Bob Log III (Usa, One man Band) + Blues Against Youth in Concerto
Blah Blah
via Po 21, 10124 Torino
Ingresso 7 euro
Musicista e songwriter americano originario di Tucson e membro unico della sua eponima one-man band di blues lo-fi, di base in Arizona. Nei suoi live indossa una tuta blu, un casco da motociclista, maschera ad ossigeno collegata alla cornetta di un telefono e suona la chitarra e batteria. Bob Log è in tour quasi costantemente in tutto il mondo. E' cresciuto ascoltando Chuck Berry, Bo Diddley e gli AC/DC. A 16 anni si innamora del Delta Blues, modellando il suo stile su quello del chitarrista "Mississipi" Fred McDowell. Inizia la sua carriera con i Mondo Guano, ma ben presto decide di proseguire come one-man band. Nuovi strumenti, combinati con il suo stile di chitarra slide, la voce distorta ed un accompagnamento ritmico latineggiante, costituiscono la cornice compositiva delle sue canzoni. Circondato da una patina di mistero e leggenda, ha suscitato l'attenzione della stampa con la sua mano sinistra che si dice essere stata sostituita con la zampa di una scimmia. Da menzionare la grottesca pratica "Boob Scotch" (che gli ha valso la menzione su Playboy) narrata nel brano Log Bob, in cui invita il pubblico ad inzuppare uno dei propri seni nel suo drink predisposto sulla scena. Di lui Tom Waits dice "Bob Log è la roba più strana che tu possa mai aver sentito. Non capisci una parola di quello che dice. Mi piace la gente che appiccica maccheroni su un pezzo di cartone e poi lo tinge d'oro. E' quello che fondamentalmente aspiro a fare anche io".
“La sua è la classica formula della one man band: chitarra, voce, cassa e charleston. Il che vuol dire totale libertà, ma anche qualche naturale limite. TBAY questi limiti li supera anche per merito di una sezione ritmica molto ben suonata e di un approccio al blues, garagioso e country’n’roll, divertito oltre che divertente, come ascoltare gli Oblivians e Jon Spencer che rifanno Robert Johnson al matrimonio di un caro amico. ” Rumore
"...Quando sale sul palco The Blues Against Youth, l'impressione è quella di avere attraversato un varco spazio/temporale: voce, chitarra, cassa e charleston per un set venato di blues, sporcato di country e impregnato dei sapori del sud, brani lascivi e mood da "musica del diavolo" segnano uno show che calamita l'attenzione e fa muovere il corpo a tempo..." Audiodrome.it
"Dietro le spalle storie raccontate da HankWilliams e Richard Johnston, ascoltate dentro qualche scantinato dove punk e hardcore la facevano da padrone. Un disco sporco e slabbrato." Il Manifesto, recensione di "Pure At Heart Blues"
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