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Talco
David Cay Johnston è un giornalista d’inchiesta. Vincitore del premio Pulitzer per aver portato alla luce i buchi nel sistema fiscale di un eminente professore, si è sempre occupato di notizie scandalo: ha salvato un uomo innocente dall’ergastolo, rivelato le azioni di spionaggio e crimini commessi dal Dipartimento di Polizia di Los Angeles, interrotto un programma televisivo perché manipolava le notizie e smascherato agenti segreti che interferivano con la politica americana. Nel 1988 si trasferisce ad Atlantic City dove incontrerà Donald Trump. Inizierà a seguirlo negli anni, a raccogliere materiale per poi raccontarlo nel suo libro, uscito nel 2017 dove svelerà i segreti, gli affari e gli intrighi che stanno dietro al 45esimo Presidente degli Stati Uniti.
Donald Trump è un uomo potente. Nasce come imprenditore e investitore immobiliare, seguendo le orme del padre Frederick, lavorando prima nella sua azienda la Elizabeth Trump & Son e poi fondando la Trump Organization. Costruisce edifici, hotel, casinò e campi da golf in tutta l’America. Accresce la sua popolarità nel programma televisivo The Apprentice, da lui stesso prodotto e condotto fra il 2004 e il 2015 ed è presente nei concorsi di bellezza come Miss Universo, Miss Teen USA e Miss USA. Ha scritto diversi libri su sé stesso e sulle qualità che deve avere un manager, vendendo la sua filosofia motivazionale come un marchio di successo. Ha un patrimonio stimato di 10 miliardi di dollari ed è considerato uno degli uomini più ricchi del mondo. Partecipa alle elezioni presidenziali già nel 2000, prima col partito Democratico e poi con quello Repubblicano. Nel 2016 viene eletto 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Ma qual è la sua fortuna? Come è arrivato al successo? E come ha fatto ad avanzare la sua carriera? In questo libro il giornalista David Johnston svela i suoi segreti e i successi che lo hanno portato a vincere, delineandone il carattere, i contatti politici e quelli con altri esponenti criminali che hanno spianato la sua strada di imprenditore, permettendogli di arricchirsi, crearsi una fama e mostrarsi al mondo come il salvatore dell’America.
IL SEGRETO DEL SUCCESSO
Sono svariati i libri scritti da Trump stilati sulla linea della filosofia motivazionale di “The Secret”, che elencano le caratteristiche necessarie e il comportamento da adottare per vincere. Si concentra sulla passione per il lavoro, pensare in grande superando i propri limiti, essere determinati, avere contatti in ogni luogo, acquisire esperienza, seguire l’istinto, conoscere il pubblico, saper negoziare, essere pazienti, avere autostima e coraggio e puntare sulla bellezza come stile di vita in ogni cosa, proponendo sé stessi come unici. Sicuramente queste caratteristiche sono quelle che lo hanno portato a diventare un imprenditore affermato, che ha costruito proprietà in tutto il mondo. Nella sua filosofia c’è il segreto del successo, qualità che sicuramente possiede. Per Trump ogni edificio costruito deve avere un senso estetico spiccato ed essere sinonimo di grandezza. Questo è il marchio con cui si presenta. E davanti a questa imponenza non si può che rimanere stupiti.
VENDETTA
Uno dei punti su cui Trump punta e ha dichiarato più volte nei suoi libri è la vendetta: “Se qualcuno vi fotte, fottetelo dieci volte. Prendetevi sempre la rivincita” concetto ben espresso in “Pensa in grande e manda tutti al diavolo”. Il suo pensiero è stato applicato nei confronti di dipendenti considerati da lui “non fedeli” o verso soci in affari, fino alla sua parentela, togliendo l’assicurazione sanitaria al figlio del fratello primogenito, William, che gli aveva fatto causa, dopo la morte del padre. L’eredità prevedeva la spartizione dei beni tra i quattro figli vivi, escludendo il quinto mancato prematuramente e lasciando una piccola quota alla moglie. Ciò che colpisce non è solo la mancata empatia di Donald verso il nipote malato, ma la determinazione attuata per “punirlo”. Trump si è sempre dichiarato un buon cristiano, “Nessuno conosce la Bibbia più di me” ha sottolineato più volte. Ma i suoi atteggiamenti e azioni sono esattamente l’opposto degli insegnamenti delle Sacre Scritture, così come la Vendetta diventa una prerogativa personale e non una sentenza che spetta al divino.
