Autore
Stefano Giolo
La caratteristica principale di una Fake News, posto che non si tratti di una Fake News causata semplicemente da un errore è quella di colpire. Secondariamente lo scopo è quello di far guadagnare qualcosa a chi la crea. Che sia un guadagno economico, di consensi o solamente di buon umore nessuno mette in giro una Fake News per rimetterci. Questa è già un’informazione importante. Se un’azienda dichiarasse qualcosa che le faccia perdere consensi o clienti probabilmente quella sarebbe una notizia vera. Viceversa se dichiarasse qualcosa che aumenti eccessivamente i consensi (spesso purtroppo è il caso delle azioni caritatevoli e umanitarie) sarebbe da osservare con sospetto. Questo ovviamente non significa che nessuna azienda faccia azioni umanitarie o caritatevoli ma che il modo in cui le pubblicizza può far venire il sospetto di azioni mirate alla pubblicità.
Una fake news, generalmente, viene creata per il guadagno economico, di consensi, o morale dell’autore
Spesso nelle Fake News volte al guadagno di consensi si fa leva su pregiudizi.
Perfino le leggende metropolitane “buone” spesso fanno leva sugli stessi meccanismi, magari per insegnarci qualcosa. Basti pensare all’idea degli sconosciuti che danno caramelle drogate ai bambini o storie come quella di un gruppo di ragazzini scout tutti investiti da un’auto in corsa che cambia di città in città indicando un luogo diverso.
I casi sono molti ma i meccanismi sono quasi sempre gli stessi: immettere o confermare paure.
Fateci caso: quando c’è una notizia falsa su una nuova cura o un nuovo motore ad acqua o simili, la cosa si smonta in poco tempo. Le persone non mantengono interesse su questo a meno che il meccanismo non funzioni al contrario: darci la paura che qualcuno ce lo voglia nascondere. La paura resta. La paura funziona.
Per quanti anni hanno provato a convincerci che le auto elettriche erano fattibili ed economiche ma i cattivoni del petrolio remavano contro? Ora che la tecnologia è avanzata abbastanza per dimostrarci che oggi è fattibile ma ieri no, il complotto è svanito nel nulla. Ogni tanto qualcuno riporta ancora la bufala dell’auto ad aria o di quella ad acqua, ma ormai l’evidenza che sull’elettrico le cose non erano bloccate da un complotto ma da un limite tecnico mette in nuova luce anche queste ultime.
Quanta paura c’era per l’avvento del terribile 4G sui cellulari? Ora dopo anni di onorato servizio privo di danni, e l’apparente amnesia di chi se ne lamentava, il 4G sta per essere sostituito dal 5G e la paura torna alimentata per i soliti interessi economici e politici: il paradosso di un complotto finto creduto da molti creato da un complotto vero creduto da pochi (https://tinyurl.com/yc78ekle). Un po’ come per l’Olio di Palma (https://www.butac.it/un-po-di-chiarezza-sullolio-di-palma/) e molti altri.
Ci sono molti modi, quello più immediato è l’utilizzo di foto false o fuori dal loro contesto. Un caso al limite del ridicolo è stato quello di questa foto:
Venduta come foto di un terrorista suicida ma rivelatasi banalmente una foto ritoccata
In uno dei prossimi articoli, quando tratteremo l’argomento come riconoscere una foto falsa andremo proprio ad analizzare questa e a capire quali sono gli indizi che avrebbero dovuto far storcere il naso a qualunque giornalista prima di crederla una foto reale.
In molti altri casi sono state usate foto di repertorio di fatti accaduti in altri momenti fingendo che fossero foto inerenti al momento o all’articolo, in quei casi vedremo nei prossimi articoli come tentare di risalire alla fonte originale.
In altri vengono usate foto che mostrano una realtà contraffatta dall’angolazione
Fonte: https://tinyurl.com/yakn362x
Un altro metodo è l’utilizzo di mezze verità per alimentare la rabbia e “far andare il sangue alla testa”:
Il governo ovviamente da 35 euro alle onlus per gestire i profughi dando vitto alloggio, vestiti e beni di prima necessità, non ai profughi direttamente. I 25 euro, che poi si sono rivelati essere 30, invece venivano dati agli alberghi ospitanti terremotati come rimborso del solo alloggio, non dovendo fornire cibo e vestiti e beni di prima necessità. Quindi i due dati non sono immediatamente e facilmente confrontabili.
