A distanza di alcuni giorni dalla visione di "Fabrizio De Andrè Principe Libero", la miniserie andata in onda sul canale RAI , mi sento di darne un giudizio soprattutto senza le influenze delle opinioni dei social, oltre che di molti amici. Bene, posso dire tranquillamente un paio di cose: primo: non siamo ahimè al cospetto di un capolavoro ma, ne tanto meno di fronte alla solita sbobba alla "Don Matteo" e sia chiaro, oppure ad un esempio simile di mini serie come l'imbarazzante "Rino Gaetano", prodotta una decina di anni fa sempre per mano della RAI, dove l'unico a salvarsi è Santamaria, bravo a recitare ma anche a cantare, ma la storia di un Rino traslato in versione Jim Morrison è veramente grottesca. Secondo: una delle principali critiche piovute sulle due puntate è stata soprattutto su Marinelli, quella legata ala pronuncia romanesca del De Andrè televisivo. L'avevo notato subito in un trailer , ma, a dire il vero, nel corso delle oltre tre ore io non ho mai sentito Marinelli rivolgersi a Dori Ghezzi con " A Dò, passame a ghitara!!" oppure " se famo du spaghi"!. Ecco credo che in molti abbiano sentito quello che volevano forse sentire, ma forse anche sentirlo parlare in un genovese non suo sarebbe risultato macchiettistico come il Servillo/Andreotti de "IL Divo".Marinelli è davvero bravo, oltre ad avere una discreta somiglianza con il cantautore. Lo avevamo visto in "Non Essere Cattivo" di Claudio Caligari,e in "Lo Chiamavano Jeeg Robot" ora è negli USA con un ruolo nella serie "Trust" in compagnia di Giuseppe Battiston altra eccellenza recitativa italiana. Tra gli altri interpreti certamente un occhio più che di riguardo per lo strepitoso Gianluca Gobbi/ Paolo Villaggio: sembrava a tratti di rivedere l'originale! il vero problema è a tratti una mancanza di approfondimento sulle radici musicali ma, forse è chiedere troppo, per un prodotto destinato alla prima serata, con un pubblico variegato, probabilmente non abituato a questo genere di proposta, mi riferisco ad una più approfondita operazione di scavo nella storia dei dischi oltre che nella psicologia dei personaggi. Sfuggono, se non si è più che preparati, alcuni personaggi come la figura appena accennata di Riccardo Mannerini, un personaggio la cui vita sembra uscita dalle matite di Hugo Pratt. Quest'ultimo scrisse i testi o almeno gran parte di quel capolavoro che è l'esordio discografico dei New Trolls, "senza orario Senza Bandiera" arrangiato da De Andrè. Comunque non ci si annoia anche se paiono improbabili i buoni rapporti con il padre, un Ennio Fantastichini un po sottotono, e la figura della prima moglie forse un po troppo in ombra e resa come una spacca balle ma, d'altronde la fiction ha avuto il benestare di Dori Ghezzi, per cui forse si è preferito scegliere un percorso di parte. Realizzare fiction o film autobiografici non è semplice , pensiamo a "The Doors" di Oliver Stone anch'esso ,a tratti interessante interessante, ma, con momenti di caduta importanti, tanto da scadere nel trash. Proprio per questo non mi sento di dare un giudizio totalmente negativo, si puo e si poteva fare di meglio per cui forse, alla prossima occasione mi aspetterei qualcosa di decisamente migliore: non lo boccio quindi ma lo rimando a data da destinare.
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