La Bora investe la città di Trieste quando Cervo Bianco ( ma il vero nome, si saprà solo successivamente, è Edgard Laplante, un meticcio di Rhode Island figlio di un muratore canadese e di una nativa americana), sbarca insieme a due contesse austriache: Antonia Khevenhuller, di cui è diventato amante, e la madre di quest'ultima. Le ha convinte a finanziare una campagna di aiuti alle popolazioni native del Canada a cui si spaccia di appartenere, ovviamente non esiste nessuna tribù a cui andranno i proventi delle donazioni, e vuole incontrare il Duce per convincerlo a fare donazioni. Per di più in quell'estate Mussolini ha una patata bollente tra le mani da risolvere, l'omicidio del deputato socialista Matteotti, e cosa c'è di meglio se non la visita di un vero capo indiano nel bel paese e farlo diventare un caso nazionale in modo da distrarre l'opinione pubblica??
I principali quotidiani infatti si scatenano per dare risalto a questa visita, aggiungiamo il carattere istrionico di Cervo Bianco che esibisce in particolari gesta, come quella di distribuire banconote da 5 e 10 lire (belle cifre per l'epoca) quando viene accolto da folle imponenti nei suoi incontri pro raccolta aiuti ai nativi americani; la figura è di grande fascino un uomo che sta dalla parte dei deboli contro i "cattivi americani" è un colpo di sicuro acchito. In realtà il nostro indiano è un attore che da quando ha vestito i panni del pellerossa per promuovere il film "I PIONIERI" da quelle vesti non c'è più uscito.
Per diversi mesi, l'antesignano di Vanna Marchi, viaggia in lungo e in largo per il paese fino al 13 dicembre quando da Torino si trasferisce a Bellinzona in Svizzera e poi a Lugano dove viene raggiunto da un mandato di cattura internazionale dagli Stati Uniti, in Svizzera si tiene un primo processo dove dichiara: che Chief White Elkera era il nome che aveva assunto lavorando in un circo nel ruolo dell’Indiano. Durante il processo mantiene sempre la stessa linea di difesa: "sono un artista, tutto ciò che ho detto di me era da intendersi nel quadro di una narrativa teatrale".
Nel 1926 un secondo processo si tiene a Torino e viene condannato a cinque anni di reclusione di cui ne sconterà meno di tre e nel 1929 dopo la scarcerazione tornerà negli USA dove riprende la carriera teatrale fino alla morte avvenuta nel 1944 a Phoenix. Il costume acquistato ai magazzini Lafayette è oggi conservato con diverse foto al museo di antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino.
Voglio aprire una piccola polemica: da alcuni anni diverse associazioni culturali si battono per la chiusura di suddetto museo in quanto lo ritengono razzista nei confronti dei meridionali a causa delle teorie lombrosiane sulla conformazione fisica che sarebbe indice di origini malavitose. Ora non trovo nel museo tutta questa apologia delle idee del Lombroso, che fu per altro un pioniere della modera criminologia, pur sbagliando, ma quando si chiede di chiudere un museo che mi ha fatto conoscere le vicende di cui ho raccontato sopra mi viene la pelle d'oca, chiedereste la chiusura del Colosseo perchè li venivano uccisi i primi cristiani? direi di no, spesso poi chi fa questo tipo di richieste non ha visto il suddetto museo e a me non resta altro che invitarvi a visitarlo e a trarne le vostre conclusioni.
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