Ingresso: 30,00€
Minori di 30 anni: 15€ (regolamento sconti)
Giovanni Guidi e Fabrizio Bosso sono due musicisti dai percorsi personali e predilezioni estetiche molto diverse: Guidi, da anni alla corte di Enrico Rava, dopo alcune incisioni per CAM Jazz è approdato alla blasonata etichetta ECM, con cui ha già registrato quattro album da leader; Bosso, giunto ai massimi vertici a livello mondiale del suo strumento, ha inciso da leader per Blue Note, Verve e ora Warner. Incontratisi durante l’estate 2017 a Umbria Jazz, dove hanno diviso il palco (l’uno con il Quintetto di Enrico Rava e Tomasz Stanko, l’altro con il proprio progetto dedicato a Gillespie, The Champ) i due hanno pensato bene di unire le loro forze in un progetto che li spingesse a oltrepassare i confini della loro personale ricerca musicale, dimostrando come nel jazz sia comunque sempre possibile trovare punti in comune sui quali costruire qualcosa di nuovo. Per far ciò hanno voluto che il gruppo fosse completato da tre talenti indiscussi del calibro di Francesco Bearzatti, prestigioso sax italiano, Eric Wheeler, affidabilissimo e propulsivo contrabbassista newyorkese, e Joe Dyson, tra i più richiesti giovani batteristi oggi in circolazione. Dopo il successo riscontrato nel tour del luglio 2018, Fabrizio e Giovanni hanno deciso di ritrovarsi in studio di registrazione appena possibile, il risultato il disco che uscirà a Novembre 2019 e avrà il titolo The Revolutionary Brotherhood.
Fabrizio Bosso inizia a suonare la tromba all’età di 5 anni e a soli 15 si diploma al conservatorio di Torino. Fin dall’inizio della sua carriera Fabrizio può vantare collaborazioni importanti come, fra i tanti, Gianni Basso, Enrico Pieranunzi, Rosario Giuliani, Charlie Haden, Carla Bley, Dee Dee Bridgewater. Nel 2000 pubblica Fast Flight, primo disco a suo nome, e nel 2002 esce il primo disco degli High Five intitolato Jazz For More, al quale seguirà Jazz Desire nel 2004, per la prestigiosa Blue Note, Five For Fun nel 2008 e Split Kick nel 2010. Sempre con Blue Note pubblica nel 2007 uno dei suoi dischi più importanti, You’ve Changed, con ospiti Stefano Di Battista, Bebo Ferra, Dianne Reeves e Sergio Cammariere, al quale deve l’ingresso nel mondo del pop e la sua prima apparizione al Festival di Sanremo. Nel 2008 pubblica anche Sol, primo disco della formazione Latin Mood, nata nel 2006 e che condivide con Javier Girotto. Seguirà poi nel 2012 Vamos. Ancora con gli High Five esce Handful Of Soul, il disco che consacrerà al successo Mario Biondi. Nel 2010 pubblica Spiritual, con Alberto Marsico e Alessandro Minetto, con i quali realizzerà anche anche Purple nel 2013 e nel 2016 il live Spiritual trio featuring Walter Ricci, registrato alla Casa del Jazz di Roma. È del 2011 la registrazione presso gli Air Studios di Londra di Enchantment - L’incantesimo Di Nino Rota con la London Symphony Orchestra. A un anno di distanza esce il disco Face To Face in duo con il fisarmonicista Luciano Biondini. Nel frattempo, molte sono le partecipazioni a festival prestigiosi, in Italia e all’estero. In particolare, raggiunge una grande popolarità in Giappone, dove torna sistematicamente con i suoi progetti. Negli anni, partecipa ancora al Festival di Sanremo, sia con Sergio Cammariere che con Simona Molinari, Raphael Gualazzi e Nina Zilli. Non mancano gli inviti come solista, insieme a grandi direttori d’orchestra come Wayne Marshall o Maria Schneider. Insieme a Rita Marcotulli, Javier Girotto, Peppe Servillo, Cristina Donà, Furio Di Castri, Enzo Pietropaoli e altri colleghi, da oltre un decennio Fabrizio è parte di fortunati progetti che omaggiano grandi autori Italiani quali Domenico Modugno, Adriano Celentano, Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti, su invito del compianto Ero Righi, direttore artistico dell’ATER di Modena. Alla fine del 2014, esce l’atteso Tandem in duo con Julian Oliver Mazzariello (ospiti Fiorella Mannoia e Fabio Concato) e nella primavera 