Roberto Capocristi, al secolo Roberto Bonavero, scrittore valsusino, è l’autore del romanzo “Una notte per non morire” uscito per i tipi EEE-book. Nel giugno di quest’anno l’autore ha vinto il premio Bukowski per il romanzo intitolato “A Sud”, nella sezione Romanzi Inediti; la premiazione è avvenuta a Viareggio.
La giuria, ha espresso così la motivazione per il premio:
“L‘autore riesce a costruire una trama originale e a tratteggiare personaggi che si sviluppano a tutto tondo nell’immaginazione del lettore. La concisione di un racconto asciutto, il ritmo della narrazione, lo stile distaccato unito ad immagini inusuali e talora dissacranti diventano un significante che contribuisce a rendere tragicomica, e pertanto di gradevole lettura, la storia del poco fortunato protagonista“.
Roberto Capocristi
Se nel romanzo “A Sud” Capocristi focalizza l’idea del viaggio verso il sud, come un desiderio inquieto che nasce nella mente delle persone, una ricerca di qualcosa di diverso, di una direzione contraria al normale, in “Una notte per non morire”, la trama si snoda intorno al concetto di destino.
Siamo vittime o siamo artefici del nostro destino? Le cose che ci accadono le richiamiamo noi, in una qualche ancestrale maniera, oppure sono semplicemente la conseguenza di un gioco di migliaia di variabili universali, nelle quali, inconsapevolmente o per scelta, inciampiamo fino a fomare il tessuto di una storia che si trasforma in una abito indossato nostro malgrado?
Ogni scelta ha una conseguenza, anche se non la vediamo ancora. Ogni gesto segna un percorso di cui ignoriamo l’inizio e la fine. Se una notte, per caso, ci fermiamo a soccorrere un uomo distrutto che, nel mezzo di una piazza, tiene in mano una pistola con la quale ha deciso di porre fine alle sue sofferenze terrene … se riusciamo, in un momento di intuito felice, a dirgli le parole giuste affinché desista dal suo gesto … se prendiamo quella pistola e la portiamo via per evitare un ripensamento … che conseguenze avranno quel gesto, quelle parole, quelle scelte?
Chi ne beneficerà di più? Noi o l’uomo che abbiamo salvato? Quali nuovi cammini nasceranno da quella piazza?
La notte, e una oscurità profonda, fanno da cornice a questo racconto noire: una notte lunga, quanto il desiderio di sopravvivere a una serie di eventi, di intrecci, e di incontri sbagliati.
Perché i “cattivi” non dormono mai, tranne quando il riposo, quello eterno, è concesso loro dal sibilo di una pallottola fuoriuscita per caso da una pistola.
Era l’amore, la storia finalmente giusta, quella che avrebbe dovuto dominare il racconto di quella notte. L’incontro dei due giovani protagonisti, l’appuntamento speciale per suggellare un amore incipiente, fresco, partecipato e desiderato, avrebbe dovuto essere l’ingrediente unico di tutta quella notte.
Invece no. La paura e i timori ci fanno cambiare rotta, ci conducono a deviare dal sentiero che abbiamo davanti, convinti di fare la cosa giusta. Spostarsi su un altro cammino implica altri incontri, altre situazioni; e chi dovevamo incontrare non c’è più, perché si è spostato, a sua volta su un altro cammino, non avendoci trovato.
Allora la notte diventa lunga, troppo lunga quando dal sentiero dell’amore ci si trova catapultati su quello della sopravvivenza … e la notta diventa solo più una lotta per non morire.
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