Anche le dichiarazioni sessiste e razziste non rappresentano gli ideali della Bibbia. Trump identifica sé stesso come un uomo impeccabile e senza macchia dichiarando ai giornali: “Perché dovrei pentirmi se non faccio errori?” Una esuberanza e convinzione di chi si pone al di sopra di tutto.
Durante le elezioni ha più volte affermato le sue posizioni contro i mussulmani e accusato i giornalisti di false notizie sul suo conto, così come le dichiarazioni sessiste lo hanno reso celebre per essere un uomo che ha poco rispetto verso il genere femminile. Un esempio eclatante fu dichiarare la sua presunta relazione con Carla Bruni e la rottura con l’attrice perché “aveva il seno piccolo”. La relazione è stata smentita dalla stessa Bruni e la questione andò a tacere quando diventò la first lady del Presidente francese Nicola Sarkozy.
BENEFICIENZA
Trump si è sempre lodato di donare soldi in beneficienza. Ma tra il dire e il fare, c’è un abisso.
La legge americana vieta alle associazioni benefiche di schierarsi politicamente e di conseguenza di ricevere denaro dai candidati politici. Ma il miliardario americano è sopra la Legge. Durante la campagna elettorale dona 100 mila dollari a Liberty House, una piccola associazione a favore dei veterani di guerra, facendo elargire i soldi da un facoltoso inquilino della Trump Tower per aggirare i controlli. In altri casi ha dichiarato di cedere soldi in beneficienza ma le associazioni non hanno visto un centesimo, oppure, ha ceduto denaro ma senza rendicontare i versamenti. Con l’uscita del suo libro “Trump: The Game” del 1989 dichiarò di evolvere il denaro della vendita, dichiarazione smentita dalle stesse associazioni. In occasione della vendita del libro “L’arte di fare affari” del 1987 si vantò di aver donato 4 milioni di dollari, ma ne risultano solo 2 milioni.
RAZZISMO
La decisone di innalzare un muro che divida l’America dal Messico è un esempio dei valori e principi razzisti di Donald Trump. Già il padre, a soli 21 anni, era stato arrestato per aver partecipato a scontri con la polizia insieme a membri e sostenitori del Ku Klux Klan e il figlio ne seguirà le orme. Non a caso, dopo la sua elezione a Presidente lo stesso clan organizzerà una marcia in suo onore.
Nel 1972 il governo federale autorizzò alcune verifiche accusando Donald di avere un comportamento razzista perché selezionava le persone in base al colore della pelle per affittare le case a Brooklyn, dando priorità e accesso ai bianchi. La causa finì con un patteggiamento. In quella situazione Trump assunse come avvocato Roy Cohn con cui instaurerà futuri legami d’affari nel campo immobiliare e relazioni con potenti mafiosi americani nel campo immobiliare di New York, clienti di Cohn.
IL CASINÒ E I RAPPORTI CON LA MAFIA DI NEW YORK
Nel 1981 Trump richiede allo stato di New Jersey ad Atlantic City i documenti per l’apertura di un casinò. La legge per questo tipo di edifici è molto scrupolosa e indaga nel dettaglio nella fedina penale dei richiedenti. A quei tempi Trump non aveva illeciti, ma era stato indagato per alcuni traffici negli affari con boss mafiosi. Grazie ad accordi presi sottobanco con John Degnan, procuratore generale del New jersey e Michael Brown capo della Division Of Gaming Enforcement, eviterà i controlli che normalmente vengono applicati a chiunque decida di aprire una casa da gioco.
Anche la costruzione dei Casinò diventa ambigua visti i rapporti con John Cody, mafioso associato alla famiglia Gambino, con tre condanne e cinque arresti, presidente del sindacato dei camionisti. Cody controllava lo smaltimento del cemento premiscelato, materiale usato per la costruzione della Trump Trump, Trump Plaza e del suo casinò ad Atlantic City. Il materiale era comprato da una compagnia chiamata “S&A Concrete” i cui proprietari erano i boss Antony Salerno e Paul Castellano. Gli affari avevano come intermediario l’avvocato Cohn e lo stesso Trump fu visto incontrarsi con Salerno nel suo appartamento.
Risultano anche contatti con il trafficante di droga e spacciatore in Florida, Ohio, Tennesee Kentucky, Joseph Weichselbaum condannato tre volte. L’impresa si chiamava Damin Aviation diventata poi Nimad (Damin scritta al contrario) e in seguito American Business Aviation e preveda l’accompagnamento in elicottero ai casinò Trump Plaza e Trump’s Castle per i migliori giocatori. Oltre a cedere un passaggio, probabilmente vi era una accordo nel fornire ai giocatori anche droga e prostitute in forma privata ai clienti. I rapporti tra Weichselbaum e Trump aumentano quando il criminale affitta un appartamento al 32-C del Trump Plaza a Manhattan per soli 3000 dollari anziché i 7000 del canone mensile e compra due appartamenti nella Trump Tower al trentanovesimo piano per 2,4 milioni di dollari.
