Autore
Edoardo Di Mauro
Il lavoro di Paola Risoli riesce nella non facile impresa di sintetizzare armonicamente, ad onta della apparente e quasi radicale difformità della soluzioni formali proposte, la sostanziale ambivalenza presente nella scena artistica attuale. L’artista piemontese vanta , nonostante la giovane età, un curriculum ricco di importanti partecipazioni in eventi pubblici e privati e, dopo una breve pausa di riflessione, il suo progetto artistico sta tornando prepotentemente alla ribalta. In questa collettiva la Risoli presenta una delle sue due linee di ricerca, recentemente presentate in simultanea in una personale presso la galleria Peccolo di Livorno dal significativo titolo “ Esterni / Interni”. Stante la morfologia dello spazio l’artista ha in questo caso optato per quella linea di intervento tra il figurativo e l’oggettuale con cui si è fatta conoscere ed apprezzare fin dai primi anni ’90. Si tratta di suggestive rappresentazioni di interni, allestite prevalentemente, ma non esclusivamente, dentro contenitori quali, ad esempio, valigie o monitor televisivi, dove l’artista, con grande fantasia, spirito scenico ed un tocco di opportuna ironia, raffigura, con l’ausilio di materiali vari di recupero, oggetti, carte ed il conforto “primario” dell’intervento manuale pittorico, interni d’appartamento, locali notturni ed altre ambientazioni in scala ridotta come potrebbe essere quella di una confezione “fai da te” di oggettistica per l’infanzia. Si tratta di veri e propri “luoghi dell’anima”, scenari che rappresentano simbolicamente l’interiorità dell’artista. Costruzioni della mente che potrebbero sembrare ideali set cinematografici, dove le inquadrature si soffermano su frammenti di vita densi di febbrile creatività, di spirito nomade, irrequieto e “bohemien”. Questi lavori apparentano Paola Risoli a quello che è stato a parer mio l’ambito di ricerca più significativo dell’Italia degli anni’90, attualissimo e giustamente rivalutato ai giorni nostri, definito come “concettualismo ironico”.Si tratta di un nucleo di artisti solo occasionalmente e prevalentemente all’estero apparentato da logiche di gruppo, caratterizzato da opere connotate da un estroso eclettismo, con ampio spazio concesso alla decorazione ed alla pittura, formulate con modalità analitiche e concettuali, oppure come supporto di “primarietà “ ad un ampio repertorio “secondario” oggettuale. Ma per far comprendere appieno il contenuto e la complessità dell’arte di Paola Risoli, in specie per chi vi si imbattesse per la prima volta, non si può non accennare al rovescio della medaglia, speculare al primo, che è possibile ammirare in questa sede. Si tratta degli “esterni” rappresentati con il tramite di una pittura figurativa nitida ed essenziale, volumetrica al punto da far assumere alle composizioni la nitidezza dell’iconografia metafisica, a sua volta ispirata dalla “premodernità” del primo Quattrocento. Sono per lo più paesaggi campestri, dall’impianto fortemente italiano quanto a connotazione ambientale, che esprimono un senso di quiete, al contrario delle scenografie d’interno, evocanti invece il movimento e la quotidianità. Immagini, quelle pittoriche, giocate sull’armonico dualismo tra le tonalità prevalenti del nero e del verde, evocanti il realismo magico, ad esempio, di un Carrà, filtrato attraverso la pop art inglese e le tecnologie digitali, fino ad assumere un rilievo di piena attualità. Opere di notevole equilibrio formale ma anche di grande fascino visivo ed impatto ed in grado di reggere prove inconsuete, come testimoniato assai di recente dall’installazione di due lavori permanenti all’esterno collocati nella cornice di due delle molte “finestre cieche” che caratterizzano il paesaggio architettonico del Museo d’Arte Urbana di Torino. Tornando allo specifico di questo allestimento, Paola Risoli ha opportunamente optato per la sua anima oggettuale, proponendo all’attenzione dei fruitori uno dei suoi classici assemblaggi, costituiti prevalentemente, dal punto di vista dei mezzi impiegati, da materiali di recupero, in sintonia con il tema della mostra. Ma, come è stato fatto notare nel testo di presentazione di una recente personale presso la galleria Zaion di Biella, con una tesi che mi sento di condividere, l’azione di riciclaggio condotta dalla Risoli assume una funzione, più che ideologica, poetica e narrativa, ed è interpretabile come elegiaco brano di memoria e simbologia indirizzata verso varie possibilità di traduzione, di pari interiormente personali e di apertura al mondo ed alla storia. Quindi i vari oggetti disposti nello spazio, caratterizzati dalla prevalenza del bianco, ad onta dell’abilità mimetica dell’artista sono da interpretarsi in chiave non iperrealista ma come retaggio di memoria : le scarpe, la sciarpa, il tavolo e la sedia che sembra tratta dal celebre dipinto di Van Gogh, inquadrati spazialmente con precisa distorsione prospettica indizio formale di antimodernità, quindi di antinaturalismo, vogliono, con gli strumenti e le attitudini del presente, rimandarci ad un “là ed allora”, vicino o distante che esso sia.
Edoardo Di Mauro, agosto 2005.
Edoardo Di Mauro
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