Autore
Simonetta Mitola
“Prendono tutto seriamente ed è esattamente così che costruiscono le loro auto. Preferisco guidare una tedesca”. Claudia Schiffer, con grandi sorrisi e svolazzante criniera, in uno spot del 2014 sottolineava un luogo comune che, adesso, rischia di crollare. Nell’immaginario collettivo i tedeschi sono considerati garanzia di qualità, affidabilità, serietà, professionalità. Il mito della perfezione tedesca, però, sta andando in frantumi. Alla luce dello scandalo Volkswagen qualcosa sarà di rivedere.
La casa tedesca, infatti, per risultare in regola con i limiti imposti per le emissioni di gas nocivi ha installato un sofisticato software su alcuni modelli di autovetture diesel commercializzate dal 2008 al 2015. Le vetture incriminate sono la Audi A3, le Volkswagen Golf, New Beetle, Jetta e Passat 2mila turbo diesel a 4 cilindri. Volkswagen adesso rischia una multa salatissima: gli americani potrebbero chiedere fino a 37.500 dollari per ogni auto coinvolta nello scandalo e potrebbero obbligarli al richiamo delle vetture incriminate per rimetterle in regola. Una truffa più all’italiana che alla tedesca, che rischia di far crollare l’immagine del brand e di fargli perdere il mercato americano.
Mancano due mesi al vertice europeo di Parigi sui cambiamenti climatici, ed è esplosa la bomba. L’Europa aveva fatto i compiti a casa e voleva presentarsi come la più brava nella riduzione delle emissioni. Ma non sarà più cosi. La Volkswagen era già stata smascherata e, da oltre un anno, l’Epa (l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) le stava con il fiato sul collo. Alla fine i tedeschi hanno dovuto confessare: i veicoli Volkswagen incriminati non sono in regola con i parametri imposti e, secondo gli ispettori Usa, inquinano fino a 40 volte più del consentito. La frode non è accidentale, bensì deliberata e sistematica. E non si limita al superamento dei limiti consentiti, si allarga anche ai numeri di vetture coinvolte: secondo i tedeschi si tratterebbe solo delle 500.000 vetture circolanti negli Usa, in realtà sarebbero 11 milioni i veicoli in tutto il mondo potenzialmente truccati.
Ma quali possono essere i rischi per la salute e l’ambiente di autovetture in circolazione così inquinanti? Lo chiediamo a Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente.
Sono 10 milioni le auto diesel vendute lo scorso anno nel mondo. Le macchine diesel emettono sostanze cancerogene?
Le emissioni dei motori diesel sono considerate, da molti anni, tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, tanto che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le ha classificate come cancerogene per l’uomo (gruppo 1 IARC). L’attenzione è puntata sugli ossidi di azoto prodotti dagli autoveicoli, la cui presenza in atmosfera resta costante, a differenza di altri inquinanti che negli ultimi anni hanno visto azzerati i loro valori. E sono proprio le auto diesel ad emetterne le quantità maggiori considerando che, negli ultimi anni, è aumentato il numero di immatricolazioni di vetture diesel di grossa cilindrata che consumano e inquinano di più.
Perché, allora, si chiama diesel “pulito”?
Perché grazie alle innovazioni tecnologiche oggi il diesel inquina molto meno rispetto a 10 anni fa, ma rimane comunque una fonte di inquinamento importante. Il caso Volkswagen però è differente, in questo caso sono stati manipolati i dati.
Quali possono essere le ripercussioni sulla salute e sull’ambiente?
Gli ossidi di azoto sono dannosi per la salute se in concentrazioni molto elevate, la loro presenza in atmosfera causa inquinamento secondario come l’ozono nella stagione estiva. L’area padana risulta essere la più a rischio, e si contano 3400 morti prematuri in Italia a causa dell’ozono. Insomma l’ossido di azoto deve essere monitorato e non dovrebbe essere emesso. L’assurdità è che spesso, quando i comuni fissano i giorni di limitazioni al traffico in base al tipo di motore, l’euro diesel può circolare.
I test sulle emissioni delle autovetture sono affidabili?
Il sistema di calcolo di emissioni e consumi è da rivedere, adeguandolo all’uso che oggi si fa dei veicoli. I test attualmente si fanno in laboratorio e non su strada, e non considerano il carico a bordo, i finestrini aperti, l’uso di dispositivi elettrici ed elettronici che possono aumentare i consumi. Il sistema di calcolo è datato ed è da rivedere. Inoltre sarebbe necessaria l’istituzione di un soggetto terzo indipendente che faccia verifiche e controlli.
Questo scandalo potrebbe incentivare la produzione di auto ibride o elettriche?
Lo scandalo Volkswagen sicuramente rimette in chiaro come le autovetture e il traffico su strada continuino ad essere una delle principali fonti di inquinamento. Effettivamente potrebbe spingere i nuovi acquirenti a scegliere auto meno impattanti. Mi auguro che faccia riflettere sul fatto che non esistono auto “pulite” e non inquinanti e spinga a rivedere il sistema di trasporto pubblico.
Simonetta Mitola
On-line dal 25-09-2015 questa pagina
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