Il 25 e il 26 dicembre, alle 21.15, il Castello di Miradolo ospita “Metamorphosis” da Buster Keaton a Philip Glass, il Concerto di Natale, presentato dalla Fondazione Cosso e curato dal progetto artistico Avant-dernière pensée.
Castello di Miradolo
via Cardonata 2
10060 San Secondo di Pinerolo (TO)
Info su: http://www.fondazionecosso.com/
Il tradizionale appuntamento, nella notte di Natale e Santo Stefano, giunge alla sua nona edizione e si lega quest’anno al tema del tempo e della sua percezione, attraverso la relazione tra le due forme espressive che costruiscono il loro linguaggio sul tempo stesso, la musica e il cinema.
Il Concerto si svolge in concomitanza alla grande mostra “Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura”, ospitata nelle sale dell’antica dimora fino all’11 febbraio 2018, particolarmente significativa per la Fondazione Cosso che si appresta, nel 2018, a festeggiare i primi 10 anni di attività.
Le sere del 25 e del 26 dicembre, alle 21.15, il progetto artistico Avant-dernière pensée, a cura di Roberto Galimberti, proporrà “Metamorphosis”, un dialogo ideale tra la partitura omonima di Philip Glass, presentata in quest’occasione in una inedita rilettura per trio (violino, violoncello e pianoforte) e alcuni frammenti dello straordinario cinema di Buster Keaton, che andranno a comporre le grandi scenografie video distribuite nelle 14 sale del Castello di Miradolo.
Il senso della meccanicità ritmica e le armonie, consonanti e sospese, di Philip Glass, musicista contemporaneo americano, trovano il corso del proprio mutare nella costruzione di ripetizioni che si fanno liriche e poetiche, e che arrivano a costituirsi, in questo evento, come leitmotiv della gestualità, della mimica, dell’azione, sullo schermo di Buster Keaton, che oltrepassa gli schemi del cinema muto per costruire una propria visione dell’immagine in movimento.
Grazie a un inedito sistema di ripresa e amplificazione del suono, i musicisti saranno dislocati, ciascuno, negli spazi della mostra dedicata a Fausto Melotti: suoneranno insieme, senza vedersi, ma la loro esecuzione sarà unica e udibile ovunque, grazie a un sistema di diffusione multicanale, studiato appositamente per gli spazi del Castello di Miradolo e sincronizzato con le differenti scenografie video in ciascuna sala.
Questa molteplicità di possibili punti di vista consentirà al pubblico, come in ogni realizzazione del progetto Avant-dernière pensée, di essere protagonista privilegiato: potrà fruire dell’ascolto ravvicinato dei singoli strumenti e godere dell’intera partitura in una cornice storica ricca di fascino e suggestione, muovendosi tra le grandi scenografie video e l’oscurità delle sale lo avvolgeranno.
Nel finale del Concerto, a sottolineare il ruolo attivo del pubblico che non resta semplice spettatore, nel buio delle sale ciascuno potrà accendere una propria piccola torcia, portata da casa, per completare una scenografia che si comporrà così di luci e ombre, ideale trasfigurazione delle immagini in bianco e nero che, fino a quel momento, avranno accompagnato l’esecuzione.
Gli esecutori
Roberto Galimberti, violino
Laura Vattano, pianoforte
Marco Pennacchio, violoncello
I tecnici
Marco Ventriglia, audio e supervisione tecnica
Edoardo Pezzuto, illuminotecnica
Giulio Pignatta, intermedia
Orari
Ore 21.15
Alle ore 20 Roberto Galimberti incontra il pubblico per la “Guida all’ascolto“. I posti sono limitati.
Costi
Intero: 25 euro
Ridotto per chi porta con sé una piccola torcia elettrica: 22 euro
Ridotto Abbonati Musei: 22 euro
Ridotto under 30: 15 euro
Gratuito bambini fino a 6 anni di età.
La prenotazione è obbligatoria al n° 0121.502761 e-mail prenotazioni@fondazionecosso.it
I posti per ogni performance sono limitati.
BUSTER KEATON (Kansas 1895 – California 1966)
Attore, regista e sceneggiatore statunitense, è stato tra i protagonisti del cinema muto classico. L’American Film Institute lo ha posizionato al 21° posto in una classifica delle più grandi star maschili della storia del cinema. Molto apprezzato dalla critica e dagli appassionati del settore, è divenuto immortale grazie alle sue “gag” e alla sua comicità degli anni Venti, la cui fisicità, le cadute e le acrobazie sono un tratto distintivo. Tra i cortometraggi più famosi in cui Keaton è stato attore e regista compare “Una settimana”, la parodia di un documentario sulle case portatili: indimenticabile la scena in cui una parete della casa gli crolla addosso, ma lui si salva poiché si trova al centro dell’apertura di una finestra.