(Fonte: https://tinyurl.com/y879a8e8)
A proposito di correlazioni di informazioni non coerenti, uno altro stratagemma usato spesso in politica è quello di interpretare i dati in maniera scorretta, o alterarne la percezione.
Non sempre il fatto che ci sia una correlazione apparente indica che la correlazione abbia una motivazione.
Ad esempio grazie al generatore di correlazioni assurde (http://www.tylervigen.com/spurious-correlations) si può creare facilmente un grafico che sembra dimostrare che ci sia una correlazione diretta tra i soldi spesi dagli stati uniti per scienza, ricerca spaziale e tecnologia e il numero di suicidi per stritolamento, strangolamento e soffocamento.
Un altro meccanismo spesso usato è utilizzare frasi come “Dallo scorso anno gli incidenti sono raddoppiati”. Ma è diverso se lo scorso anno gli incidenti sono stati uno o centomila. Nel primo caso quest’anno sono stati due, nel secondo duecentomila.
Un altro meccanismo sempre legato alla statistica è l’uso della media. Ricordiamo sempre che se io mangio due polli e tu zero, in media ne abbiamo mangiato uno a testa, ma tu muori comunque di fame. Una media se non spiegata è un dato spesso privo di valore. Per questo in statistica per definire una popolazione si usano media, mediana, varianza e deviazione standard, e non solo la media.
La stessa cosa viene usata spesso per la questione delle cure mediche. Analizzando i dati forniti da Antivaccinisti o dai sostenitori di cure alternative ci si rende conto che spesso i presunti test sono fatti su quantità irrisorie di persone (poche decine) e che vogliono contrapporsi a test fatti su migliaia o milioni di persone. Oppure spesso si basano sulla cosiddetta aneddotica, ossia il principio di mio cugino: a lui ha funzionato quindi è vero. Ovviamente i test clinici non funzionano in questo modo.
Molto spesso il motivo per cui siamo vittima delle Fake News sono i cosiddetti Bias Cognitivi
Il bias cognitivo (pron. ‘baiəs) è un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio[1]. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.
Un bias cognitivo è uno schema di deviazione del giudizio che si verifica in presenza di certi presupposti. I bias cognitivi sono forme di comportamento mentale evoluto. Alcuni rappresentano forme di adattamento, in quanto portano ad azioni più efficaci in determinati contesti, o permettono di prendere decisioni più velocemente quando maggiormente necessario. Altri invece derivano dalla mancanza di meccanismi mentali adeguati, o dalla errata applicazione di un meccanismo altrimenti positivo in altre circostanze. Questo fenomeno viene studiato dalla scienza cognitiva e dalla psicologia sociale.
Tutti siamo vittime, e beneficiari dei Bias Cognitivi. Sono il meccanismo che in natura ci permetteva di avere più paura del dovuto e ci faceva scappare dal pericolo in anticipo, sono quelli che ci permettono a volte di frenare in auto prima di aver realmente avuto il tempo di ragionare coscientemente sul pericolo.
Ma allo stesso tempo sono il meccanismo per cui tendiamo a fidarci di quello che conferma le nostre idee. Se io sono convinto che un conoscente sia subdolo e ladro, avrò la tendenza a non fidarmi di un suo invito a bere una birra, indipendentemente dal fatto che altri mi dicano che è una bella persona. E così se sono convinto che un’informazione sia vera tenderò a fidarmi di chi la da per vera, e di non fidarmi per chi la da per falsa. Senza verificare.
Ne siamo tutti vittima, giornalisti, lettori, debunker, scienziati, bambini, adulti, psicologi… tutti senza distinzione.
Come possiamo quindi fidarci? L’unico modo è non fermarsi alla prima campana. Cercare informazioni sia a favore di un argomento sia contro, cercare di valutare in maniera oggettiva anche le posizioni opposte alle nostre per farsi un’idea più ampia. Cosa ne pensano altre fonti? Spesso la verità tende ad essere in qualche zona grigia tra i due estremi assoluti.
