Alex Ognianoff è un’artista di origine bulgara, da sempre a Torino, formatosi al Liceo Artistico dell’Accademia Albertina sotto la guida di Mauro Chessa, Sergio Saroni, Renzo Regosa e poi con Raffaele Pontecorvo. Creativo a Torino Esposizioni, si ricordano in particolare le locandine del Palaghiaccio del 1969 e “in vacanza siamo tutti bambini...” del 1975. Art Director al gruppo G illustra nel 1980 il manifesto per la birra Wuhrer: “La birra è fatta, facciamo gli italiani”. Insegnante di figura disegnata al Liceo Artistico di Ivrea e di illustrazione all’Istituto Europeo di Design, ha contemporaneamente sviluppato un’intensa attività di ricerca espressiva ed espositiva. In quarant’anni di esperienze, il suo discorso ha trovato significativi punti di riferimento nelle mostre a partire dal debutto alla galleria “Il Ponte” nel 1964, alla galleria “Cassiopea” e da “Quaglino Incontri” a Torino, alla galleria “Borgo Pinti” di Firenze e alla galleria “10” di Padova. In seguito suoi lavori sono stati inviati alla 3^ Biennale d’Arte Sacra a S. Giovanni Rotondo, alle gallerie torinesi “La Cittadella”, “Nuova Albertina”, “Promotrice delle Belle Arti, “Raduno Pittori Piemontesi ad Amalfi”, “Davico”, “Studio Laboratorio”, “Berman” e “Spazio Arte Vergnano “ a Chieri. Nel 1974 Gian Giorgio Massara scriveva: ..Torino ha accolto Ognianoff, di origine bulgara , quasi nell’intento di compensare un debito. Ma di fronte agli edifici celebri ha posto l’immagine femminile, che nelle ultime opere s’è fatta più immediata ed intima...” Fra le recenti rassegne si ricorda “Saluzzo Arte”, “La Fortezza ritrovata”, “dal Racconto alla Tela”, “Arte e Design”, “Arte in Volo”, e infine “il Mito di Helios”. Figure e nudi femminili, strutture architettoniche barocche, ricordi dell’infanzia, oggetti, interpretazioni surreali e simboliche, le armature all’interno d’un museo rappresentano come ebbe a dire Angelo Mistrangelo :“...sono il frutto costante di un approfondimento dei mezzi tecnici e di un’indagine intorno ai sentimenti, alle speranze, alle angosce che scandiscono il cammino di un pittore e di un uomo e della sua avventura quotidiana”. Una pittura mai ripetitiva e scontata (considerando anche le ultime ricerche in campo metafisico), ma sostenuta da un segno nitido e penetrante e da una pennellata morbida e sapiente, che è sempre stata rilevata da critici e scrittori, come Marziano Bernardi, Angelo Dragone, Filippo Scroppo, Franco Caresio e molti altri ancora.
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