Bisogna concentrarsi davvero molto per visualizzare un'immagine mentale senza alcun suono/rumore.
Partiamo dalle ovvietà - ammesso che esistano: ogni azione ha un suono /rumore e uno svolgersi nel tempo (un beat). Sfogliare un giornale, sorseggiare un caffè, guardare la tv, guidare, persino respirare:"tutto" ha un corrispettivo sonoro e si svolge in un lasso temporale. Il percorso di rappresentazione mentale - alchimia? processo di creazione? - può essere esperienzalmente descritto in questo modo:
Immaginiamo il suono come amplificatore dell'immagine, come colui in grado di coinvolgere un altro organo sensoriale a godere di ciò che altrimenti potrebbero beneficiare solo gli occhi. In questo contesto, quando mi viene proposto di fare la colonna sonora di un prodotto - dal film allo spot, dalla pittura alla fotografia - desidero far sì che la musica cammini lungo la strada che parte dall'aspetto emotivo che il committente ha vissuto, più si lega alla simbologia che ha mosso il creatore delle immagini e più diventa potente.
Vi suona? Anche se fosse, non credetemi, sperimentate! Un esempio?
Immaginiamo un sasso che rotola. Se all'inizio la sua massa rende complicato il movimento, con l'aumentare dello slancio la corsa diventa sempre più netta, e se non incontra ostacoli o deviazioni ecco che allora diventa inarrestabile.
Il musicista a volte tende a creare queste deviazioni, non per cattiveria - sia chiaro - ma semplicemente perchè sta cercando di "salire su un'auto in corsa".
Tutto il tempo speso a parlare con il committente, a chiedere esempi, emozioni, obiettivi non è per nulla tolto al comporre, anzi, è come allestire la linea di un ristorante in cui gli ingredienti te li hanno serviti i clienti stessi, e la tua abilità sta nell'armonizzarti con essi e tradurre in gusto - nel nostro caso, in suono - i loro desideri.
Armonizzarsi è un processo vibrazionale facilmente esperienziabile con due diapason di frequenze /note diverse che, colpiti entrambi, danno vita ad un complesso processo fatto di battimenti, risonanze e dispersioni ecc.. fino a creare un terreno comune in cui vibrare insieme.
Senza reciproca contaminazione è impossibile.
Ogni diapason non avrebbe alcun motivo (fisico) per far risuonare frequenze diverse da quelle per cui è stato creato. Analogamente, concluso il percorso di contaminazione, sarà il musicista in primis ad aver fatto esperienza di quel "mood" necessario allo sviluppo della composizione.
Magari, a questo punto, non avremo ancora toccato lo strumento, ma vi assicuro che avremo già concluso una porzione molto abbondante del lavoro.
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