Uno strumento fondamentale per cercare di limitare le scelte dovute ai Bias Cognitivi è quello di cercare di capire come funzionano i meccanismi che li stimolano. Per questo in questi articoli prima di mostrare gli strumenti ho voluto mostrare i meccanismi che stanno dietro alla creazione delle Fake News e i meccanismi che ci spingono a crederci.
Per approfondire l’argomento consiglio questo articolo: I 23 bias cognitivi che ti incasinano la vita (https://www.efficacemente.com/mente/bias-cognitivi/)
Non sempre è facile distinguere tra una notizia vera ed una falsa. Spesso non abbiamo il tempo o la voglia di verificare e quando una notizia ci fa indignare tendiamo a condividerla senza pensarci troppo. In fondo che male può fare?
In primo luogo staremmo condividendo una notizia falsa, e già questo dice molto di noi. Può essere una notizia che ci fa sembrare poco intelligenti, razzisti, creduloni. Poco male se questo ha a che fare con l’immagine che gli altri hanno di noi sui social, il problema è che non sappiamo nelle mani di chi arriverà questa cosa che stiamo condividendo.
L’immagine qui sopra appartiene alla categoria di bufale fatte per una presunta goliardia. Chiunque abbia una certa esperienza di cucina, o anche solo di fisica, o di buon senso, può immaginare che mettendo dell’acqua nell’olio bollente c’è una alta probabilità di generare una fiammata che potrebbe bruciare la faccia di chi lo fa o peggio dar fuoco all’intera cucina. Si tratta del fenomeno del boilover (https://it.wikipedia.org/wiki/Boilover). Potrebbe sembrare un’immagine divertente se condivisa tra un gruppo ristretto di amici che sanno dei boilover: cuochi, studenti di fisica, in generale persone che sanno di cosa si sta parlando. Ma se finisse nelle mani di qualcuno che non ha le competenze per comprenderne la presunta ironia? Qualcuno potrebbe provare davvero a farlo e ferirsi seriamente e chiunque abbia condiviso questa immagine ne è direttamente o indirettamente responsabile.
Sembra assurdo che qualcuno ci possa credere? è già successo con la “Pizzagate Conspiracy Theory” (https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_cospirazione_del_Pizzagate).
I fautori della teoria hanno falsamente sostenuto che alcune e-mail di John Podesta, responsabile della campagna di Hillary Clinton, di cui era stato violato l’account, contenevano messaggi codificati che collegavano diversi ristoranti statunitensi con un presunto traffico di esseri umani e un giro di pedofilia.
Alcuni giornalisti conservatori, e altri che avevano sollecitato le indagini sui Clinton e sulle e-mail, hanno diffuso la teoria della cospirazione su 4chan, 8chan e Twitter e successivamente, un uomo ha fatto fuoco con un fucile all’interno di uno dei ristoranti.
Se chi ha condiviso la Fake News lanciata da questi politici avesse ragionato e si fosse accorto delle bugie invece di condividere di pancia il proprietario e i dipendenti di quel negozio non avrebbero dovuto subire un simile attacco fisico, e l’uomo che ha sparato col fucile, per quanto squilibrato, forse non avrebbe avuto una condanna a quattro anni di carcere. (https://tinyurl.com/yd3fs22y)
Ma anche bufale più innocenti possono creare seri problemi, sono ad esempio quelle che riportano il numero di telefono o l’indirizzo di sconosciuti. Tante persone hanno dovuto cambiare numero o hanno avuto problemi a casa per colpa della condivisione di questo genere di messaggi.
Cucciolata di 7 Golden Retriever. Chi ne prende uno? Altrimenti i proprietari li faranno sopprimere entro le prossime due settimane.
Anche se non lo prendete voi, spargete la voce.
