La filantropia 2.0: da gesto a gusto che ridisegna il Bene comune.
Siamo all’alba della nuova amministrazione del Bene comune, non più votata su un programma ma condivisa con un gesto che incrocia un gusto e lo trasforma in denaro.
I WebTycoon (Zuckenberg, il CEO di Apple & Co.) si dedicano, non a caso sotto Natale o quando gli nasce un figlio, alla filantropia con grande sfoggio di risorse (milioni su milioni di dollari) e di messaggi (mondo migliore, futuro per tutti...) e, naturalmente, i Media accorrono festanti e plaudenti.
Il Web 2.0 è questo: un mondo dove i ricchissimi sono generosi, si mostrano in foto patinate, posati e vestiti in modo informale, sorridenti con in braccio bimbi a uso e consumo, perché sanno che il loro mondo virtuale si regge sulla continua e costante fiducia tra loro pochi miliardari e i milioni e milioni di utenti che ogni giorno, per lo più inconsapevolmente li rendono sempre più potenti e agiati.
La filantropia diviene, così, uno strumento di promozione di “un uomo che ama l’umanità”, come indica l’etimologia del termine, ma che al contempo regge su di essa le sue fortune: un gesto nobile ma non disinteressato, anzi, esattamente l’opposto.
Il filantropo del 2015 sa che deve raccontare il suo impegno, testimoniarlo in modo familiare, perché così facendo attira like, traffico e condivisione sui social network, sui siti di e-commerce, nelle applicazioni e può continuare - a costi zero - a incrementare il rapporto con i suoi utenti e rivenderlo a sponsor desiderosi di piacere a loro volta.
Ed ecco che piacere è donare piacere con un atto relazionale ammantato da uno spirito funzionale.
Tutto – anche la generosità - rimane in questo modo all’interno del più grande oligopolio mai creato dall’uomo, il Web 2.0, in cui una dozzina di persone controllano gusti, preferenze e sentimenti di miliardi di individui e non tralasciano nulla, anche la possibilità di dedurre ingenti somme dalle imposte e subito reinvestirle sui loro business.
In un certo senso siamo all’alba della nuova amministrazione del Bene comune, non più votata su un programma ma condivisa con un gesto che incrocia un gusto e lo trasforma in denaro.
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