Appena uscito dall’ospedale nel quale ero trattenuto in seguito ad un arresto cardiaco, venutomi dopo aver visto la pubblicità del Festival di San Remo sulle reti RAI, ho pensato tristemente ad un po’ di cose. Su tutte, dopo aver pagato il ticket (salasso che avrebbe potuto innescare un nuovo arresto cardiaco, proiettandomi in un circolo vizioso senza fine), ho pensato alla ridicola questione della privacy.
Non ricordo nemmeno quando sia iniziata questa finta mania della privacy, forse al principio degli anni 2000. Abbiamo cominciato a firmare fogli e cartacce in seguito ad ogni documento; persino al fondo dei curricula è imperdonabile dimenticare la frase magica con la quale si autorizza, ai sensi della legge vattelappesca, il trattamento dei dati personali.
Tutto questo mentre siamo spiati quasi in ogni zona della città, o davanti e dentro ogni attività commerciale, dalle telecamere; appariamo in migliaia di video, foto, immagini, mailing-list, ricerche di mercato, nominativi per essere contattati da compagnie telefoniche o da qualsiasi altro servizio in cerca di utenti.
E, quel che è peggio, è che sono le persone stesse a ignorare la propria privacy. Firmano scartoffie in serie credendo di tutelarsi e poi raccontano la loro vita nel minimo dettaglio, scandiscono le loro giornate a suon di post, ci informano e fotografano i piatti che mangiano a pranzo e cena, ci indicano i posti in cui vanno a ballare, i nuovi acquisti, quanta benzina hanno ancora nel serbatoio e se l’ex sta già con qualcun altro. Quindi, trovo questa faccenda esasperante della privacy davvero ridicola.
Il culmine si tocca negli uffici pubblici, in alcuni negozi, nelle banche e nelle farmacie.
Alle Poste è diventato un inferno: mille sigle diverse per indicare mille operazioni diverse, un percorso segnato da linee gialle e cordoni per instradare il prossimo, manco si fosse vacche al mattatoio. Io sudo già solo a capire quale pulsante devo schiacciare per avere il numero della coda giusta. E poi, aspetto a sei metri di distanza, come se mi cambiasse la vita sapere quanti centesimi avrà di resto la madama che ha pagato la bolletta della luce prima di me. Una volta sono stato rimproverato, dalla cassiera di un grosso negozio di marchingegni elettronici, perché non stavo dietro alla linea gialla: al ché, persino il signore che stava pagando mi ha guardato con aria allibita, per nulla contrariato di aver acquistato un gioco della Playstation davanti a tutti. In banca, l’accanimento è già più comprensibile, anche se temo che la privacy sia tenuta in conto soprattutto affinché gli altri clienti non sentano come vengono fregati-illusi-sfruttati-buggerati alcuni vecchietti grandi risparmiatori, ovvero: è una privacy che tutela il cassiere più che il cliente. Ripeto, si tratta di soldini, dunque è più accettabile il discorso sulla riservatezza. Eppure ci sono degli eccessi: agli sportelli di una nota banca, si entra in una specie di sarcofago di legno in stile Ramses II e si è “guardati a vista” da una guardia virtuale che campeggia su un monitor mastodontico in cima alla parete centrale. Il fondo si tocca in farmacia. È vero, forse non è gradevole sapere e far sapere i nostri malanni e quelli altrui. Ma, a ben vedere, come potrebbe cambiarmi in qualche modo l’esistenza sapere che la signora davanti a me prende la pomata per le ragadi o una pastiglia per alleviare l’infiammazione al colon? “Faccia un passo indietro, devo prendere la tachipirina e non voglio che si sappia in giro!”.
Una volta in farmacia, un paio di anni fa, avevo rispettato la mia bella coda ed ero giunto integro al bancone. Le brave persone dietro a me, rispettavano la temibile linea gialla a loro volta. Arrivò la farmacista ed io, quasi sussurrando (dato il clima di terrore), chiesi il medicinale di cui necessitavo. Quella, col senno di poi simpaticamente, appena decifrata la grafia cuneiforme del dottore, ha urlato alla collega che trafficava tra gli scaffali dalla parte opposta della farmacia: “Rita, al signore serve la pomata per il culetto di bambini!”.
Ecco dov’erano finiti 20 anni di scartoffie per la tutelare la mia privacy.
Aggrega contenuto