CHI FOSSE INTERESSATO O CONOSCESSE QUALCUNO DI FIDUCIA CONTATTI nome cognome AL N. nn-nnnnnn
P.S. non costano nulla e sono uno piu [sic] bello dell’altro!Fonte https://attivissimo.blogspot.com/2007/11/antibufala-fermate-quei-golden.html
Questo è uno degli esempi più noti. Gira da ormai dal prima del 2002 e i cuccioli avranno sicuramente già trovato casa, ma la notizia continua a girare. Come riferisce Paolo Attivissimo, nel 2002, quando si occupò di questa bufala per la prima volta, bastava telefonare al numero indicato per ascoltare la voce registrata della ragazza che diceva: “Sono nome cognome, se state chiamando per i cuccioli, vi ringrazio, sono già stati assegnati, se potete fare il passaparola è utile. Grazie mille, buongiorno”.
Presumibilmente la persona a cui fa riferimento quel numero avrà dovuto cambiare numero. Pensate se a girare fosse il vostro. Magari con scritto qualcosa che possa far arrabbiare chi legge il messaggio, per esempio degli animalisti.
Meglio non condividerle neppure per dire che sono false: per i clickbait e le pagine che cercano notorietà o pubblicità sarebbe comunque fare il loro gioco, per le altre il rischio è di trovare emulatori, o peggio che qualcuno veda solo l’immagine e non legga il testo, o non lo comprenda, prendendola nuovamente per vera.
Purtroppo capita anche che nel tentativo di cercare un’informazione pulita ci si trovi subissati di informazioni non affidabili. Si tratta ad esempio del caso dei NoVax, delle scie chimiche, del 5G, delle mirabolanti diete che nessuno ci dice o che usano gli attori famosi, o cure omeopatiche, i collegamenti tra luna e agricoltura, l’oroscopo… si finisce sempre per capitare in siti che difendono queste teorie e risulta paradossalmente più difficile trovare le smentite. Si trovano anche libri che ne parlano ma raramente libri che smontino queste teorie. Perché?
Perché inventare bufale è redditizio, dimostrarne la falsità no. Posso vendere libri, articoli di giornale, pubblicità convincendo le persone a leggere cose di cui instillo la paura. Troverà moltissimi disposti a credere che i vaccini facciano male, o più banalmente all’oroscopo perché è facile crederci, è facile volerci credere. Tuttavia è difficile dare una dimostrazione scientifica facile da comprendere senza tirare in ballo conoscenze che chi inventa la bufala non tira in ballo.
Si tratta della cosiddetta “teoria della montagna di cacca“: ossia è facilissimo inventare bugie, molto più difficile dimostrare che siano bugie. Anche solo perché ci vuole più tempo a dimostrare che a inventare. Il filosofo Bertrand Russell a tal proposito scrisse:
Se io sostenessi che tra la Terra e Marte ci fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che, giacché la mia asserzione non può essere smentita, dubitarne sia un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie. Se però l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un tempo antecedente.
Teiera di Russell
I motori di ricerca funzionano in maniera automatica, privilegiano nelle ricerche i siti e le pagine che sono maggiormente linkate. Ogni volta che qualcuno condivide, o linka una pagina aumenta la sua visibilità. Purtroppo è ovvio che ci siano molte più persone che condividono indignate una notizia falsa su una cura medica che persone che si prendono il tempo di condividere paper scientifici, inoltre molti siti pubblicano volutamente questa fake news per attirare e vivono di quei guadagni, quindi incentivano le Fake, una università, un ospedale o un laboratorio di ricerca non ha invece il tempo di pubblicizzarsi allo stesso modo.
Per questo è importante che ognuno di noi si informi, pubblicizzi le informazioni utili ed è per questo che c’è tanta sete di divulgatori scientifici o storici. Meglio condividere una buona notizia vera che cento false.
Ora abbiamo analizzato perché esistono le Fake News, come vengono realizzate e perché abbiamo la tendenza a crederci, finalmente nel prossimo articolo inizieremo a vedere metodi e strumenti tecnici per riconoscere le Fake News.
Articolo originale su www.staipa.it: Come riconoscere una Fake News? Parte 3: Come sono fatte
Stefano Giolo
On-line dal 19-04-2021 questa pagina
è stata consultata da 847 visitatori univoci.
Aggrega contenuto