Autore
Simone Cutri
“Nella vita bisogna avere un grande amore ed un grande nemico”, recita un antico proverbio che ho inventato l’atro giorno, pensando alla composizione di questo articolo.
Lascerei da parte il discorso sull’amore, inesaurito ed inesauribile da circa 3000 anni di letteratura e mi concentrerei sulla necessità di avere un Nemico, diventata palese, per chi si fosse sintonizzato in ritardo sui canali delle dinamiche umane, almeno dalla caduta del Muro di Berlino in poi. Morto Dio (laddove lo s’intenda non come quel signore con la barba bianca goffamente adagiato sulla nuvolaglia ma come ragione d’essere – causa scatenante – fine da perseguire – ideale per il quale combattere), il Nemico era l’unica cosa a tenere in vita, per esempio, un Occidente malandato: l’unico spauracchio a farci fare quadrato. Ed ecco che tutti, più o meno uniti, tremavamo al pensiero di ingrigirci come quei palazzi squadrati dell’est europeo, quegli umani melanconici scaldati da maglioni di lana d’improbabili colori, quelle donne muscolose che si temeva chiedessero asilo politico, scappate di notte di nascosto da un qualsivoglia villaggio olimpionico. E non solo: questo Nemico rappresentato dall’altro blocco del mondo, ci dava l’illusione di vivere uniti nel nostro ideale di essere i giusti, i democratici, i liberi; ma anche, garantiva, con la sua povera e miserevole esistenza, il nostro benessere economico.
Poi, fatto molto strano ed inaspettato per gli Occidentali che, nonostante baracconate benefiche ed esasperato politically correct, si credono gli unici sani di mente sul pianeta nonché la razza superiore, il resto del mondo si è improvvisamente svegliato ed ha reclamato la propria succosa e meritata fetta. Ed ecco che la mancanza del Nemico e dell’Avversario si è tramutata in difficoltà economiche senza precedenti. Allora, le élite hanno provveduto a cercare un altro Nemico, ostacolate, accidenti, dall’intelligenza di alcuni rari esseri umani che hanno smesso da qualche decennio di bersi ogni cosa: spaventapasseri, ex-amiconi poi efferati dittatori, armi inesistenti, terroristi dell’ultimo minuto, mucca pazza, aviaria, febbre suina ed infine Isis ed Ebola. Come non fosse già bastata, a sua tempo, l’invenzione dell’AIDS. Caduti uno ad uno i vari nemici, che invero non hanno mai spaventato realmente nessuno, se non alcuni sprovveduti invasati ed i poveri fanatici ragazzini militari mandati allo sbando nei diversi teatri di guerriglia, siamo rimasti orfani di qualcosa per o contro il quale combattere.
Ma il Nemico non manca solo in senso macroscopico ed economico ed esistenziale all’intero Occidente. Il Nemico manca così tanto anche a livello personale che qualcuno se lo crea, in assenza d’altro, a propria immagine e somiglianza. Ed ecco il fiorire d’esseri umani che sarebbero felici e contenti se non fosse sulla loro strada il Nemico invincibile: loro stessi. Si combatte dunque contro la parte peggiore di noi e si perde sempre e chi guarda da fuori non riesce a capire, non riesce ad aiutare, non riesce ad aiutarci a vincere.
E poi c’è il Nemico non degno, quello che proprio non si può prendere in considerazione. E questa specie è quella che fa più male agli intellettuali, ai letterati, ai musicisti, ai poeti. Sarà mai degna d’essere combattuta una trasmissione trash della tv generalista? Potrà mai portare via del preziosissimo tempo una deputata mangiata dalla chirurgia plastica? Merita tante attenzioni il Presidente del Consiglio? Si potrà mai discutere seriamente con qualcuno degli imbellettati presenti nei talk-show che vanno avanti da anni con le stesse parole, frasi, assunti di base solo per l’applauso delle casalinghe di Voghera? Di che cosa si può parlare che non sia retorico? Come si può esercitare il dono della provocazione se l’istanza che si vuole sovvertire è una bazzecola del pensiero unico ripetuta allo sfinimento per tranquillizzare le masse? Come si può approfondire se nessuno tocca mai nemmeno la superficie delle cose più interessanti? A quale Nemico ci si può appellare per essere tenuti in conto, per far valere il nostro pensiero contrario, per uscire sconfitti comunque, per carità, ma a testa alta?
L’assenza o l’indecenza del Nemico hanno raso al suolo anche il lavorio intellettuale controcorrente: non vale più la pena dire né pensare niente: parole al vento non colte davvero da nessuno. Dunque non solo l’inutilità d’essere liberi in mezzo ad un popolo di schiavi; ma nemmeno saper chi combattere per liberare questi ultimi, se non forse da se stessi, come prima veniva appunto sostenuto. La mancanza del Nemico gioca scherzi invisibili di cui non c’accorgiamo e che pure però renderanno la nostra vita un po’ meno sensata, combattuta, onorevole, bella.
E poi, anche se rara, accade a volte un’ulteriore situazione: il grande Nemico esiste e coincide con il grande Amore. Allora, in questo caso, si può persino diventare artisti.
Simone Cutri
On-line dal 13-10-2014 questa pagina
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