PHILIP GLASS (Mariland 1937)
Noto per le sue sperimentazioni nel campo della musica minimalista e per la sua grande attenzione alle culture musicali extra europee, Philip Glass ha composto molta musica contemporanea, anche per le produzioni teatrali, colonne sonore di film e documentari di richiamo internazionale.
Attraverso le sue opere, le sue sinfonie, le composizioni per il suo ensemble e le collaborazioni con artisti del calibro di Twyla Tharp, Allen Ginsberg, Woody Allen e David Bowie, Philip Glass ha avuto un impatto straordinario nel panorama musicale e intellettuale del nostro tempo.Ha compiuto quest’anno 80 anni.
ALCUNE RIFLESSIONI – Roberto Galimberti, Avant-dernière pensée
Perché, insieme, Philip Glass e Buster Keaton?
Le ragioni sono molte. Forse, però, una prospettiva mi sembra interessante: le poetiche compositive di Glass e Keaton sembrano conservare due anime, una meccanica e una lirica.
Ci sono gesti in Keaton che, grazie alla sua fisicità e al suo straordinario controllo del corpo, divengono chirurgici, freddi, quasi “oggettivi”. Anche in Glass, la componente ritmica, il “tre contro due”, che spesso ritorna, conserva la stessa meccanicità. Sembrano, entrambi, distaccarsi dal materiale che compongono, per poi “ritornarci dentro” con un’umanità straordinaria, con un calore inesauribile. I temi musicali, semplicissimi, nascosti tra le cellule ritmiche, esplodono di essenzialità e poesia. Così come in Keaton, quando da “maschera” torna uomo. Un piccolo esempio: il film “One week” racconta di due sposi novelli che costruiscono la propria casa: un’abitazione surreale, goffa, inabitabile. L’assemblaggio rigoroso, meccanico, oggettivo e ossessivo sembra sciogliersi quando la sposa, con un pennello, disegna sul muro due cuori trafitti da una freccia. In quell’istante, Keaton sembra commuoversi, sembra abbandonare la distanza, imbarazzato per un affetto apparentemente immotivato per uno sforzo, il suo, così vano e inutile (una casa impossibile). È nel bacio, in quel bacio, che Keaton sembra mostrarci la possibilità, oltre l’alienazione, oltre il quotidiano, di tornare uomini.
Steve Reich e il tempo della natura per il Concerto d’Estate 2017 e ora Glass. Ancora con una riflessione sul tempo con due autori contemporanei?
In un certo senso, i due lavori sono complementari. In uno, in cui protagonista era la musica di Steve Reich, la riflessione insisteva sulla percezione del tempo della realtà che ci circonda, sul senso dell’incessante ma impercettibile cambiamento della natura nel tempo. In questo, in cui vengono rilette alcune pagine di Philip Glass, la riflessione è sul tempo che ci restituisce la macchina, sul tempo reale che la cinepresa coglie e che il proiettore ci restituisce in frammenti, tutti di uguale durata e che tendiamo a percepire come oggettivi, “veri”, senza che, necessariamente, lo siano. È il tempo di un’azione che si può frammentare, non l’azione stessa, che non procede per intervalli regolari; la macchina non discrimina il senso ma, in una certa prospettiva, si trova ad interpretarlo.
Perché proprio Buster Keaton?
Buster Keaton si interroga sul linguaggio filmico non soltanto dal punto di vista narrativo, ma anche sulle possibilità strettamente tecniche che il mezzo offre. Un piccolo esempio. In una scena del film The playhouse, Keaton interpreta tutti i personaggi di un teatro, dai tecnici, agli orchestrali, ai ballerini, agli spettatori. Riprende tutti i suoi possibili e li colloca simultaneamente sulla scena. Solo il cinema consente questo uso della propria immagine moltiplicata all’infinito. È nell’ottica di questa analisi del mezzo cinematografico che la performance va letta, al di là della semplice sonorizzazione; intende, cioè, divenire un’esperienza di ricerca in un certo senso autobiografica: il rapporto tra arte e tecnologia, insieme.
On-line dal 22-12-2017 questa pagina
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