Autore
Edoardo Di Mauro
XEL (Alessandro Ussia) è nato a Torino, dove vive e lavora, nel 1975.
Da un testo di Edoardo Di Mauro del 2012 :
Nell’introdurre questa personale di Xel non mi esimo, come da consolidata abitudine, dal ricorrere ad una introduzione di carattere storico che meglio può far comprendere la contestualizzazione del lavoro nella complessa fase di contemporaneità avanzata che stiamo vivendo. La sua produzione, attualmente e per ammissione esplicita dello stesso autore, è inquadrabile nell’alveo di un movimento, la Street Art, che, sebbene non organico come struttura, essendo composto da singole individualità e ristretti gruppi, rientra in pieno in una linea che caratterizza la ricerca novecentesca e si presenta nuovamente in questa alba del nuovo millennio, in mutati modi e maniere. Caratteristica comune l’aspirazione ad un’ arte in grado di connotarsi per una autentica vocazione sociale e politica, e per una diffusione della sensorialità estetica nel vissuto quotidiano, al di là dei vincoli imposti dal mercato. Dopo la fase delle avanguardie storiche, Futurismo e Dada in primo luogo, negli anni ’50 movimenti come, tra gli altri, il Movimento per un Bauhaus Immaginista di Asger Jorn e l’Urbanistica Unitaria di Costant, questi ultimi due collegati all’ Internazionale Situazionista di Gallizio e Debord, riportano in auge, dopo la depressione post bellica ed all’interno della fase espansiva del boom economico, il rapporto tra arte, funzione e comunicazione. Con varie sfumature tutte queste personalità predicano la scomparsa del sistema dell’arte tradizionale, reo di mercificare il prodotto artistico e di neutralizzare la carica eversiva dell’avanguardia, e credono nella necessità di abbattere lo steccato tra arte e vita, in modo che la dimensione quotidiana e quella artistica divengano in sostanza la stessa cosa, intento perseguito anche dalle successive varie correnti dell’Arte Concettuale, dove le frange più radicali conducono versò una pressoché totale smaterializzazione dell’opera. L’ingresso nella stagione della post modernità, tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80, segna l’avvento di una fase nuova, dove crollano le antiche certezze, le grandi narrazioni e le ideologie che segnarono in maniera spesso tragica il corso del Novecento. La civiltà occidentale, e non solo, vede per la prima volta la prevalenza dell’immagine a scapito del logos, ed assiste all’ insorgere veemente di quella “società dello spettacolo” che Guy Debord aveva così brillantemente saputo preconizzare già nel 1967. Il lavoratore simbolo del plusvalore marxista si tramuta in consumatore ed in questo scenario, come è ovvio, la pubblicità e, soprattutto, la televisione giocano un ruolo centrale propinandoci una processione ininterrotta di simulacri. Nonostante le aspirazioni di molte menti illuminate il mercato dell’arte è ancora qui, ben vivo e presente, ed ha assunto, a partire dagli anni Novanta, i connotati di una bolla speculativa, con artisti tramutatisi in vere e proprie star system. Tuttavia è indubbio che la diffusione del linguaggio dell’arte si sia notevolmente espansa, così come la pluralità di sistemi e di possibilità di proporsi al loro interno con rigore e coerenza, sfruttando l’opportunità di comunicare attraverso Internet ed i social network, ed aggirando ogni censura. La dimensione dell’ arte urbana permette la riscoperta di una dimensione etica del creare, giocando sagacemente sue due fronti, ed affiancando gli interventi “clandestini” alla presenza sempre più frequente in sedi espositive “ufficiali”. Il lavoro di Xel si colloca pienamente all’interno di uno stile e di una modalità di azione che rende la Street Art una delle note di maggiore freschezza in un panorama spesso artefatto e sclerotizzato. Come ricordato da Xel nelle note biografiche, il suo esordio come artista di strada risale alla fine degli anni Ottanta quando nelle periferie torinesi, poco più che adolescente, inizia a “dipingere sui muri con il writing puro, quindi lettering accompagnato da qualche disegno (puppet) e sfondo”. L’ondata graffitista, esplosa a New York alla fine degli anni Settanta, e di cui ho avuto la fortuna di conoscere alcuni protagonisti, invade anche la nostra penisola. Questa volontà creativa, il desiderio di esprimersi direttamente nel contesto urbano per donargli vita, al di fuori di qualsiasi logica mercantile, inducono Xel a correre il rischio di un intervento repressivo, che puntualmente avviene alla fine degli anni Novanta , causandogli una temporanea fase di sconforto. Nei primi anni Zero l’artista rientra nella scena metropolitana virando dal graffitismo alla street art, adoperando tecniche quali lo sticker. Un soggiorno in Spagna nel 2007 dà a Xel la giusta carica per sposare in pieno la causa dell’arte e per definire il suo stile. Uno stile che adesso si muove a trecentosessanta gradi, dividendosi tra la produzione di acrilici su tela e la realizzazione di più ampie opere murali. I lavori presentati alla Pow Gallery costituiscono una esauriente carrellata della sua attuale fase artistica, caratterizzata da un buon successo. I soggetti delle tele si costruiscono attorno alla rappresentazione di elementi stereotipati ed archetipi legati all’immaginario ludico ed infantile. Costante la presenza di case, città immaginarie costruite sulle nuvole, alberi dal lungo fusto alla cui base una miriade di pulcini attende famelica del cibo che forse non basterà per tutti. La piacevolezza dell’apparato visivo, costruito su di un perfetto equilibrio formale e sul colore, non deve però trarre in inganno. La narrazione di Xel è una metafora, ancor più efficace per la sua non complessa lettura, rispetto a vari contorcimenti concettuali cui oggi si assiste, che sta ad indicare la precarietà del vivere quotidiano causa di incertezza soprattutto per le più giovani generazioni. Un messaggio, per tornare a quanto scritto in apertura, autenticamente politico, come testimoniato dall’inedito trittico presente in mostra, dove, con un insolito bianco e nero, Xel raffigura, demistificandoli ed allineandoli a vicende del quotidiano, tre tipici personaggi delle carte da gioco. Re, Regina e Fante.
Opere presso il Museo d’Arte Urbana :
“Torretta Rossa”, “Torretta Bianca” 2012 Piazza Risorgimento
“Senza titolo” 2013 Via Nazzaro quasi ang. Via Rosta/ Piazza Risorgimento
Edoardo Di Mauro
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