Giovedì 15 dicembre h 21:00
Esclusiva regionale
Libretto Giuseppe Adami e Renato Simoni, da Carlo Gozzi
Musiche Giacomo Puccini
Scene Michele Olcese
Riduzione musicale Enrico Minaglia
Direttore Alessandro Palumbo
Regia Silvia Paoli
Coproduzione internazionale Teatro Sociale di Como, Grand Teatre del Liceu e Theater Magdeburg
PROGETTO OPERA DOMANI DI AsLiCo – Associazione Lirica e Concertistica Italiana
Coro degli studenti delle scuole elementari di Nichelino
«Pensando a Turandot, una donna bellissima ma che ha perso la gioia, l’amore, la tenerezza, mi è venuta in mente una falena, una farfalla che vive di notte. La principessa di ghiaccio è come una farfalla che ha perso i colori, e ha trasformato tutti gli abitanti di Pechino in altrettanti insetti complici della sua crudeltà.» Silvia Paoli
Turandot fu l’ultima Opera di Giacomo Puccini. Qualcuno sostiene che non fu soltanto l’ultima fatica del compositore lucchese, ma l’ultima Opera in assoluto.
Ma il fascino della Turandot, non è solo nella meraviglia della sua musica, delle arie, del libretto, ma anche nella sua genesi e soprattutto nel suo controverso finale.
Giacomo Puccini morì prima di portare a compimento la sua ultima fatica. La composizione del finale fu affidata a Franco Alfano, che operò sulla base degli appunti lasciati dal Maestro. In realtà la storia di quel finale non ha ancora un epilogo: tra screzi, tagli, critiche e mancate esecuzioni, ancora oggi, dopo oltre ottantasei anni dalla morte di Puccini, ci si pone domande che stentano a trovare risposte. E il “mistero” che aleggia si infittisce leggendo il parere di alcuni critici, i quali sostengono che Turandot rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità, o piuttosto l’intima impossibilità da parte del Maestro, di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che pure l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo.
Turandot – principessa falena vede la partecipazione all’interno del coro di 50 studenti delle scuole elementari di Nichelino. Turandot potrebbe essere farfalla e invece è una falena, scura e sinistra, che si muove solo di notte e che ancora non riesce a staccarsi dal suo bozzolo, è legata alla crisalide, all’idea di vendetta come fedeltà all’antenata. L’irrompere dell’umanità è rappresentato dall’arrivo di Calaf, suo padre Timur e la schiava Liù; sono normali, dove normalità porta con sé il senso positivo di umanità, di movimento, d’azione. Liù è la salvezza, colei che veramente porta l’amore, è il bastone e la guida del vecchio Timur (cieco, un po’ come il cieco amore che un padre porta ad un figlio). Il candore di Liù lascia tutti sconvolti, non è la risoluzione degli enigmi che cambia Turandot, ma il sentimento che porta in campo la schiava fedele. Questo permette lo scioglimento, e scenicamente il dissolversi dei “bozzoli in scie di colori. Anche Turandot, prima stretta da fasce e drappi, si svolge, rivelando un animo colorato, il cuore della farfalla. Così il coro della platea può a sua volta esplodere, come un campo di fiori o farfalle colorate e coccinelle, coleotteri, libellule. Finalmente possono tornare di nuovo ragazzi.
LA PARTICOLARITA’
Raccontare e far vivere in prima persona l’opera lirica ai più piccoli, creare nuove energie grazie alla musica e rinnovare l’entusiasmo delle nuove generazioni nei confronti di un genere musicale che troppo spesso è percepito come ‘noioso’ o nel migliore dei casi, adatto ad una ristretta élite di appassionati.
Con Opera Domani, format pioniere dell’educazione all’Opera per i piccoli che nel 2016 ha raggiunto il traguardo dei 20 anni di esperienza, gli allievi hanno la possibilità di diventare veri e propri protagonisti di uno spettacolo direttamente dal loro posto in platea.
Con un percorso didattico proposto ad hoc e realizzato a scuola, i ragazzi arrivano a teatro con gli strumenti per poter interagire con la storia che hanno imparato a conoscere approfonditamente in classe, grazie ad attività come la costruzione di un oggetto di scena con cui svolgeranno piccole, ma importanti, azioni durante lo spettacolo e lo studio di alcune arie che canteranno dal loro posto, diventando così un vero e proprio coro interno all’opera.
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