LA COSTRUZIONE DELLA TRUMP TOWER
La Trump Tower è un grattacielo di 58 piani, situato a New York che comprende uffici e appartamenti residenziali oltre ad essere la sede della Trump Organization. Inizialmente al numero 721 della Fifth Avenue, sorgeva il magazzino di abiti di lusso, Bonwit Teller, decorato con due pannelli a bassorilievo considerati esempi di Art Decò di grande valore. Le opere vennero inizialmente promesse al Metropolitan Museum, ma poi distrutte per non ritardare la costruzione dei lavori. Alcuni periti di Trump sostennero che le decorazioni non avevano un reale valore artistico e per tanto non necessitavano di essere salvate. Un comportamento inaccettabile secondo esperti d’arte che al contrario valutavano il patrimonio come uno dei pochi esempi storici rimasti.
Per i lavori della costruzione della torre, ingaggiò una ditta polacca la Kaszycki & Sons Contractors. Gli operai impiegati per la demolizione dell’edifico erano immigrati irregolari, sfruttati e pagati in nero, senza caschetti o mascherine protettive. In una intervista che il giornalista e autore del libro fece a David Sullivan, mediatore sindacale, uscì fuori che gli ispettori della sicurezza alle dipendenze del governo, erano sotto l’influenza dei clienti malavitosi dell’avvocato Roy Chon, fidato di Trump.
CIFRE VARIABILI SUL VALORE DEL PATRIMONIO
I valori che Trump assegna ai suoi edifici sono spesso variabili, presenta cifre alte a banchieri, imprenditori e al pubblico e cifre basse al fisco e ditte appaltatrici. Ogni volta che c’è una negoziazione Trump chiude gli accordi con termini segreti e i giudici sigillano le carte. Un esempio è dato dai suoi campi da golf. Il Trump National Golf Club Westchester sorge a una cinquantina di chilometri dalla Trump Tower e si trova in una zona di lusso. Lo stesso Bill Clinton frequentava il posto pagando una quota di iscrizione di 300 mila dollari. Trump afferma sotto giuramento che il valore del campo è di circa 50 milioni di dollari, ma dichiara al perito, incaricato della stima di terreni e immobili Fernando Gonzales, che vale 1,4 milioni.
Sorte simile per il Trump National Golf Club Bedminster. Valore del campo 50 milioni di dollari. Trump firma un accordo per la rinuncia di costruzioni edili e la conservazione del paesaggio, portandolo ad una detrazione del reddito di 39,1 milioni. Poi delimita dieci acri della proprietà come area di sepoltura riuscendo ad aggirare le imposte. Crea anche una zona con recinto per le capre, qualificandolo come terreno agricolo e azzerando la spesa. Da 80 mila dollari a 1100 all’anno. Grazie all’amicizia con l’influente politico comunale di Chicago, Edward M. Burke, ottenne sgravi fiscali anche per la Trump International Hotel & Tower, tagliando le imposte sul patrimonio fondiario e immobiliare di 12 milioni di dollari.
Inoltre, la legge del Congresso permette ai grandi investitori di detrarre dal loro reddito i salari, i guadagni del mercato azionario e perdite per il deprezzamento dei loro fabbricati. Se le perdite sulla carta dei fabbricati superano il reddito in moneta gli imprenditori possono dichiarare al fisco che le loro entrate sono pari a zero, diventando esenti nel pagare le tasse. Con questo stratagemma Donald Trump risparmia milioni di dollari.
FINTI RICONOSCIMENTI E TRUFFE
Il campo da Golf Trump International Golf Link in Scozia, è pubblicizzato come il miglior campo da golf del mondo. A definirlo è l’American Academy of Hospitality Sciences di cui il presidente è Joseph Cinque. Una foto ritrae Trump e Cinque con in mano una targa dorata onoraria per aver ricevuto le sei stelle Diamond. Anche la Trump Tower, il casinò Trump Taj Mahal e il resort Mar-a-lago in Florida sono premiati. I premi vengono assegnati da alcuni membri del comitato, di cui casualmente Trump fa parte, ed è stato designato dal titolo di “Ambasciatore straordinario”. La collaborazione tra Trump e Cinque è vasta: anche alti soci, clienti e membri della famiglia di Trump hanno ricevuto riconoscimenti e Cinque risulta tra i giuristi del concorso di Miss Universo patrocinato da Trump. Da recenti indagini, risulta che Cinque abbia però la fedina penale sporca e sia stato accusato di essere un contrabbandiere di abiti firmati e opere d’arte rubate, oltre ad avere legami con la famiglia mafiosa Gambino. Accusato di avere rapporti con un personaggio corrotto Trump negherà di essere a conoscenza della vita di Cinque e che il suo rapporto con lui era superficiale.
