Autore
Stefano Qualizza
Con oggi si apre un nuovo capitolo delle rubriche al Kumiai!
Abbiamo, infatti, deciso di farvi conoscere un po’ più da vicino il mondo dei nostri atleti che rappresentano per i risultati, attualmente, raggiunti le nostre ‘’eccellenze’’ o se preferite rappresentano il punto di riferimento della squadra e dei judokas più piccoli che guardano a loro con ammirazione e con la speranza, perché no, un giorno di poterli emulare.
Daremo loro voce attraverso il racconto delle loro storie, e quelli che sono i loro sogni.
La prima atleta che andiamo ad incontrare, ed a presentarvi, è Ilaria Qualizza atleta entrata a far parte del Kumiai dal 2011.
Ciao Ilaria, parlaci un po’ di te…
“Sono nata a Rivoli il 14 novembre 1998 e sul tatami posso dire di esserci cresciuta. Sin da piccola ho praticato questo sport spinta dalla curiosità verso quella che inizialmente era la passione ed il mondo del mio papà, poi con gli anni…. questa curiosità si è trasformata in passione, la mia passione ed oggi è per me oltre che uno sport, è diventato anche uno stile di vita’’.
A quanti anni hai iniziato a fare judo?
” Avevo sei anni ed ero curiosa di saperne di più sullo sport che praticava il mio papà. Così gli ho chiesto se potessi andare con lui a provare. Mi è piaciuto così ho cominciato a muovere i primi passi, per poi iscrivermi successivamente ovviamente nella stessa palestra dove lui insegnava”.
Come sei arrivata al Kumiai?
“Non sono nata al Kumiai, ma ci sono approdata nel 2011 a seguito di una proposta da parte di due dei nostri migliori Tecnici, Max Pasca e Mario Del Chierico che già mi seguivano da tempo nelle competizioni e spesso mi invitavano a fare allenamento nella loro struttura. Credo che avessero visto in me un ottimo potenziale che si poteva andare a sviluppare per provare a raggiungere dei successi. Max Pasca e Mario Del Chierico hanno sempre creduto in me e nel 2011 mi hanno appunto proposto di andare ad allenarmi in pianta stabile nella loro palestra e ad entrare a far parte della famiglia del Kumiai. Devo dire che, la loro proposta mi ha reso felice; da parte mia non aspettavo altro perché volevo misurarmi con realtà più competitive di quella in cui mi trovavo con mio papà. Avevo il desiderio di confrontarmi con persone del mio stesso livello, mentre nella palestra dove mi trovavo non vedevo per me più occasioni di crescita. Al Kumiai ho avuto la possibilità di incontrare persone che mi sono sempre state accanto anche nei momenti più difficili, delle sconfitte, che hanno gioito insieme a me, delle mie vittorie’’.
Quali sono stati i tuoi risultati migliori?
‘’Ho partecipato a due campionati europei, ho vinto diverse medaglie nell’ambito della European Cup, Cadet prima Junior poi; sono stata più volte medagliata ai campionati italiani individuali Under 15, Cadetti e Junior ed anche a squadre ed infine per ben due volte mi sono piazzata quinta ai Campionati Italiani Assoluti. Il mio obiettivo futuro è conquistare un titolo italiano finora sempre, per un motivo o per l’altro, sfumato’’.
Ricordi la tua prima gara e la prima volta su un tatami internazionale?
‘’Avevo sei anni e la mia prima gara è stata al Palazzetto Le Cupole (ndr) ed ho vinto. Anche la mia prima gara all’estero la ricordo altrettanto bene. Avevo appena cambiato categoria da qualche mese, ero passata nei kg.70, ed avevo cambiato anche tipo di preparazione inserendo delle sessioni con i pesi per me una vera novità. La gara era la European Cup Cadet di Coimbra, Portogallo, ed ero accompagnata dal mio mentore Max e da Mario. Ricordo che ero molto agitata perché non avevo idea di che tipo di avversarie mi sarei trovata ad affrontare trattandosi della mia prima gara fuori dall’Italia. Mi classificai al settimo posto. Rimasi un pochino delusa del risultato ma Max e Mario mi rincuorarono. Lasciai Coimbra con un obiettivo ben preciso: quello di fare decisamente meglio la volta successiva. Così fu. La gara dopo a Teplice, Repubblica Ceca, conquistai la medaglia di bronzo. Una grande emozione salire sul podio. Quella medaglia mi ha permesso di partecipare, poi, ai Campionati Europei di Atene. Ricordo l’abbraccio con Max appena terminato l’incontro per la medaglia di bronzo, i suoi complimenti. Si trattava, anche, della prima medaglia per il Kumiai a livello internazionale. Indubbiamente una bella gioia’’.
Quante ore a settimana ti alleni? Si può essere un atleta di alto livello e allo stesso tempo avere una vita privata al pari degli altri coetanei?
