di un “giardino grande come un granello di senape”
fuori la porta di casa
LA GRAZIA SEMPLICE
È l’alba appena accennata di un mattino qualsiasi e esci di casa desto all’improvviso, con urgenza, perché vuoi vedere, hai l’affanno di poter guardare, hai sete di reale, della sua Bellezza che incontri con sorpresa nel vaso fitto di erbe e di fiori del quale non ti sei mai accorto.
L’urgenza di Bellezza talvolta ci assale e ci chiama poiché abbiamo bisogno di riconciliarci con il presente che, mostrandosi nella sua luce improvvisa e piena, ci invita alla gentilezza e al rispetto per noi stessi e per il luogo nel quale siamo viventi e nel quale sentiamo di esistere. E lì incontriamo la grazia semplice sempre pronta ad accoglierci e a parlarci; la realtà sempre pronta a farsi spazio vivibile e totalmente umano, elementare e comune eppure antico e vero come presenza ed eredità alla quale aspiriamo e alla quale sappiamo di appartenere.
Siamo tutti consapevoli che il tempo odierno ci cola tra le dita fuggendo tritato dalla massa insensata delle informazioni e delle immagini che non ci danno mai tregua, per questo ciascuno cerca un pertugio nel reale che sia portatore di un’altra promessa e ci inviti con soavità e dolcezza a fermaci; e ben sappiamo cosa significa, ciascuno in modo del tutto personale, essere nell’autenticità della vita e sentirsi per un istante appagati.
Ma poi, se artisti, dobbiamo invadere il campo della Bellezza, intervenire, agire; dobbiamo fermarla e copiarla, prenderla, violarla perché dobbiamo portarla con noi nel nostro mondo metropolitano perché è la nostra vocazione. Così il cellulare diventa lo strumento di benedizione e di maledizione, di accompagnamento allo sguardo e di furto, di memoria e di ladrocinio e di violenza sulla Bellezza, perché dobbiamo portarla davanti allo schermo per contaminarla con l’informatica, che è il nostro nuovo atelier senza limiti, con operazioni facili da digitare, ma che trasformano la Bellezza creata prima e fuori da noi e la riducono a creatura artificiale, a “cosa digitale”. Manipolazione apparentemente innocua, eppure quanta avidità!
Però, in questo procedere c’è tutto il nostro tempo storico che è il mondo nel quale dobbiamo avere il coraggio di vivere, siamo forzati a farlo per non restare fermi nel passato e per non andare in un futuro fantasioso.
E forse, in questo procedere, c’è tutto quello che ci resta: la speranza racchiusa negli “adesso” che, trasformati anche giocosamente, si restituiscono a noi forse con un linguaggio ancora pieno di possibile respiro poetico per il “tempo zero” al quale siamo costretti, e che forse può ritrovare in un giardino grande come un granello di senape1 la nostalgia tutta umana dell’infinito.
M.V.
1 “Manuale del giardino grande come un granello di senape” è un manuale e un’autentica enciclopedia di pittura cinese del XVIII secolo.
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