Altro caso…
Per la costruzione del Trump Ocean Resort, progetto nato nel 2006 da realizzare in Messico, Trump e la figlia Ivanka, fecero una grossa pubblicità per cercare acquirenti per i futuri appartamenti. Il “contratto di proprietà esclusiva” prevedeva una caparra di 5 mila dollari. Nel 2006 quasi duecento persone versarono 22 milioni di dollari per il progetto. Solo nel 2008 iniziarono ad esserci problemi e a uscire a galla le verità: la Trump Organization e Donald Trump non erano i costruttori del Resort. Trump, avevano solo concesso la licenza di utilizzo del marchio commerciale ad altri imprenditori che avrebbero eseguito i lavori. Questo portò gli acquirenti a intentare una causa, perché gli investimenti erano stati fatti sul brand di lusso immobiliare “Trump” che avrebbe dato prestigio ai locali. Nella causa si scoprì che Trump era solo un prestanome, che gli accordi siglati non prevedevano in nessun modo il coinvolgimento del magnate nei lavori e che la società di Trump era stata pagata ben 2 milioni di dollari per la concessione del suo nome.
Altra truffa è la Trump University, pubblicizzata da Trump come la migliore scuola per imparare a diventare imprenditori immobiliari di successo, una azienda che avrebbe fruttato 40 milioni di dollari sborsati da uomini disperati con la speranza di apprendere informazioni nel campo. Non avendo una sede e professori specializzati, le autorità di New York vietano al ricco proprietario di usare il titolo di “università”. Si scopre anche che i professori che tengono le lezioni non sono personale qualificato: uno era proprietario di un fast food, altri docenti sono in bancarotta, altri indagati da investigatori antifrode per la chiusura di numerosi uffici senza pagare dipendenti e fornitori. Le materie trattate, inoltre, risultano speculative e insegnano ai corsisti come vendere immobili senza licenza e prendere di mira le proprietà pignorate o in difficoltà economica. Trump nega tutto. Nel 2013 il procuratore generale della Florida, Pam Bondi, prende in considerazione l’idea di occuparsi della frode, ma riceve un assegno da 25mila dollari intestato alla fondazione And Justice for All, attiva nella campagna di rielezione di Bondi. Durante le indagini, l’assegno non risulta alla associazione in questione ma ad un'altra leggermente diversa per nome “Justice For All” impegnata a formare attivisti antiabortisti. Quest’ultima nega di aver ricevuto dei soldi. Le prove della donazione a Bondi hanno conferma nella dichiarazione ufficiale al quotidiano Tampa Bay Times di Nancy Watkings tesoriere della And Justice for All che sostiene “la campagna di Bondi è lieta di beneficiare del contributo della Donald J. Trump Foundation”. Grazie ai suoi avvocati e al raggiro della legge gli affari sporchi di Trump vengono magistralmente camuffati e nascosti.
AMICI IMMAGINARI
Per diversi anni Trump ingannò i giornalisti rilasciando dichiarazioni con lo pseudonimo di John Barron presunto vice e addetto ufficio stampa per poi mostrarsi pubblicamente confermando le dichiarazioni del suo portavoce. I giornalisti che spesso non controllano le fonti delle notizie non si preoccuparono di verificare l’effettiva esistenza di Barron, che rilasciava dichiarazioni solo telefoniche, ma mai si era visto in carne ed ossa. La farsa andò avanti per anni. Lo stesso nome di Barron venne utilizzato anche per minacciare l’avvocato John Szabo rappresentante dei lavoratori polacchi, impegnati nella demolizione del Bonwit Teller, che denunciò Trump per non aver pagato i lavori. L’inesistente identità di Barron, venne scoperta durante il processo federale del 1990 sul caso della brigata polacca per stessa ammissione di Trump e diffuso grazie al documentario di Libby Handros “Trump: What’s the Deal?” che lo fece girare sul canale di You Tube. La paura delle eventuali querele da parte del magnate, fece sì che nessuna emittente televisiva mandasse in onda il video. Scoperto lo pseudonimo, Donald ne inventerà un altro, John Miller. Con questa identità rilascerà dichiarazioni sulle sue presunte donne e amanti con cui è stato, da Madonna, a Kim Basinger e Carla Bruni. L’unica vera relazione sarà con Marla Maples con la quale si sposò ed ebbe una figlia. Anche questo nome verrà scoperto nel 1991, ma comunque riutilizzato dallo stesso Trump durante la campagna presidenziale del 2016.
