Nonostante le feste natalizie sono giorni tesi per il Salone del Libro di Torino dato che il 24 dicembre scadono i termini per presentare le offerte per aggiudicarsi gli asset materiali e immateriali della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura in liquidazione. Si tratta dell’asta che sostanzialmente riguarda il Marchio del Salone del Libro dato che il resto presente nell’elenco è poca roba.
Le fondazioni bancarie si sono tirate indietro a loro volta, resta viva l”ipotesi di Torino città del libro formata da parte dei creditori non pagati dalla oramai morente Fondazione per il Libro che punterebbero a gestire direttamente e in prima persona il Salone, dato che lo hanno fatto nel concreto da anni.
La storia del marchio è una vicenda molto tortuosa come quasi tutto quello che riguarda il Salone del Libro e sul valore dello stesso la Procura sta indagando da tempo tanto che sono arrivati a suo tempo avvisi di garanzia per l’inchiesta all’ex sindaco Piero Fassino e all’assessore regionale alla Cultura, Antonella Parigi.
Preoccupati nella situazione sempre più difficile i tanti fornitori e creditori della Fondazione, aziende piccolo e grandi che rischiano a loro volta il fallimento o sono già fallite per il dissesto economico del Salone e che scrivo in una lettera aperta
“Abbiamo letto e seguiamo con grande interesse le vostre dichiarazioni apparse nei giorni scorsi sui giornali, ivi comprese le opportune precisazioni condivise dal direttore sui social network, ma crediamo sia ingiusto e scorretto, dire che si possa fare un “Salone del Libro” a Torino, con o senza la titolarità del Marchio. Quel Marchio è ciò che rimane di una struttura che ha 4.500.000,00 € di debiti con il territorio. Quel Marchio, assieme al lavoro non pagato dei fornitori che, non dimentichiamolo, hanno contribuito a mantenere in vita il Salone, incarna in se un evento fieristico di straordinario successo e raccoglie delle categorie merceologiche sulle quali l’evento si basa. Pensare di realizzare un evento analogo senza acquistarlo equivale a “pensare ad una truffa” palese e sfrontata. Rappresentate una delle istituzioni culturali più importanti della Città e della Regione e non potete operare con un modus operandi così spregiudicato. Come sarebbe giudicato, qualsiasi gestore di un’attività che decida di chiuderla non pagando i propri debiti e riaprirla il giorno successivo, con o senza lo stesso nome, ma mantenendone lui stesso la proprietà, nello stesso posto, e per giunta con la stessa gestione? Ci aggrappiamo all’etica, ed al “buon senso”, perché non ci è rimasto molto altro, le istituzioni di questo territorio dovrebbero risolvere i problemi, non crearne altri.
A nostro parere ci sono solo 2 modi affinché le istituzioni possano parlare a pieno titolo ed in modo convinto di un possibile Salone organizzato sotto il loro cappello a Maggio, a Torino:
1) Fare un’offerta da 4.500.000,00 € al bando indetto dal tribunale di Torino.
2) Organizzare un tavolo di lavoro con tutti i soggetti che a vario titolo si sono palesati, come soggetti privati interessati all’acquisto del marchio e cioè: le Fondazioni Bancarie, gli organizzatori del Foundraising e noi Fornitori. Per costruire tutti insieme un offerta che arrivi a 4.500.000,00 € e che successivamente attivi un processo per rimettere il marchio, e di conseguenza anche l’evento, a disposizione delle istituzioni.
Solo pagando i propri debiti il Salone del Libro può tornare ad essere l’orgoglio di questo territorio ed i rappresentanti Istituzionali possono tornare a vantarsene”
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