A Sud, la fatica letteraria di Roberto Capocristi, vincitrice l’anno scorso del Premio Bukowski, è un nuovo romanzo che devia la struttura del racconto dalle precedenti impostazioni dell’autore.
Capocristi decide questa volta di condurci in viaggio, verso una meta sconosciuta, dall’esito incerto, non privo di pericoli e incertezze, e di colpi di scena.
La costruzione del romanzo mantiene fondamentalmente l’intreccio del Giallo, ma si arricchisce di una attenzione maggiore ai profili più personali, e intimi, dei personaggi.
I cattivi ci sono sempre, e sparano, e minacciano, come piace loro fare. L’attenzione però incede nella storia dei singoli protagonisti, nei loro rapporti nati per caso, o per destino. Perché è sempre il destino, o qualunque cosa si voglia considerare come tale, che ci pone davanti strade da scegliere.
Inizia sempre così il nostro percorso nella vita. Con il fardello dei nostri errori sulle spalle cerchiamo di imboccare il percorso che pare migliore per noi. O, forse, siamo scelti dal percorso, o siamo spinti dentro di esso, da una mano invisibile, incaricata di obbligarci alle esperienze che ci faranno maturare.
Si inciampa nell’amore, quasi per caso; anzi in più amori, diversi, ma ugualmente seducenti: bisogna scegliere qual’è quello giusto. Allora le seconde possibilità che ti offre la vita, e Capocristi ce le illustra con abili colpi di scena, vanno colte. Magari mettendosi in viaggio, verso Sud, alla ricerca della salvezza, che può tramutarsi in espiazione delle proprie colpe.
L’incedere del protagonista è quello di un essere stanco, carico di inedia, alla ricerca di un riscatto. La sua prima scelta sarà quella sbagliata, per quanto consolata da passioni carnali che lo condurranno a correre, inconsapevolmente, verso la propria nemesi.
Da lì in poi capirà, finalmente, come le conseguenze sono figlie delle scelte personali; di quanta fiducia abbiamo in noi stessi; di quanto siamo disposti a metterci in gioco.
Allora il viaggio, verso Sud, diventerà l’occasione per una nuova vita.
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