ARTE CONTEMPORANEA BENI CULTURALI AMBIENTE
COLLETTIVA: “TALENTI DEL TERRITORIO” A NOLA DAL 13 AL 22 DICEMBRE 2024
Evento Inaugurale il 13 Dicembre, alle ore 18:00
“Job Training Project” in Via G. Improta 72
Curatela di Massimiliano Coppola
Il convegno “Le professioni della cultura"
organizzato dalla dirigente del JTP, avv. Lucia Casaburo, sarà
inaugurato il 10 dicembre, alle ore 9:00,
presso la Sala Vaccaro del Museo Storico Archeologico di Nola.
Per l’occasione sarà presentata in anteprima la
collettiva di Arte Contemporanea “I Talenti del territorio”
e il Laboratorio di Cartapesta a cura di Maurizio Barbato
L’esposizione di arte contemporanea verrà inaugurata il 13 dicembre presso gli spazi/aule del Centro di Formazione JTP, con la presenza delle opere di 8 artisti.
La collettiva d’arte è ordinata all’interno delle aule del Centro Studi, un edificio adibito alla formazione e pertanto non a funzione espositiva. Di qui la necessità del curatore di ricondurre gli spazi al valore intimo di ambienti aperti ed accessibili ad ogni suggestione artistica. Le opere esposte vedono coinvolti artisti provenienti dal territorio nolano fino ai Campi Flegrei, giovani e meno giovani, maestri già affermati nel panorama artistico campano e nazionale.
Non sempre è presente un elemento unificante. Infatti, ogni artista ha elaborato una propria riflessione critica sull’ambiente e i beni culturali.
Alcuni artisti affrontano nelle loro opere tematiche sociali, quali l’inquinamento, lo stato di degrado del territorio, l’immigrazione e le periferie urbane. Altri rappresentano il paesaggio campano, il patrimonio archeologico, le figure tratte dalla mitologia e le antiche civiltà.
Le opere realizzate sono di varia natura: pittura, sculture, installazioni site-specific, bassorilievi, video art, fotografia. I lavori sono realizzati con tecniche diverse, stili e linguaggi aperti ai classici medium tradizionali e alle nuove sperimentazioni artistiche.
I materiali impiegati dagli artisti per il processo creativo sono: l’alluminio, polimaterici, ottone, rame, legno, juta, corde, terra, calcinacci e anche frammenti di realtà inclusi all’interno delle opere.
Gli Artisti presenti: Giacomo Savio, Nunzio Meo, Gianfranco Coppola, Sofia Cannavacciuolo, Anna Colmayer, Sofia D’Aversano Orabona, Luigi Albi, Luigi Scarano.
Giacomo Savio - Espone una scultura e un video-art che rimandano a concetti e conoscenze spirituali, lontani dai desideri della società dei consumi.
La scultura bianca dal titolo “Frammenti di Nur” riprende spiritualmente il termine arabo “luce”, ossia ciò che unisce l’essenza alla conoscenza.
Contestualmente alla scultura propone un video-art dal titolo “Ascesi” con una sequenza di immagini semplificate ed essenziali: natura, piante, alberi e figure umane. La parola ascesi ci riporta alla spiritualità, all’ esercizio per l’acquisizione della virtù, attraverso la meditazione, la solitudine, l’isolamento e la preghiera. Un graduale distacco dal mondo e dai piaceri legati alla vita materiale, appunto uno staccarsi metaforicamente dal mondo in cui viviamo.
Entrambe le opere concettualmente sembrano suggerirci una meta spirituale da seguire per un mondo migliore, vista l’immane tragedia della guerra nella striscia di Gaza.
Il messaggio: Solo attraverso un distacco “filosofico” dai piaceri materiali possiamo raggiungere un lume di speranza, e come dice il proverbio: “E’ meglio accendere un fiammifero che imprecare contro il buio”.
Nunzio Meo - Il maestro lavora da anni sul riciclo, l’ambiente e i materiali grezzi e poveri: legno, alluminio, fogliame, cartoni, fili di ferro, corde. La sua è un’arte sociale e naturale che cerca il legame più profondo con l’anima dell’uomo.
Lavora i materiali “poveri” con la perizia di un abile artigiano, i suoi oggetti raccontano una storia, un vissuto.
Nella prima installazione a forma di bandiera sono presenti delle figure stilizzate di uomini su lamina d’alluminio, dei fori e alcune scritte sul supporto ligneo. Esprime, per gli uomini caduti in guerra, una condizione di profondo disagio e tristezza.
La seconda installazione in legno e juta ci riporta all’antica civiltà nuragica e alla vita contadina dei sardi.
La sua ricerca antropologica è fedelmente connessa ai simboli ancestrali e primordiali, ai riti sacri e profani di quelle antiche civiltà.
Gianfranco Coppola - Le opere del maestro sono tutte realizzate con l’antica tecnica dello sbalzo e del cesello, che ci riporta alla toreutica delle civiltà mesopotamiche, egizie e greco-ellenistiche. Le opere in mostra, infatti, sono una nuova moderna interpretazione dell’arte antica, in una maniera priva di eccessi, con uno studio quasi archeologico della Campania Felix e della Magna Grecia.
