare materiale “di riciclo” unendolo poi ad una operazione di estrapolazione di linee e forme essenziali contenute nelle fotografie.
La sua intenzione è quella di permettere a chi osserva il suo elaborato di fuggire, almeno in parte, dal realismo della fotografia creando qualcosa di nuovo, qualcosa che l’ occhio deve riprodurre come diverso. Si avvale per questo scopo di forme tridimensionali, colori ed ombre.
L’ artista aggiunge inoltre che la sua ispirazione “GIUNGE ANCHE, IN QUALCHE MODO, DALL’OPERA DI ASTRAZIONE DI PIET MONDRIAN, SOPRATTUTTO NELLA MISURA IN CUI, NELLA MATURAZIONE DELLA SUA ESPERIENZA ARTISTICA, IL PITTORE OLANDESE SUGGERISCE ESSENZIALMENTE DI ESTRARRE LINEE DAL RITMO DELLE FORME”.
MARCO NON HA MAI FREQUENTATO CORSI DI FOTOGRAFIA O PERCORSI DI STUDI ARTISTICI.
HA IL DIPLOMA DI MATURITÀ SCIENTIFICA ED È LAUREATO IN GIURISPRUDENZA E CI RACCONTA CHE PROPRIO NEL PERIODO IN CUI DA DISOCCUPATO CERCAVA LAVORO È NATA UNA SUA OPERA CHE HA INTITOLATO “AUTOBIOGRAFIA DI UN’ATTESA”, UN AUTORITRATTO CHE RISPONDEVA ALL’ESIGENZA DI
AUTOSPACCARSI LA FACCIA PER RICOSTRUIRLA COME LUI PIÙ AGGRADAVA.
SI TRATTA QUINDI DI UN AUTODIDATTA CHE AD OGGI HA REALIZZATO CIRCA VENTICINQUE OPERE NATE DALLA NECESSITÀ DI DARE SPAZIO ALLA PROPRIA VOGLIA DI CREARE.
EGLI USUFRUISCE DELLA GRATUITÀ DI UN MATERIALE UMILE COME IL CARTONE DELLE SCATOLE GIA’ USATE TENTANDO DI CREARE QUALCOSA DI BELLO ED ALLEGRO, SPESSO TRASFIGURANDO UNA FOTOGRAFIA CHE RITRAE QUALCOSA DI BRUTTO, VECCHIO, INQUINATO, DIMENTICATO O SEMPLICEMENTE TREMENDAMENTE QUOTIDIANO. QUESTO VUOLE ESSERE “IL RIFLESSO” DEL MIO IMPALCARE UN IMMAGINE.
Tatiana Fenoglio nasce a Savigliano il 5 marzo 1985. Laureata in giurisprudenza, attualmente lavora in una casa di riposo. L’approccio alla musica inizia da ragazzina studiando il pianoforte. Successivamente prende il sopravvento la passione per le percussioni e la rumoristica. La sensibilità al paesaggio sonoro in cui siamo immersi, così come ai colori di un pezzo melodico diventano infine l’interesse principale. La lunga amicizia con il fotografo Marco e l’adorazione per le sue opere tridimensionali sono lo stimolo per creare un’opera visivo e sonora fatta di fotografie ricomposte da una parte e rumori elaborati e riassemblati in racconti da ascoltare. I suoni della natura e dell’ambiente vengono catturati con microfoni e Zoom H4N, segue la parte compositiva con l’utilizzo di registrazioni di strumenti e tastiera midi.
Il suono o rumore è il protagonista. I rumori si concatenano e i rumori suggeriscono, invitano alla breve parte melodica o ritmica. I rumori naturali di una voce o dell’acqua strecciati diventano il rumore di una sirena, sinonimo di rappresaglia per i partigiani nascosti. Il suono della porta che sbatte cadenza l’ alternatività delle scelte. Voci di operai al lavoro diventano ululati di fantasmi.
Immagini che stimolano suoni concreti, diventano brevissimi racconti.
Ecco, allora, che la tridimensionalità del quadro viene amplificata in una quarta dimensione: il suono, il racconto. La tridimensionalità ti chiede di entrare di più nel quadro, il suono ti avvolge, ti abbraccia, ti circonda e t’invita a rimanerci ancora qualche secondo. L’osservatore infine aggiunge un’ulteriore sua, propria dimensione.
Prosopopea inversa è un progetto pilota per la realizzazione di nuove opere di paesaggi visivi destrutturati e di paesaggi sonori reinterpretati.
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