NUOVA OFFICINA TORINESE #due
Dopo la seconda metà degli anni ’70, quando viene meno la spinta propulsiva delle avanguardie storiche della prima e della seconda metà del secolo l’arte si incammina lungo un percorso di citazione delle esperienze del passato in cui si può intravedere il rimpianto per la perdita di antiche certezze, atteggiamento che è rispecchiamento ed emanazione della parallela condizione strutturale della politica e della religione. Il nichilismo che caratterizza l’ultimo quarto del Novecento è figlio di questo stato di cose e l’arte ne affianca l’incedere con un atteggiamento di esasperato individualismo solo in determinati casi portatore di autentico rinnovamento linguistico.
Tuttavia in questi anni d’esordio del nuovo millennio si intravede la possibilità di una “terza via” al di là di improbabili volontà di restaurazione di una classicità statica o di un totale annullamento dell’arte nel reale e nella comunicazione : un atteggiamento che, pur partecipando alle vicende del quotidiano, interviene su di esse per gettarvi verità, resistendo al conformismo ed alla massificazione dell’opera per restituire all’arte grandezza progettuale e dignità estetica, e questo nonostante l’arte sia divenuta ormai componente non marginale della contemporanea “società dello spettacolo”.
L’ultima generazione affianca la valorizzazione della propria individualità con la riscoperta di una dimensione comunitaria del progettare, e l’uso delle nuove tecnologie con la consapevolezza dell’importanza di una corretta impostazione formale ; l’approdo è un risultato in cui spesso il linguaggio trascende l’immanenza del quotidiano in un eclettismo stilistico dove continuano a convivere e ad integrarsi varie possibilità espressive che allargano il campo della ricerca, con la pittura a giocare ancora un ruolo fondamentale di mediazione e sintesi dei linguaggi
Questa collettiva, a cura di Edoardo Di Mauro, è la terza di una serie che si protrarrà nel tempo, in una accezione multidisciplinare, fino ad assumere i contorni di un vero e proprio "brand".
La prima si inaugurò nel settembre 2015, all'epoca della collaborazione con la HulaHoop Gallery di Togaci Gaudiano nella sede del Museo d'Arte Urbana, con il titolo di “Nuova Officina Torinese # zero”, la seconda lo scorso sabato 7 maggio, in abbinamento ad una serata bianca in via Rocciamelone.
"Nuova Officina" getterà lo sguardo sulla situazione attuale del panorama della giovane arte del capoluogo subalpino, da sempre luogo ideale per intuire i percorsi dell’avanguardia, con una particolare attenzione nei confronti di quella fucina di talenti che è l'Accademia Albertina di Belle Arti.
In mostra sarà possibile fruire di un ennesimo significativo spaccato della scena cittadina, fotografata in un momento di crisi e di passaggio, al tempo stesso caratterizzato da un intensa e quasi frenetica carica creativa, che si traduce in una miriade di eventi giornalieri, spesso collocati in luoghi e spazi poco canonici, con una estroversione ed una empatia che rivaluta la dimensione coniugata e comunitaria.
Nei locali espositivi del Museo d'Arte Urbana saranno presenti, venerdì 16 settembre dalle 18 alle 22, cinque giovani autori.
Alice Arduino è una fotografa che si esprime in una dimensione allargata, ponendo la sua creatività al servizio sia del reportage, a cui dona un manto creativo che lo emancipa dalla stereotipia della consuetudine, che del linguaggio di ricerca, con il tramite dello scatto al pari digitale e analogico, spaziando da lavori a difesa dei diritti civili, fronte su cui è impegnata, ad altri in cui scandaglia la dimensione del paesaggio urbano e del corpo, sempre dal punto di vista di un originale sguardo laterale, pronto a cogliere particolari inespressi. Hanieh Eshtehardi, giovane studentessa iraniana dell'Accademia Albertina, si fa portatrice di una ricerca pittorica di estrema raffinatezza formale. Tale raffinatezza non è però fine a se stessa ma erede della grande tradizione iconografica persiana, dove la meticolosità del lavoro è sinonimo di adesione spirituale ai valori dello stesso. Un linguaggio dal sapore antico è calato nella dimensione del presente, per indagare la condizione femminile e l'ossessione per l'immagine e la cura del corpo. Maurizio Modena è artista già noto nella scena contemporanea non solo torinese, diplomato all'Accademia Albertina ed impegnato in una riflessione mai banale sui temi portanti della contemporaneità : dal piccolo ed abitudinario gesto quotidiano che ci relaziona con il mondo, a temi di più vasta portata come la scena urbana delle metropoli, l'agonismo e la spettacolarità degli eventi sportivi, la guerra diffusa e non più localizzabile, la politica e i suoi riti, la necessità di doversi spesso mascherare per affrontare senza danni il cimento di ogni giorno. Poetica sviluppata con uno stile tendenzialmente legato alla pittura ed al disegno, ma in grado di espandersi su direttrici eclettiche. Fereshte Moosavi è anche lei studentessa iraniana dell' Accademia. Con uno stile pittorico raffinato e consapevole da un punto di vista dell'impianto tecnico-formale, l'artista, adoperando la metafora dello specchio, simbolo in Persia di purezza ed autenticità, perche in grado di riflettere oggettivamente l'immagine, quindi l'anima, delle persone, pone in essere una riflessione sulla sofferta condizione della donna nel suo paese. Una condizione che rende impossibile la libera manifestazione del proprio corpo e del proprio pensiero, rendendola vittima di infinite mediazioni che frammentano la personalità come tasselli di un puzzle che occorre ricomporre.
Per il progetto Spazio Temporaneo, che prevede in contemporanea all'esposizione principale la proposta di un autore su una parete della seconda sala della sede del Museo d'Arte Urbana, è la volta di Nk, giovane artista alessandrino che adopera lo stencil, tecnica antica ma oggi quanto mai contemporanea, per realizzare una variegata e fantasiosa serie di icone tratte dall'immaginario della scena metropolitana, della fiaba, del fumetto, del cinema e dell'immaginario mediale.
Di particolare rilievo l'installazione in via Rocciamelone dei "Dissuasori artistici" di Gianbattista Lanni. I dissuasori artistici, altrimenti detti "Progetto Bimbo" sono un'idea e relativo progetto dello sculture torinese, che consiste, secondo la sua definizione, in dissuasori probiotici pensati per la sicurezza stradale. Si tratta di sagome in legno, dipinte con colori vivaci e tali da richiamare l'attenzione, riproducenti le fattezze di bambini in movimento. L'idea, semplice ma estremamente efficace e già adottata da alcune amministrazioni, sarà proposta temporaneamente, in attesa di ulteriori sviluppi, agli incroci tra la pedonale via Rocciamelone e le vie San Rocchetto, Rivara e Corio, nell'ambito di una progettazione tesa al miglioramento dell'arredo urbano della strada simbolo della creatività diffusa, dell'artigianato e del commercio del Borgo Campidoglio.
Nell'ambito della serata performance live al sassofono di Frankye Partipilo, da oltre trent'anni uno dei più noti ed apprezzati musicisti della scena torinese, storico membro di gruppi quali gli Eazycon e Carl Lee & The Rhythm Rebels.
Edoardo Di Mauro
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