Peggio e più noioso di compilare un curriculum c’è solo compilare un bando, europeo o regionale che sia: pratica tediosa, perdi-tempo, deludente e inutile.
Nel caso del bando, non tanto perché l’esito sia già deciso dall’alto nel 99% dei casi (cosa che ahimè rientra nelle ormai normali miserabili pratiche umane non appena si parla di soldi, contributi, finanziamenti); quanto perché, semmai l’assegnazione fosse pulita, si premierebbe la dovizia di compilazione e non la forza della proposta, dell’idea, del progetto.
Nel caso del curriculum siamo spesso alle comiche. Non solo, come il parente bando, si è vessati da regole e intimidazioni che riguardano la perfetta, efficace, scorrevole, lampante compilazione del curriculum; ma anche perché è risibile lo schema da seguire. Si finisce ad avere tutti quanti una pappardella simile che si conclude con le puttanate sulle lingue straniere conosciute, il pacchetto Office, gli hobby più disparati (una volta taciuti quelli dei quali, a ragione, ci vergogniamo).
Non parliamo poi dei casi estremi all’italiana, ovvero peggiorarsi il curriculum per poter essere assunti a fare dei lavori cosiddetti "più umili" e che non sarebbero pertinenti al nostro titolo specialistico magistrale.
È ora di chiarirlo: il curriculum non serve a nulla. Quello che abbiamo fatto non è quasi mai quello che sappiamo o sapremo fare (ad esempio: ho amato da morire la mia ragazzina alle superiori non significa che saprò amare di nuovo così intensamente). A chi vi dà lavoro, dovrebbe interessare il vostro futuro, non il vostro passato. I posti importanti non si assegnano mai attraverso curriculum e se pensate che serva a scremare il gruppo, credo vi stiate sbagliando: non conosco nessun sciacqua-pentole con la terza elementare che si proponga alla Nasa come astrofisico. E anche se fosse, il cacciatore di teste, in 5 minuti, si accorgerebbe della fuffa: parlando.
Concludo con una retoricata che tuttavia penso davvero. Laddove sia necessario inviare un curriculum, inviate una paginetta romanzata con ciò che davvero rappresenta la vostra vita. Non scrivete le solite 4 cosette che invece rappresentano la vostra morte, ovvero i lavori che avete fatto. Lassù, ai piani alti, vogliono spesso dei mediocri che sappiano stare al loro posto, è sacrosanto; però, lassù, sanno anche che il vostro voto della maturità non significa nulla e nemmeno quello della laurea, né se avete fatto i baristi o i camerieri quando eravate giovani, né che avete un inglese scolastico e siete auto-muniti. Scrivete piuttosto dell’estate che avete preferito, la musica che vi fa vomitare, un vostro fallimento, per quale squadra tifate, con quale donna del mondo dello spettacolo vorreste fare l’amore: mi sembrano tutte indicazioni più interessanti e che raccontano di voi meglio del master in scienze del vattelapeschismo. Il risultato sarebbe tuttavia inefficace, verreste cestinati in un minuto. A meno che non siate protagonisti di un film di Muccino o Rosamunde Pilcher.
Puntualizzo che il mio pensiero vale solo per l’Italia, in quanto non mi è nota la situazione all’estero e non per sterile edulcorazione dei forestieri. Puntualizzo inoltre che l’articolo è pieno di inesattezze, dettate dallo sfogo: qualche giorno fa, ho dovuto rifare la ventisettesima riedizione del mio curriculum mortis.
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