2015 pubblica Duke, dedicato a Duke Ellington, con il suo nuovo quartetto composto da Julian Oliver Mazzariello, Luca Alemanno e Nicola Angelucci e una sezione di sei fiati. A Maggio 2016, sull’onda dell’incontro in occasione di Tandem e poi del progetto live Canzoni, esce il disco con Julian Oliver Mazzariello e Fabio Concato, Non Smetto Di Ascoltarti. Nel corso dell’anno Fabrizio si dedica in particolare al suo Quartetto, con cui realizza numerosi concerti in tutta la penisola ma anche all’estero. In questo intenso tour matura l’idea della pubblicazione di State Of The Art, un doppio album live pubblicato nel 2017. Nell’edizione 2017 di Umbria Jazz presenta un progetto dedicato a Dizzy Gillespie, The Champ, con un’ampia formazione che vede il suo Quartetto e una sezione di nove fiati. Nel 2018 al centro dell’attenzione è ancora il quartetto, che approda in Spagna, in Cina, in Turchia e anche negli USA, a seguito dell’invito del prestigioso DC Festival di Washington (tra i pochissimi artisti italiani invitati nel corso della storia del festival). Nel corso dell’anno nascono alcune collaborazioni importanti: la prima con l’amico di sempre Rosario Giuliani, con il quale prende vita definitivamente Connections, quartetto completato da Alberto Gurrisi all’organo Hammond e Marco Valeri alla batteria; la seconda è un quintetto che vede l’incontro tra Fabrizio Bosso e Giovanni Guidi, Not A What, ai quali si aggiungono il sassofonista Aaron Burnett, il bassista Dezron Douglas e il batterista Joe Dyson. Alla fine del 2018 si realizza un terzo sodalizio, quello con il trombonista, compositore e arrangiatore Mauro Ottolini, che mette a punto appositamente per la collaborazione con Bosso un progetto in sestetto dedicato al jazz delle origini: Storyville Story.
Giovanni Guidi nasce a Foligno nel 1985. Frequentando i seminari estivi di Siena, viene notato da Enrico Rava, che lo inserisce nel gruppo Rava Under 21, trasformatosi in seguito in Rava New Generation. Con quest’ultimo ha inciso nel 2006 e nel 2010 due CD per l’Editoriale l’Espresso. Attualmente, oltre ad essere leader di propri gruppi, collabora con i gruppi di Rava (PM Jazz Lab e Tribe), è nell’acclamatissimo duo Soupstar con Gianluca Petrella, nel trio con il trombettista Luca Aquino e il percussionista Michele Rabbia e co-dirige un quartetto con il giovane enfant prodige del sassofono Mattia Cigalini. Si è esibito in vari importanti festival: Umbria Jazz, Vicenza New Conversation, Zurich Nu Jazz, Umbria Jazz Balcanic Windows, Stavanger Mai Jazz, Jazzaldia, North Sea Jazz Festival, Molde Jazz, Le Mans Festival, Portland Jazz Festival, San Francisco Jazz Festival ed anche in teatri e club a New York, San Paolo, Rio De Janeiro, Buenos Aires, Brasilia, Salvador de Bahia, Dublino, Parigi, Londra, Monaco, Berlino, Seoul, Hong Kong. Il suo primo album Tomorrow Never Knows è stato pubblicato nell’agosto 2006 per la Venus e recensito con cinque stelle dal mensile Swing Journal. Successivamente ha pubblicato quattro album con l’etichetta Cam Jazz: i primi due Indian Summer e The House Behind This One in quartetto, The Unknown Rebel con una formazione allargata a dieci elementi e We Don’t Live Here Anymore, registrato a New York con Gianluca Petrella, Michael Blake, Thomas Morgan e Gerald Cleaver. È del 2013 il primo album registrato a suo nome per la prestigiosa ECM di Monaco: City Of Broken Dreams (presentato al FolkClub nel marzo 2013), inciso in trio con Thomas Morgan e Joao Lobo. Per la stessa etichetta aveva precedentemente registrato due album con Enrico Rava: Tribe e On The Dance Floor. Ha vinto vari premi tra cui il referendum Top Jazz indetto dalla rivista Musica Jazz, in cui è stato votato da una giuria composta da 58 giornalisti e critici musicali come Miglior Nuovo Talento 2007. A Marzo 2015 è stato pubblicato, sempre per ECM, This Is The Day, incisione in trio con Thomas Morgan e Joao Lobo.
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