” Mi alleno dalle quattro alle quattro ore e mezza al giorno tutti i giorni. Ormai il judo non è solo lo sport che pratico ma un vero e proprio stile di vita. Avere una vita privata al pari dei miei coetanei non è semplice e spesso non ci riesco. Mi sono trovata più volte nella situazione di dover spiegare perché non andavo a ballare o perché anche stasera vado ad allenarmi invece che uscire con le amiche. La vita di un judoka non è semplice da capire se vista dall’esterno e non sono mancati casi di persone che mi hanno chiesto se ne valesse la pena di rinunciare ad essere una adolescente con tanto tempo libero come gli altri per andare ad allenarsi anche quando il sole è alto e gli altri vanno al mare. Tuttavia le più grandi amicizie della mia vita e anche qualche amore (su questo tema Ilaria è decisamente ermetica) sono nati proprio all’interno della palestra. In fin dei conti solo chi vive una vita di sacrificio simile alla tua può davvero capire la fatica che c’è dietro quella medaglia le ore passate ad allenarsi per costruirla e tutte le uscite ed i momenti di spensieratezze a cui hai rinunciato. Eppure sì, ne vale la pena, ne vale decisamente la pena perché è un qualcosa che hai costruito tu”.
Ci sono stati dei momenti in cui hai pensato di mollare?
“C’è stato un periodo particolarmente buio per me al Kumiai; il primo anno da junior ero praticamente sempre infortunata. Durante la European Cup di Atene mi sono fratturata un polso a cui sono da aggiungere diversi stiramenti ai muscoli delle gambe e delle braccia patiti durante gli allenamenti che mi rallentavano in continuazione. La componente psicologica ne ha risentito parecchio e si è …diciamo così.. un po’ incrinata. Non mi sentivo più motivata, non riuscivo a vedere la luce in fondo al tunnel perché non appena sembrava andare un po’ meglio ecco arrivare un altro infortunio che mi obbligava a fermarmi. Fondamentale per me in quel periodo sono stati mio papà e il mio allenatore Max, che con amore e pazienza mi hanno supportato; sono stati le mie ‘’stampelle’’ aiutandomi a riprendere il cammino a credere in me stessa e nelle mie potenzialità. Max ha saputo avere per me sempre la parola giusta al momento giusto, riuscendo a farmi riemergere da quell’angolo buio in cui ero finita sconfortata dai continui infortuni. Certo, a volte, con me è stato anche duro scuotendomi da quello stato di rassegnazione in cui ero caduta. Mi ha insegnato che l’importante è crederci sempre, insistere non mollare mai perché solo con la costanza si possono raggiungere gli obiettivi desiderati. Così mi sono ‘’messa di buzzo buono’’ tutta l’estate facendo anche delle rinunce importanti ma all’inizio dell’autunno, per l’ultima parte della stagione ero come nuova sia fisicamente che emotivamente. Ho ricominciato a vincere a fare belle prestazioni e di questo sarò sempre grata ai miei due angeli custodi.”
Che cosa ha il Kumiai che non trovi altrove?
” Il Kumiai è la mia seconda famiglia, li sono e mi sento a casa. Come in tutte le famiglie ci possono essere delle incomprensioni, dei litigi ma non c’è mai stata una volta che dopo una litigata, dopo esserci magari anche velatamente mandati a quel paese non siamo tornati a ridere e ad abbracciarci. Spesso noi atleti siamo un pochino complicati e loro intervengono per il nostro bene indicandoci la rotta da seguire. Al Kumiai non ho trovato solo degli allenatori, che per me sono i migliori del mondo, ma una famiglia pronta sempre a supportarmi a starmi vicino ogni qualvolta è necessario”.
Quale è stato il momento più bello per te da quando sei al kumiai?
“Senza ombra di dubbio il momento più emozionante è stato quando ho ricevuto la tanto desiderata cintura nera. Oggi sono cintura nera III Dan e ne sono fiera, ma la strada per arrivare fin qui non è stata certo lastricata di petali di rose. Ho faticato, ed anche tanto per raggiungere questo traguardo, ho versato tante lacrime ma ho trovato anche molti sorrisi per le medaglie conquistate ed alla fine posso dire che ce l’ho fatta. La consegna della cintura è stato un momento emozionante perché l’ho ricevuta proprio dalle mani del mio maestro e nel momento della consegna era come mi stesse dicendo – Brava Ilaria ce l’hai fatta. Ce L’abbiamo fatta -“.
Quali prospettive per il futuro….
“Nella vita privata vorrei riuscire ad entrare all’università. Il mio sogno è quello di diventare fisioterapista per poter aiutare tutti quelli che, proprio come è accaduto a me, devono recuperare da infortuni ed hanno dunque bisogno di qualcuno che sia al loro fianco che li supporti nel pieno recupero fisico. Nell’ambito del judo il mio prossimo obiettivo è sicuramente quello di conquistare un titolo italiano”.
Bene, con queste ultime parole termina il nostro incontro con Ilaria una ragazza che a soli vent’anni, li compirà nel prossimo mese di novembre, dimostra di avere già le idee ben chiare in merito a chi è e chi vuole diventare. Non ci resta che farle il nostro più grande in bocca al lupo con l’augurio che possa riuscire a realizzare tutti i suoi sogni.
Noi vi diamo appuntamento a martedì prossimo dove incontreremo un altro atleta. Questa volta si tratterà di un atleta maschile. Di chi si tratta? Continuate a seguirci…. Lo scopriremo insieme!
Stefano Qualizza
On-line dal 15-06-2018 questa pagina
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