MERCOLEDI 8 APRILE H. 18.3O @ BAD NIGHT CAFE' TEMPORARY ART GALLERY
C.SO BELGIO 159 TORINO
MOSTRA D'ARTE DI JIMMY RIVOLTELLA
a cura di: Daniele D'Antonio
LA PAZIENZA DELL’ACQUA
(…) se ti impegnerai a perdonare quelli che hanno peccato contro di te, rivedrai la tua interpretazione degli eventi e scioglierai i nodi che da tanto tempo ti opprimono e rallentano il tuo cammino, potresti anche creare un passato migliore. Abbi l’ardire di pensare che puoi modificare i tuoi ricordi e le sensazioni che ti danno...
Gutta cavat lapidem (Proverbio latino)
Dal surreale al reale, dal segno al vissuto, dalla cura formale alla semplicità, in un capovolgimento del rapporto figura-sfondo. È questo a mio parere il Rivoltella che si scopre ne ”la pazienza dell’acqua”.
Pazienza che si esprime nel tempo che in 10 anni ha portato ad un’evoluzione dell’artista.
Guardando all’atto creativo, ecco come Jimmy spiega il lavoro attuale: “Il punto di partenza viene invertito... non è più il soggetto (bimbo uomo donna) al centro dell’attenzione, ma al contrario diventa marginale… lo spazio viene dedicato a tutto quello che nei vecchi lavori non veniva detto...”.
Se infatti in passato l’immagine del soggetto era il punto centrale (anche nella collocazione) dell’opera, attorniato da oggetti, segni, tracce, spesso inanimati, oggi il rapporto centro-periferia si è fatto più labile: le immagini di persone - un’umanità molto più presente che in passato - e i segni oggettuali si affollano e si sovrappongono gli uni agli altri. Solo alla fine arriva la figura protagonista, andando a creare, con gli elementi che la precedono “possibilità semantiche delle immagini (che rappresentano la mente del soggetto) senza sottometterle ad indicazioni narrative predeterminate”.
Ne deriva un passaggio di poetica dal surreale al reale. In passato i protagonisti dell’arte di Jimmy erano inseriti in rappresentazioni a volte oniriche, ironiche, spesso sospese, talvolta inquietanti, dai toni sempre tenui, calibrati. Ne la pazienza dell’acqua, invece, irrompe l’umanità, spesso dolorante e problematica, e si avvia un viaggio più profondo nell’intreccio di storie, relazioni, incontri. Questo viaggio si accompagna ad un uso più intenso del colore: immagini pubblicitarie a volte, scritte con pennarelli e pastelli altre. In un passaggio che sa di risveglio.
Dal punto di vista della forma: “I lavori è come se venissero colti in flagrante, interrotti nell’atto di produrre se stessi e la loro azione continuasse appena gli si volta le spalle...” dice Jimmy. Ecco il perché di una tela non trattata, l’assenza di colle visibili e la rinuncia, a tratti, ad un equilibrio delle forme e della composizione: la tela, tendenzialmente rettangolare e di dimensioni maggiori rispetto al passato e gli ampi spazi bianchi (anche dove l’occhio non se li aspetta) rendono protagonista il collage nella sua purezza, sanno dare un peso anche a strappi, angoli piegati, scollamenti.
Per fare questo è stato necessario lavorare in levare, facendo pulizia, dentro e fuori di sé, pazientemente, come farebbe l’acqua. In questi anni, infatti, Jimmy ha "levato", tolto, non solo nel suo lavoro artistico, ma anche nella vita reale: ha scelto di dedicarsi completamente all’arte, alla vita in campagna, e nel frattempo sono anche nate le sue due figlie. Una rivoluzione personale che ha lasciato il segno, rendendolo più leggero da un lato, più consapevole dall’altro...
Mentre nel primo Rivoltella l’artista suggeriva percorsi (anche se non detti), ne la pazienza dell’acqua l’artista si fa medium per rivelare storie che si costruiscono da sé con una voce più forte, esplicita, autonoma. Ciò non significa che lo spettatore non abbia più spazio interpretativo, l’opera ha sempre bisogno di lui per rivelarsi, per raccontarsi. Ci muoviamo tuttavia in un ambito diverso: non tanto di aspetti e collegamenti inconsci, ma di legami psicologici e relazionali, con una narrazione appunto che lo spettatore può collocare nel passato, presente o futuro della figura protagonista. Chi guarda le opere di Jimmy oggi fa esperienza come di un flash back (o un flash forward) cinematografico: in pochi istanti i passi salienti di una vita sono raccontati e sottolineati, in sintesi.
L’artista si chiede se nella sua nuova poetica l’effetto nostalgia sia ancora presente come nel Rivoltella della memoria, degli oggetti ritrovati nelle soffitte. A mio parere il rapporto più diretto con il reale inevitabilmente riduce questo effetto, tuttavia credo si possa parlare ancora di una nostalgia delle relazioni: la nostalgia per persone che non ci sono più, per incontri mancati, per luoghi del passato, la nostalgia per le tante possibilità del futuro, per quello che possiamo immaginare, ma forse non vedremo.
Un Rivoltella più difficile da capire? Direi piuttosto un Rivoltella diverso: più vicino alle persone, meno formale, più sincero. Svelato.
Manuela Davanzo
On-line dal 01-04-2015 questa pagina
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