La stele in rame sbalzato rappresenta in alto il filosofo nolano Giordano Bruno e in basso le fiamme del rogo, sul retro il libro del filosofo (De umbris idearum).
Il bassorilievo con i “Grifi alati” in ottone rimanda, invece, ai reperti dell’Antiquarium delle basiliche cimitilese d’età alto medievale (fine IX-inizi X secolo).
L’ultima opera dal titolo “Madre Capuana” dea della fecondità, eseguita con estrema perizia tecnica e con vecchia patina in verde rame, è un chiaro rimando alla collezione archeologica delle madri del museo di Capua.
Sofia Cannavacciuolo - Figlia d’arte lavora da anni sulle bellezze naturali e paesaggistiche partenopee, cogliendo i valori atmosferici della natura attraverso l’uso della macchia e dell’impressione del vero. Crea nelle sue opere movimento, luce e vivacità tipica della Scuola di Posillipo, non tralasciando mai il suo sostrato culturale che la riporta alla sua origine flegrea. Rappresenta atmosfere luminose mediterranee, i miti del golfo partenopeo, vedute ampie e scenografiche.
Le tre opere presentate: l’antica Puteoli, la sirena Parthenope da cui nasce Napoli e una mitica figura femminile, realizzate con grafos e acquerello, hanno una spiccata e intensa poeticità.
Il suo repertorio è vario e ricco, sa affrontare scene mitiche in modo minuzioso, il dato naturalistico è decisamente lirico e romantico. Ricorre spesso a un uso sistematico di materiali creativi, poveri e riciclati (cialde di caffè) utilizzati come nuovo codice visivo.
Anna Colmayer - Negli ultimi anni lavora e esplora nuovi materiali sperimentali, con una decisa contaminazione tra i linguaggi. Il processo creativo ed eclettico della Colmayer è vicino all’esperienze dell’espressionismo-astratto, non pura astrazione, il dato figurativo e oggettivo è sempre presente, soprattutto i volti femminili.
Una certa intensità emotiva e autoespressiva s’intravede nelle due figure di profilo coinvolte in un bacio, processo, questo, accentuato dal forte rilievo materico e pittorico.
Un forte segno calligrafico è presente nell’incisione su legno con la donna di profilo con le mani giunte. L’altra opera una donna musulmana con il burka è realizzata con tecnica mista, polimaterico, pastello a cera, penna, colore e rete plastica.
Sofia D’Aversano Orabona - Le sue opere fotografiche catturano l’essenza degli oggetti o dei luoghi. Pensiero, spirito e materia si mescolano suscitando in noi una risposta emotiva e un pensiero critico.
Le foto dell’artista documentano il paesaggio urbano di alcune periferie con tralicci elettrici ad alta tensione. Nel contesto urbano, spesso privato della presenza umana, si vedono immagini di oggetti o una semplice bicicletta, appoggiata ad un cartello stradale; Il veicolo a due ruote, non è la fiammante Clèment de luxe 96 a propulsione muscolare alimentata dall’alcol, ma ricorda metaforicamente Alfred Jarry e la sua bicicletta. Forse una bicicletta dimenticata, abbandonata sul posto? Oppure riusata dal suo padrone dopo una giornata di lavoro? Assenza o presenza umana? Di fronte a queste opere si rimane toccati e coinvolti, perché generano un forte senso di mistero e di nostalgia, un approccio attento ad immortalare quanto in genere viene tralasciato dai più, proponendo una visione alternativa della città, delle periferie e degli oggetti.
Luigi Albi - Le sue tele rappresentano volti di immigrati, riproducono oggettivamente le figure. Il colore è intenso, i contrasti di luce e di ombra netti esprimono una sorta di realismo-sociale. Dipinge uomini e donne di colore, misterioso lavoro dal vero, che esprime uno spontaneo sentimento, capace di cogliere un brano di vita contemporaneo.
Racconta la società del suo tempo (l’immigrazione), una realtà nuda e cruda, sviluppando in modo creativo i grandi concetti dei maestri del passato.
Un sicuro riferimento è soprattutto il maestro G. Courbet, che dichiarava:”..in una parola fare dell’arte viva, questo è il mio scopo”.
Luigi Scarano - Il maestro flegreo, per l’esposizione, ha realizzato due dipinti su tela di piccole dimensioni legati alla madre terra.
Le opere hanno una superficie materica grassa e pastosa quasi a rilievo, grazie all’uso di calcinacci, intonaco e terreno flegreo, mischiato con segatura. La tecnica raggiunge un enorme carica espressiva, un percorso legato alla corrente dell’arte informale. Le tracce materiche, oltre all’ambiente, rimandano all’archeologia e ai graffiti preistorici. Nel primo dipinto: “Tellus” due arcieri medievali armati di arco combattono senza speranza perché la terra è perduta. La terra ha diverse sfumature di colori, ma prevale il nero e si vedono macchie ocra, rosse, verdi e terra bruciata.
Nel secondo dipinto: “Madre Terra” s’intravede ancora il verde, una piccola parte nobile che resiste, con l’aiuto di due uomini alzano le mani per la difesa del territorio.
Il maestro nelle sue opere pone una riflessione critica sull’ambiente e sull’umanità che si considera civile e permette con indifferenza che la terra scompare, per far posto al cemento e alle costruzioni selvagge.
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