Collocata nel 1837 negli spazi dell’Accademia Albertina di Belle Arti, la Pinacoteca fu costituita con finalità dichiaratamente didattiche, come attestano i due importanti nuclei che fin dalle origini la compongono: la quadreria dell’Arcivescovo Vincenzo Maria Mossi di Morano, ricca di oltre duecento dipinti, e la collezione di cinquantanove cartoni cinquecenteschi di Gaudenzio Ferrari e della sua Scuola, donata da Carlo Alberto di Savoia. L’uno e l’altro nucleo dovevano infatti, per esplicita volontà dei donatori, farsi parte integrante dell’educazione artistica degli allievi.
L’allestimento si presenta rinnovato dal 2009. Le prime cinque sale sono dedicate ai dipinti della collezione Mossi di Morano, con artisti del Quattro-Cinquecento di scuola fiorentina, come Filippo Lippi, e piemontese, quali Martino Spanzotti e Defendente Ferrari; pittori caravaggeschi come Bartolomeo Cavarozzi e Mattia Preti; fiamminghi e italiani del Seicento e paesaggisti del Sei-Settecento.
L’ambiente successivo segna una sorta di cerniera tra la donazione Mossi di Morano e gli ambienti dedicati alla storia dell’Accademia, accoglie infatti le copie di dipinti celeberrimi – di Caravaggio, Guido Reni, Rubens – che formano una sorta di Olimpo dei Maestri ritenuti eccelsi dalla cultura classicista e Accademica.
La seconda parte del percorso espositivo è dedicata alle opere di maestri e allievi dell’Accademia torinese del Settecento e del primo Ottocento e ad altre importanti donazioni e acquisizioni, cui seguono i Cartoni Gaudenziani, una delle più importanti collezioni al mondo di disegni del Cinquecento.
Le ultime due sale ospitano opere della seconda metà dell’Ottocento e del primo Novecento, fra cui, oltre al nucleo di dipinti di Giacomo Grosso, si presenta un interessante Paesaggio di Lalla Romano, celebre scrittrice, oltre che sensibile pittrice.
A completare l’offerta, importanti mostre temporanee ed eventi vengono regolarmente organizzati nelle sale della Pinacoteca.