Capodanno a Carnevale
Sabato 10 febbraio 2024, dalle 18.30 alle 21.30, presso la Galleria del Museo d’Arte
Urbana, via Rocciamelone 7 c Torino, inaugurazione della terza edizione di
“Capodanno a Carnevale” a cura di Sonja Krstic, Edoardo Di Mauro. Allestimento
Alberto Garino. Degustazione vini a cura di Stuzzivino.
La mostra è realizzata in collaborazione con il Primo Liceo Artistico di Torino, il patrocinio del Comune di Torino, dell’Accademia Albertina di Belle Arti e dell’ANGI Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese, nell’ambito delle iniziative cittadine per il Capodanno
cinese, con la curatela di Sonja Krstic e Edoardo Di Mauro. Allestimento Alberto Garino.
Gli studenti della classe 3A – indirizzo arti figurative del Primo Liceo Artistico di Torino, con il docente di Discipline Plastiche Daniele Alonge, esporranno in una mostra collettiva la loro interpretazione artistica del simbolo di questo nuovo anno, come progetto Progetto PCTO (alternanza scuola lavoro).
Gli studenti del terzo anno del Primo Liceo Artistico esporranno in una mostra collettiva la loro interpretazione artistica del simbolo di questo nuovo anno. Le opere realizzate saranno
esposte presso la Galleria del MAU – Museo di Arte Urbana di Torino in occasione del Capodanno Cinese, dal 10 al 24 febbraio 2024.
II 2024 sarà l’anno del Drago di Legno 木 . Gli alunni – Sara Abazi, Sara Accati, Alessio
Agricola, Alberto Amico di Meane, Matilde Bonino, Anisia Bordin, Sofia Ciamporcero, Nina
Gruppi, Michele Lassandro, Dafne Novati, Giacomo Pompele, Martino Antonio Scaramella e
Giuliano Trimarchi – hanno sperimentato diverse tecniche per la mostra: pittura, scultura,
cucito e perfino l’arte del tatuaggio, rappresentando la tematica da diversi punti di vista.
Il 24 febbraio, per il finissage dell’evento, verrà realizzata un’installazione di lanterne d’autore
realizzate dagli artisti del MAU.
L’iniziativa fa parte del progetto Fucina Campidoglio
Doppelgänger
Sabato 10 febbraio – sabato 24 febbraio 2024
mostra personale dell’artista Elena Veronica Zambon.
Vernissage 10 febbraio 2024 dalle 18.30 alle 21.00, presso Spazio Garino, via Rocciamelone 1/i Torino. A cura di Alberto Garino.
L’iniziativa fa parte del progetto Fucina Campidoglio
Data affrettatamente per inadeguata ai tempi e vittima di superficiali interpretazioni critiche, assillate da una affannosa rincorsa ai parametri di un gusto artistico che più ci si sforza di definire e delimitare più sfugge in mille direzioni, la pittura mantiene una invidiabile vitalità che le consente di calcare egregiamente la scena, adeguandosi con armonia alle mutazioni di una società in rapida e frenetica evoluzione.
La pittura è da sempre simbolo ed emblema di quella “technè” intesa nell’accezione etimologica di pratica manuale implicita al concetto originario di arte.
Un concetto dove il procedimento mentale, l’ambito elevato relativo al mondo delle idee, per concretizzarsi in una rappresentazione oggettivamente fruibile deve essere in grado di gettare luce sull’esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto di circonda con quella capacità rivelatoria propria del talento artistico.
La pittura è da sempre la casa di tutte le tecniche e di tutti i progetti, luogo eletto da cui traggono origine le manifestazioni sensibili dell’arte, ed è per questa sua inarrivabile natura che ha saputo attraversare le epoche della storia mantenendo sempre, nei casi migliori, la sua carica di espressività.
La giovane Elena Veronica Zambon, diplomata all’Accademia Albertina, è pittrice nel senso autentico del termine, in grado di adoperare con consapevolezza la tecnica per calare le immagini nella dimensione contemporanea, fornendo una visione di stringente e partecipe attualità, in cui , partendo dal segno grafico, materia in cui si è diplomata e che qui conferma la sua importante funzione propedeutica, tramite cui, citando parole dell’artista, “ il segno delle incisioni incontra quello pittorico, un ritorno all’arte figurativa, dove il corpo è protagonista e si fa spazio attraverso il colore”.
Il ritratto è il genere prediletto dalla Zambon.
Da un punto di vista semantico il ritratto designa la riproduzione delle fattezze di persone con modalità tali per cui l’opera tenda ad essere una copia speculare dell’originale o comunque ne esalti le caratteristiche caratteriali e spirituali al di là delle impostazioni iconografiche e della tecnica usata caratteristica, quest’ultima, dell’arte tardo moderna e contemporanea.
Un altro elemento fondante della poetica è il corpo, nel suo caso quello femminile.
Artisticamente il dibattito attorno alla centralità del corpo nel processo percettivo e quindi creativo è antico, basti pensare al dettato platonico mirante ad una mimesi rigorosamente oggettiva del reale in cui l’essenza della perfezione era simboleggiata dalla proporzione armonica delle membra umane, quindi dalla scultura emblema del concetto di classicità, intesa come liberazione dalla passione e dall’inganno dei sensi
I volti e le anatomie raffigurate dall’artista dimostrano una forte carica espressiva che riconduce all’essenza della dimensione interiore.
Le tele oggetto di questa personale presso lo Spazio Garino, in collaborazione con il Museo d’Arte Urbana, traggono spunto dall’esperienza professionale nell’ambito della posa fotografica, universo stimolante ma talvolta spiacevole, in quanto l’esibizione del corpo non sempre è vista, come si dovrebbe, come performance artistica e null’altro.
La Zambon ha ritratto quindi le sue compagne in quell’avventura professionale, simboleggiandone la personalità con capacità di sintesi e di introspezione psicologica.
Un ulteriore spunto di originalità lo si riscontra in due tele di grandi dimensioni, dove l’autrice ha mimetizzato nei ritratti tracce sparse, assemblate in un collage, di immagini inopportune inviatele da soggetti maschili, sopra le quali ha dipinto il soggetto finale della composizione.
Edoardo Di Mauro, febbraio 2024.
Elena Veronica Zambon
Torino 1990
Laureata in Pittura nel 2019 all’Accademia Albertina di Torino.
Cultrice della materia in Incisione calcografica.
Il segno grafico delle incisioni incontra quello pittorico, un ritorno all’arte figurativa dove il corpo è protagonista e si fa spazio attraverso il colore.
La scelta dei soggetti è legata al lavoro nel campo della fotografia. Posando da anni per le foto c’è stata l’occasione per conoscere, e immortalare su tela i personaggi facenti parte dello stesso mondo. Un mondo affascinante ma non sempre piacevole, carico di pregiudizi, dove l’ostentazione del proprio corpo non sempre è vista in modo positivo.
Aggiungo che due tele molto grandi fanno parte di un esperimento particolare.
Ho raccolto tutte le foto che mi sono state inviate da soggetti maschili in maniera inopportuna. Ho
composto un collage sopra il quale ho dipinto i miei ritratti. Non è subito evidente, bisogna osservare molto attentamente l’opera per potersene accorgere.
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