Autore
Davide Amerio
È iniziato questa mattina a Villarfocchiardo (To - Val Susa) il seminario di “Riflessione e di proposta per la denuclearizzazione” che vede impegnati esperti italiani e francesi in un confronto per ottenere il bando delle armi nucleari. Il 26 settembre (domani) è la giornata ONU per il disarmo nucleare.
La stragrande maggioranza delle popolazioni del mondo non se rende conto ma viviamo costantemente su una immensa Santa Barbara che può esplodere in qualsiasi momento sterminando l’umanità. Con il venir meno delle tensioni internazionali causate dalla guerrafredda non è diminuito il rischio di una guerra nucleare. Negli arsenali di 9 stati si possono contare circa 16.000 bombe nucleari e ciascuna di esse ha una potenza pari a 30 volte quella di Hiroshima. Circa 2000 di queste bombe sono montate su missili in stato di allerta permanente, pronti a partire in 15 minuti.
Dal 1945, spiegano gli studiosi, in media ogni 6 anni il mondo è stato a un soffio dallo scoppio di una guerra nucleare. Per quanto tempo si può confidare di aver fortuna in uno stato di precaria sopravvivenza? L’equilibrio mondiale è basato sul terrore e sulla minaccia dell’uso di queste armi e nessuno può offrire garanzie che queste non vengano utilizzate anche a fronte di un banale errore umano.
Il lavoro del seminario si articola proprio per rispondere a questa condizione perenne di precarietà della sopravvivenza della specie umana; è ben comprensibile che una quantità di simili armamenti, se attivati anche per errore, scatenerebbe la fine del mondo. Se il lancio riguardasse anche solo un numero limitato di testate, i riflessi prodotti dalla devastazione ambientale in una zona, a causa della potenza messa in campo, avrebbero conseguenze disastrose su tutto il pianeta. Pensiamo ai casi “circoscritti” degli incidenti nelle centrali nucleari per produrre energia civile.
Occorre agire, politicamente, per creare le condizioni di condanna del principio della “deterrenza” a mezzo di armi nucleari, spiega Alfonso Navarra (anti-giornalista – come ama definirsi – studioso e obiettore alle spese militari e nucleari). Ciò che deve essere sancito è il diritto dell’umanità alla sua sopravvivenza che è costantemente minacciato dalla deterrenza nucleare. A margine del Conferenza della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop 21) che si terrà a Parigi il novembre prossimo, l’idea degli studiosi è di lanciare una dichiarazione-appello ai governi per costituire una “carta dei diritti dell’umanità“. Gli stati moderni, per loro storia e costituzione, godono dei principi di sovranità in quanto essi devono impegnarsi nella protezione, in primo luogo, dell’umanità e dei diritti della persona. Se l’umanità nel suo complesso è costantemente minacciata dalla presenza di arsenali militari, quale senso ha la sovranità degli stati?
La questione presenta risvolti complessi alla luce del Diritto Internazionale, spiega l’avv. Fabio Strazzeri; l’azione degli accordi internazionali e dei trattati si è concentrata sulle limitazioni alla violenza durante i conflitti. Ma l’uso della “violenza nucleare” pone un diverso problema nel momento in cui determina le sorti dell’intera umanità a prescindere dalle motivazioni – e dalle ragioni di parte, – che possono aver scatenato il conflitto.
Le organizzazioni come l’Onu, pur possedendo uno statuto di tipo pacifista che ammette il ricorso alla guerra solo nel caso di legittima difesa, non sono più sufficienti ad affrontare una materia così delicata e complessa. Il concetto stesso di “legittima difesa” che, nel diritto, viene ammesso in proporzione all’offesa ricevuta (per esempio: se qualcuno mi ruba una mela non gli posso sparare), viene nel caso del nucleare a cadere in contraddizione. Comunque sia una “difesa” con l’utilizzo di armi nucleari è sempre sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta in quanto foriera di sterminio del nemico o causa di una risposta altrettanto violenta che conduce allo sterminio dell’intera umanità.
Una soluzione può essere trovata promuovendo meccanismi internazionali che vertano a creare una “consuetudine” all’interno del diritto internazionale valevole per tutte le nazioni. Gli accordi rettificati per la “non proliferazione” delle armi nucleari sono insufficienti per risolvere la questione dello pericolo di sterminio. A tal proposito Navarra ricorda che Stati Uniti e Italia sono inadempienti: i primi per aver comunque apportato migliorie tecnologiche alle testate nel nostro paese (le nuove testate saranno classificate come B61-12 anziché B61) e il nostro paese vìola i trattati fornendo supporto logistico. A tal riguardo è nota, agli esperti, la motivazione reale dell’acquisto dei nuovi caccia F35 americani: sono preposti al trasporto delle nuove testate B61-12.
Vi invitiamo a partecipare al convegno in corso. troverete interessanti argomentazioni e avrete la possibilità di discutere con tecnici ed esperti. Riportiamo il programma del Convegno (già presente nella nostra sezione Eventi):
Venerdi 25 settembre 2015
Sabato 26 settembre 2015
Davide Amerio
On-line dal 25-09-2015 questa pagina
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