L’obbiettivo di D. Trump è sempre stato quello di essere sulle prime pagine dei giornali. Si presenta come una persona discussa, amata ed odiata, grazie alla costruzione del personaggio che egli stesso si è creato. La strategia mediatica è semplice: distorcere le notizie, contraddirsi, querelare chi dica una opinione negativa sul suo conto. Per farlo punta sul fatto che i giornalisti di cronaca non abbiano fonti attendibili per dimostrare il contrario e a domande dirette che non può smentire, dichiara “non ricordo”. L’obbiettivo è formulare ipotesi, insinuare il dubbio, confondere le acque cosicché non si capisca più la realtà dei fatti. Donald è un uomo d’affari. Ha la genialità di sfruttare a proprio vantaggio ogni cosa traendone profitto, di saper ascoltare e carpire gli indizi da ciò che dicono le persone per formulare risposte anche quando non conosce l’argomento trattato.
È riuscito a tenere nascosto i suoi intrighi con narcotrafficanti di cocaina, criminali russi ed esponenti della mafia americana. È stato querelato molte volte da investitori per essersi rifiutati di pagare dipendenti e fornitori ed è riuscito a far deviare o archiviare le indagini della Polizia sul suo conto. Riesce ad aggirare le leggi americane a suo favore traendo benefici in ogni modo. Un esempio è dato dalla legge americana contro la corruzione che impedisce ai venditori di offrire i servizi offerti a prezzi ridotti ai politici, così da evitare eventuali favori futuri. Trump aggira il problema, acquistando direttamente dalla sua azienda i servizi di uffici, elicotteri e jet privati comprandoli dalla Trump Organization e traendo profitto dalle sue compagnie.
Ciò che risuona in questo libro sono le azioni che Donal Trump ha commesso, partendo dagli anni 80 fino ad oggi. Il suo interesse e amore smisurato per i soldi lo portano a comportamenti illeciti. Tutto questo fa di Donal Trump non solo uno degli uomini più ricchi del mondo, ma anche uno dei più pericolosi. Un uomo abituato a fare ciò che vuole, diventato il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America mette in dubbio la sua etica e la sicurezza nazionale. Il suo declamato interesse per Vladimir Putin, il disprezzo per le donne, messicani, musulmani, giornalisti e le regole democratiche diventano preoccupanti se paragonati ai suoi affari. Eletto presidente ha dato la carica di consigliere in Medio Oriente all’islamofobo Frank Gaffney e nominato capo strategico Steve Bannon, razzista e antisemita.
Il campanello d’allarme per la democrazia americana è attivato e il futuro degli Stati Uniti incerto.
Non ci resta che osservare.
LE PRINCIPALI PROPRIETÀ DI DONALD TRUMP
Trump Tower – Manhattan, NY, USA
Trump Park Avenue – Manhattan, NY, USA
The Trump Bilding – Manhattan, NY, USA
Mar-a-Lago – Palm Beach, Florida, USA
Trump National Golf Club – California, New Jersey, New York, Florida negli USA all’Isola di Canouan e in Scozia.
Trump International Hotel and Tower – Chicago, Illinois, Florida, Las Vegas, Nevada in USA, Dubai e Toronto in Canada
Trump Taj Mahal Casino Resort e Trump Plaza Hotel and Casino – Atlantic City, New Jersey, USA
Ha ideato un profumo da uomo (Trump: The Fragrance) è proprietario di una agenzia di Viaggi (GoTrump.com, Travel Trump Style), collezioni di lusso, case, ville e piatti specifici firmati Trump.
APPROFONDIMENTI
“Donald Trump”di David Cay Johnston, Einaudi, 2017
“Donald Trump. Avidità, potere e denaro” di Sabine Mayer, Edizioni Effedì, 2016
“WASP. L'America razzista dal Ku Klux Klan a Donald Trump” di Guido Caldiron, Fandango, 2016
“Trump 101. La via per il successo” di Donald J. Trump, Meredith McIver, Gribaudi, 2016
“I segreti del successo secondo Donald J. Trump” di F. Bogliari, Rizzoli, 2014
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